Confindustria chiede un cambio di passo sul sostegno alle attività economiche

Bonomi: «il governo ascolti gli imprenditori». Carraro: «dare concreto sostegno all’economia reale». Caiumi: «l’emergenza sanitaria scaricata sulle imprese». Manzana: «il rilancio passi dal pagamento dei debiti pregressi, utilizzando anche i 34 miliardi del Mes». 

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mercato elettrico
Carlo Bonomi, presidente Confindustria.

Il nuovo corso della Confindustria targata Carlo Bonomi inizia a stagliarsi ben chiara dinanzi ad un governo BisConte sempre più pavido e traccheggiante, che rischia di fare all’economia nazionale più danni di quelli, già enormi, causati dall’emergenza da Coronavirus.

«Chiariamo una cosa: noi non siamo all’opposizione del governo, ma ci confrontiamo col governo del momento. Vogliamo discutere sui temi economici e abbiamo la sensazione che si voglia sempre spostare l’accento sulla parte politica per non entrare nel merito dei provvedimenti economici – ha detto ha detto il presidentedesignato di Confindustria, Carlo Bonomi nel corso di una trasmissione televisiva -. Siamo i primi che diciamo che dobbiamo stare uniti e lavorare per il Paese, però bisogna essere concreti e seri, perché quando sentiamo certi annunci da alcuni componenti del governo restiamo francamente perplessi».

Per Bonomi «il governo deve essere arbitro in un rapporto di relazioni industriali. Quando pensa di diventareanche giocatore allora c’è qualcosa che non funziona. La premessa è che il governo deve ascoltare. Vedo che stanno prendendo decisioni sulla scorta di consulenze di grandi multinazionali americane e non ascoltano gli imprenditori italiani. Già il metodo non mi piace».

Tre provvedimenti da fare subito? Per Bonomi sono questi: «il taglio dell’Irap, pagare i debiti della pubblica amministrazione alle imprese private e sbloccare i soldi che sono già stati finanziati per le opere pubbliche». Non solo: Bonomi si toglie anche un sassolino che ammacca i piedi di tutti coloro che intraprendono: «la “grande risorsa” della Repubblica che si chiama navigator è stata un grande fallimento, continua costarci una marea di miliardi e nessuno vuole ammettere che non funziona e va cancellata perché non credo che risolveranno i problemi di disoccupazione, a cui purtroppo andremo incontro».

Le parole di Bonomi sono rilanciate con diverse prospettive dai presidenti delle varie territoriali del sistema di Confindustria. Per Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, «la prima settimana della “Fase 2” è stata gestita in modo ordinato e con grande responsabilità da parte di tutti, imprenditori e lavoratori. Purtroppo il recupero non sarà così veloce come lo sono state le perdite. La produzione industriale italiana tra marzo e aprile, per le misure adottate per il contenimento del Coronavirus, ha subito un calo di oltre il 50% (solo nel mese di marzo il calo in Veneto è stato del 30%). Come ha stigmatizzato anche il Centro Studi di Confindustria, si tratta di una caduta senza precedenti che vedrà una ripartenza incerta e prudente, cosa che vediamo già sia sul fronte dell’export che su quello, stagnante, della domanda interna».

Per questi motivi, secondo Carraro, «il secondo trimestre, sarà forse ancora più duro, del primo. Serve quindi accelerare la “Fase 3”, attivando misure che liberino risorse immediate per nuovi investimenti. Concordiamoin pieno con le proposte presentate dal presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi: il taglio dell’IRAP (per il Veneto si tratta di quasi 1,7 miliardi di euro che rimarrebbero sul territorio) in quanto è un’azione immediata e diretta preferibile ad interventi a pioggia che spesso si perdono tra le giungle burocratiche; il pagamento dei debiti alle imprese da parte della pubblica amministrazione e lo sblocco delle infrastrutture già dotate di copertura finanziaria (come la terza corsia dell’A22 Verona-Modena ed il potenziamento della linea ferroviaria Venezia-Trieste)».

Per il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi, «l’emergenza sanitaria è stata scaricata sulle impreseche hanno dovuto fermare le attività e gestire le loro persone anticipando la cassa integrazione», condividendo le proposte lanciate da Bonomi per la ripartenza, ma puntando sui provvedimenti relativiall’iniezione di liquidità nel sistema economico che, secondo Caiumi, «vedono le aziende che hanno fatto richiesta a marzo ancora in attesa. Inoltre, i livelli di sicurezza sociale, di occupazione e di competitività non vanno di pari passo con la riduzione dell’orario di lavoro se non accompagnata da un’attenta politica di supporto, almeno per le fasce più deboli, che non può essere ulteriormente caricata sulle imprese».

Il leader degli industriali trentini, Fausto Manzana, condividendo le proposte di Bonomi, butta la palla più in alto: «ora che i fondi del Mes sono stati sdoganati da ogni possibile trabocchetto, ci sono 34 miliardi di euro che l’Europa mette a disposizione dell’Italia a condizioni di favore da investire nel comparto sanitario. Bene, visto che gran parte dei crediti incagliati della pubblica amministrazione sono riconducibili all’ambito sanitario, il governo italiano utilizzi questi 34 miliardi per pagare quella metà di quei 60 miliardi di euro abbondanti che oggi i fornitori attendono da anni di essere pagati, cui s’aggiungono quelle decine di miliardi che “galleggiano” tra il momento dell’ordinativo e quello dell’effettiva fatturazione. Se lo Stato non paga i debiti con i suoi fornitori è molto difficile far ripartire con lena l’economia»

E per la serie che non serve inventare nulla di nuovo o di trascendentale, Manzana punta anche sullo sbloccodalle grinfie asfissianti della burocrazia di quelle opere pubbliche già finanziate: «ci sono opere per 130 miliardiche aspettano solo che qualcuno dia l’autorizzazione all’apertura dei cantieri, cosa che può essere un forte supporto per tamponare la disoccupazione crescente. Ricordo che il presidente di Ance, Gabriele Buia, ha evidenziato che un miliardo di euro investito nelle opere pubbliche genera un volano di ben 15.000 occupati. Figuriamoci 130 miliardi!» Già, figuriamoci, mentre qualcuno continua a baloccarsi con il reddito di cittadinanzae tutte le sue possibili espansioni e varianti per incrementare l’assistenzialismo di Stato.

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