Contributi a fondo perduto: esplode la protesta dei professionisti esclusi

A pubblicazione ancora calda del decreto “Rilancio”, già fioccano proposte di modifica da parte di maggioranza e opposizione. Il governo BisConte riesce a scontentare in un colpo milioni di partite Iva mentre coccola i grandi gruppi industriali.

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Il decretoRilancio”, fresco di stampa della Gazzetta Ufficiale dopo una settimana di attesa dalla presentazione a reti unificate da parte del premier Giuseppe Conte, in un colpo solo riesce a scontentare milioni di partite Iva, soprattutto quelle iscritte agli ordini professionali e alle casse previdenziali privatizzate escluse inspiegabilmente dai contributi a fondo perduto per gli indennizzi dalle perdite subite dalla chiusura forzata delle loro attività a causa della pandemia da Coronavirus.

Il decretoRilancio” per i contributi a fondo perduto a favore delle persone giuridiche (società di persone, società di capitali ed enti non commerciali che svolgono anche attività commerciale) e delle persone fisiche titolari di partita Iva il governo ha stimato una spesa di 6,192 miliardi, di cui oltre 3 miliardi andranno ai soggetti con ricavi e compensi nel periodo d’imposta precedente non superiori a 400.000 euro; 1,143 miliardi ai soggetti con ricavi o compensi tra 400.001 euro e 1.000.000 di euro; 1,874 miliardi a soggetti tra 1.000.001 euro e 5.000.000 di euro. 

Dalla platea degli indennizzi la norma esclude i professionisti ordinistici, i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa e i lavoratori dello spettacolo. Una previsione che ha fatto scattare la legittima, doverosa protesta da parte delle categorie escluse.

«Suona veramente inaccettabile la decisione del governo di escludere i professionisti ordinistici dal novero dei soggetti che possono accedere ai contributi a fondo perduto del nuovo decretoRilancio”. Inaccettabile anche perché rivolto a una categoria di liberi professionisti che ha svolto il suo lavoro con coscienza, con attenzione e con assiduità nel periodo della crisi – si sfoga la presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro e presidente del Cup, il Comitato unitario delle professioni, Marina Calderone -. I nostri studi professionali non sono stati chiusi e sono rimasti al servizio delle persone, subendo certamente il contraccolpo di una crisi che è una crisi di ampio spettro e che coinvolge pienamente anche i professionisti italiani». 

Secondo Calderone «la platea è vastissima perché coinvolge tutti gli iscritti alle nostre casse di previdenza privatizzate, quindi più di un milione di soggetti che svolgono l’attività in forma autonoma e che non hanno altri strumenti e sussidi per avere delle agevolazioni a proseguire l’attività. Va sottolineato che le nostre casse di previdenza svolgono certamente la funzione sostitutiva dell’Inps, ma sono delle casse di previdenza per cui il gettito viene garantito solo ed esclusivamente dagli iscritti e da ciò che gli iscritti sono in grado di pagare in condizioni di difficoltà come quelle che stiamo attraversando».

Per Calderone «gli ordini professionali non possono restare silenti e devono assolutamente chiedere e chiederanno al governo, così come hanno fatto nei giorni scorsi, di ritornare su questa decisione che veramente non è in linea neanche con quelle che sono le disposizioni comunitarie di assimilazione dei professionisti ordinistici alle piccole e medie imprese, laddove si parla di accesso a forme di finanziamento o di contribuzione. In questo caso, trattandosi di emergenza, l’emergenza deve mettere in grado tutti di poter essere sostenuti, soprattutto se tra quei soggetti ci sono i professionisti che a loro volta danno lavoro a tanti lavoratori dipendenti italiani».

Stessa protesta da parte del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani: «è davvero inaccettabile che un comparto del mondo del lavoro tanto essenziale e qualificato quanto in grande sofferenza come quello dei professionisti ordinistici subisca un incomprensibile trattamento di serie B. Speriamo davvero che la politica si renda conto di quale assurda disparità di trattamento tra partite Iva stia mettendo in campo. Assieme a tutte le altre professioni ordinistiche ci batteremo per modificare questa norma». Miani critica anche il governo BisConte per «la crescente approssimazione nella scrittura delle norme, che pregiudica irrimediabilmente la chiarezza della legislazione».

Correzione immediata della norma che esclude i professionisti ordinistici dai contributi a fondo perduto anche per i medici libero professionisti e gli odontoiatri (Fnomceo). «Chiediamo che per i medici e gli odontoiatri liberi professionisti sia previsto un accesso ai bonus, magari con fondi dedicati, in modo di non doversi trovare di fronte a scelte di tagli di risorse e, soprattutto di personale, con notevoli ricadute sia sui livelli di assistenza sia in termini di diritto al lavoro dei dipendenti – dice il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Risulta incomprensibile l’esclusione dei professionisti iscritti alle casse di previdenza dai contributi a fondo perduto a favore dei lavoratori autonomi che nel mese di aprile abbiano avuto un calo del fatturato rispetto al corrispondente periodo del 2019». Fatto che «comporta l’esclusione dal bonus di tutti i medici e odontoiatri liberi professionisti, che sono stati messi a dura prova dall’emergenza Covid-19. Per favorire il distanziamento sociale, molti di loro hanno, per scelta, limitato l’attività alle sole urgenze. I liberi professionisti si sono trovati, da un giorno all’altro, privi della loro principale fonte di reddito, restando invariate le spese fisse, in particolare quelle per il personale di studio, al quale solo in parte sono applicabili gli ammortizzatori sociali».

Minaccia di passare dalle parole alle manifestazioni di piazza l’Associazione italiana odontoiatri, il cui presidente Fausto Fiorile afferma che «la brutta notizia è arrivata: i professionisti sanitari – e con loro tutte le professioni legate a un Ordine e ad una Cassa previdenziale autonoma – sono esclusi dai contributi a fondo perduto previsto dal decretoRilancio” appena approvato in Consiglio dei ministri. Al “tesoretto” possono accedere gli altri lavoratori autonomi titolari di partita Iva non iscritti a casse di previdenza obbligatorie e le imprese: si tratta di una disparità di trattamento probabilmente intenzionale ma anche un clamoroso autogol. Siamo veramente stufi e valutiamo forme di protesta clamorose – avvisa Fiorile -. Non si può escludere una pesante manifestazione di 56.000 odontoiatri e perché no, di tutta la filiera davanti a Montecitorio. Quando il decreto sarà in fase di conversione la nostra voce si leverà alta. Il nostro settore, che provvede alla salute orale e alla prevenzione di tutti gli Italiani, attraversa una grave crisi e non merita un governo Conte che sembra proprio non volere la sua ripresa».

E questo mentre il governo BisConte s’appresta ad erogare un prestito mostre garantito dal pubblico fino all’80% da 6,9 miliardi alla FCA, la quale, pur ricchissima di liquidità, con questo prestito risparmierà di soli interessi correnti bancari oltre mezzo miliardo di euro. Il tutto con all’orizzonte il maxidividendo da oltre 5 miliardi derivante dalla fusione con i francesi di Psa riservato agli azionisti di riferimento, ovvero le famiglie Agnelli ed Elkann. Da un lato, il governo BisConte eroga una messe di denaro pubblico a chi ha già i soldi in cassa, per di più per poche decine di migliaia di lavoratori impiegati, mentre lascia a secco milioni di lavoratori autonomi ordinistici in forte difficoltà finanziaria: una disparità inaccettabile che, tardivamente, è balzata agli occhi di tanti esponenti della maggioranza delle quattro sinistre che promettono di sanare la situazione durante la conversione in legge del decreto.

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