Crollo della produzione industriale del settore automotive italiano

Forti ombre sulla ripresa del settore complice l’assenza di supporto al comparto dal governo BisConte che ignora le esigenze di rinnovo di un parco circolante obsoleto e di un eccessiva fiscalità sull’auto aziendale.

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A marzo 2020, rispetto al precedente mese di febbraio, il dato destagionalizzato della produzione industriale del settore automotive italiano (cod. Ateco 29) registra una variazione fortemente negativa, del 64,6%, e nel trimestre gennaio-marzo 2020, rispetto al precedente trimestre ottobre-dicembre 2019, è in calo del 17,8%.

A marzo 2020, la fabbricazione di autoveicoli (codice Ateco 29.1) vede diminuire il proprio indice del 75,2% rispetto al precedente mese di febbraio 2020, quello della fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (codice Ateco 29.2) diminuisce del 60,3% e quello della fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori (codice Ateco 29.3) è in flessione del 53,8%. Nel trimestre gennaio-marzo 2020, rispetto al precedente trimestre ottobre-dicembre 2019, la fabbricazione di autoveicoli vede calare il proprio indice del 21,2%, quello della fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi si riduce del 22,3% e quello della fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori è in calo del 15%.

Su base annua, l’indice della produzione industriale del settore automotive, corretto per gli effetti del calendario, registra un calo tendenziale del 55,8% a marzo 2020 e del 21,6% nei primi tre mesi del 2020. A marzo 2020, la fabbricazione di autoveicoli vede diminuire il proprio indice del 62,6% rispetto a marzo 2019, quello della fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi diminuisce del 64,4% e quello della fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori (codice Ateco 29.3) è in flessione del 48,7%. Nel primo trimestre 2020, rispetto allo stesso trimestre del 2019, la fabbricazione di autoveicoli vede calare il proprio indice del 24,4 %, quello della fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi si riduce del 28,5% e quello della fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori è in calo del 20,4%. 

Secondo i dati preliminari raccolti da ANFIA tra le aziende costruttrici, la produzione domestica di autovetture subisce a marzo una pesante flessione, del 64%, mentre, nel primo trimestre 2020, la produzione si riduce del 27%. Il 51% delle vetture prodotte sono destinate ai mercati esteri. Tra gennaio e marzo 2020, sono stati prodotti circa 180.000 autoveicoli, il 24% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 ed il 64% di questi sono stati esportati. 

In Germania, i volumi produttivi di autovetture, in contrazione sia nel 2018 sia nel 2019 del 9%, mantengono il calo tendenziale nei primi mesi del 2020: gennaio -8,6%, febbraio -11,6% e marzo -37%, fino al quasi azzeramento di aprile, con 10.900 vetture prodotte, in calo del 97%. Nel primo quadrimestre, il calo della produzione ammonta a -38%. 

Nel Regno Unito la produzione di auto registra cali tendenziali mensili a partire dal mese di giugno 2018. Il Regno Unito ha chiuso il 2018 con un calo dei volumi produttivi del 9% e il 2019 con un’ulteriore flessione del 14%. Il 2020 inizia con un calo della produzione di autovetture del 14% nel primo trimestre (-38% a marzo). In Spagna, il secondo paese per volumi produttivi di autovetture in Europa, la produzione di autovetture cala dell’1,1% nel 2018 e, nel 2019 termina in sostanziale pareggio (-0,3%). Dopo gli aumenti produttivi di gennaio e febbraio, la produzione di auto ha registrato volumi in calo a marzo del 44% e del 13% nel primo trimestre dell’anno. 

La Francia, tra i major markets, è l’unico paese la cui produzione risulta in crescita nel 2018, dello 0,9% ma, nel 2019, la produzione risulta in calo del 5,5% con 1.675.198 vetture prodotte. 

Nei major markets, la domanda di autovetture nel mese di marzo ha subito un tracollo, seguito da quello ancor più pesante di aprile, con il quasi azzeramento del mercato, dovuto alla chiusura dei concessionari e degli stabilimenti di produzione, conseguenti alle misure adottate per contenere la diffusione del COVID-19. 

Dopo la Cina, l’Italia è stato il primo paese europeo colpito dall’epidemia. Le misure adottate dal Governo italiano, a partire dal 10 marzo, hanno imposto lo stop produttivo e dei servizi non essenziali, allo scopo di limitare il più possibile, su tutto il territorio nazionale, la mobilità delle persone. La cosiddetta “Fase 2” ha permesso la riapertura parziale delle attività, tra queste quelle dell’automotive (produzione e servizi), considerate a basso rischio biologico. 

È dunque venuta a mancare sia la domanda sia l’offerta di auto che ha causato una caduta verticale del mercato italiano di aprile del 97,5% rispetto ad aprile 2019: sono state immatricolate appena 4.279 autovetture. Nel cumulato del 2020, le vendite sono state 351.611, il 51% in meno rispetto al primo quadrimestre del 2019. 

Il mercato auto del Regno Unito registra una pesante riduzione delle immatricolazioni del 97% ad aprile 2020, con 4.321 unità, mentre nei primi quattro mesi del 2020 le immatricolazioni sono state 487.878, -43%. Il mercato auto in Spagna subisce una contrazione del 96,5% ad aprile e 4.163 nuove immatricolazioni, mentre, nel primo quadrimestre del 2020, il mercato si riduce del 49% con 222.866 vendite. In Francia il mercato ha totalizzato, nel quarto mese dell’anno, 20.997 nuove registrazioni, in calo dell’89% su aprile 2019 e 385.676 nel primo quadrimestre, in flessione del 48%. In Germania, il mercato registra un calo più contenuto rispetto agli altri major market, ma comunque molto pesante: con 120.800 immatricolazioni, il mercato ha subito una flessione del 61% nel mese di aprile e del 31% nei primi quattro mesi del 2020, con 822mila vetture vendute. 

Il mercato europeo dell’auto sarà condizionato nei prossimi mesi da un lato dalle preoccupazioni economiche dei consumatori (disoccupazione, perdita potere d’acquisto, timori per il futuro) e dall’altro dalla scelta di una mobilità individuale più accentuata per mantenere le condizioni di sicurezza ed evitare possibili contagi. 

Per il rilancio del mercato in Italia serve un drastico cambio di strategia politica, iniziando ad abrogare i vari “malus” e “superbolliesistenti sull’auto, oltre ad un drastico ripensamento degli incentivi, limitandoli o abrogandoli sull’auto elettrica per spostarli sui modelli già omologati Euro 6D, agevolando al contempo la sostituzione di auto ante Euro 4 con modelli usati Euro 5 e Euro 6 D-temp azzerando la tassa di trascrizione. Soprattutto, è indispensabile allineare il trattamento fiscale dell’auto aziendale italiana all’Europa, con la deducibilità integrale del prezzo d’acquisto e dell’Iva da parte di aziende, lavoratori autonomi e professionisti.

A questo link l’indagine integrale sul mercato automotive realizzato da Anfia.

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