In Friuli Venezia Giulia il settore turistico è in crisi con la ristorazione, ospitalità e agenzie di viaggio messe in ginocchio dalla chiusura conseguente alla pandemia da Coronavirus e dalle modalità decise per la riapertura delle attività che comportano un deciso incremento dei costi operativi e un drastico calo dei ricavi.
«In questo momento il fatturato dei ristoranti in regione è sceso del 70% e non abbiamo grosse speranze che aumenti almeno fino a luglio, quando potrebbe cominciare un maggiore movimento turistico» ha affermato il presidente della Fipe regionale, Bruno Vesnaver, a margine di un incontro con le categorie economiche del turismo svoltosi a Trieste, sottolineando che la chiusura dei confini con l’Austria «vanifica tutti gli sforzi che abbiamo fatto quest’anno con un danno economico molto forte perché noi ristoratori senza i nostri amici austriaci non andiamo da nessuna parte».
Riferendosi all’occupazione nel settore, Vesnaver ha osservato che la cassa integrazione «è una vergogna nazionale e del nostro governo. Posso dire che siamo al 29 di maggio e i miei 30 dipendenti non hanno preso, dal 12 marzo scorso, un soldo di cassa integrazione. Mi chiedo anche dove, in questa drammatica situazione per i lavoratori, siano i sindacati».
Perdite di fatturato tra il 70 e l’80% si registrano anche per gli alberghi: «in regione – ha spiegato Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi Friuli Venezia Giulia – ci saranno 15.000 stagionali che non lavoreranno. A questi si aggiungono altri 10.000 posti di lavoro a rischio». Al momento, secondo Lanci, le prenotazioni sono state sospese, mentre «per settembre e ottobre alcune ancora permangono».
In crisi anche il settore delle agenzie di viaggio: «nei primi tre mesi dell’anno – ha spiegato Roberto Cividin, presidente della Fiavet Fvg – eravamo sotto del 36% negli introiti, oggi siamo invece intorno al 70-80% con una stagione che si è completamente persa. Siamo completamente fermi senza poter fare nulla».
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