Le imprese che navigano “controvento” nella crisi sono in gran parte al NordEst

Studio Nomisma-Crif su 4829 imprese che trainano il Paese. Importante non tarpare loro le ali pena danni incalcolabili per la ripresa. 

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imprese che navigano “controvento”

Nomisma e Crif hanno individuato un ristretto numero di 4.829 aziende che, secondo una serie di parametri, sono imprese che naviganocontrovento”, ovvero, in direzione contraria alla crisi economica da Coronaviruse in grado di riaccendere più facilmente i motori nella “Fase 2”, dopo lo stallo indotto dal confinamento, imprese su cui puntare per la ripartenza del Paese.

L’analisi ha preso in esame un campione di 71.115 società di capitali rappresentative della dimensione e configurazione strutturale della manifatturiera italiana (ricavi per 741 miliardi di euro – oltre il 70% del mercato) ed ha consentito di individuare 4.829 imprese che navigano, “controvento” che nell’ultimo triennio hanno mostrato «un rapporto tra cassa e debiti correnti crescente e che ha raggiunto il 50% a fine 2018 rispetto al dato mediano del 17% per l’universo delle imprese italiane. Ciò le mette chiaramente in una posizione di vantaggio nel sopravvivere in un contesto altamente critico e volatile quale l’attuale confinamento e nel riaccendere più facilmente i motori nella “Fase 2”».

«Dopo anni di crescita stagnante, a fine 2018 l’Italia è entrata in recessione tecnica» afferma il rapporto Nomisma Crif. All’interno di un Paese che si è fermato «esistono comparti manifatturieri e aziende capaci di registrare risultati eccellenti e fare da traino». Imprese che hanno raggiunto obiettivi di tutto rispetto: «le 4.829 impresecontrovento” – spiegano Nomisma e Crifrappresentano il 6,8% delle imprese manifatturiere nel 2018, generano il 7,7% dei ricavi, il 12,3% di valore aggiunto e il 18,8% dell’Ebitda complessivo. Registrano ricavi in crescita almeno del 5% ogni anno, oltre l’11% tra il 2018 e il risultato ottenuto mediamente nei cinque anni precedenti, con un’elevata marginalità media (21,6% sui ricavi) che non subisce battute di arresto».

Quanto alla localizzazione delle imprese che naviganocontrovento”, «cresce la rilevanza del tessuto produttivo delle regioni del NordEst» (Trentino +17% nel numero di imprese e +65% nei ricavi; Emilia Romagna+16% e +55%; Veneto +16% e +21%); «cresce la quota di imprese medie tra 50 e 250 addetti» (+37% numerosità e +15% l’apporto di ricavi); «i ricavi si distribuiscono in maniera più omogenea».

Per quanto riguarda i settori di produzione, nell’analisi secondo alcune variabili prese in esame – ricavi, Ebitda e valore aggiunto – sono stati definiti tre gruppi. I vincenti «nei quali l’incidenza relativa delle tre variabili è sempre superiore in “controvento”: ne fanno parte tra gli altri i settori dell’imballaggio, confezionamento e la farmaceutica». Gli altalenanti «in cui rientrano comparti relativamente più competitivi su alcuni parametri, ma più deboli in altri: è il caso, ad esempio, dei produttori di autoveicoli che vedono sì diminuire il proprio apporto relativo in termini di ricavi in “controvento”, ma rimangono oltre modo rilevanti nella generazione del marginecon un sovrappeso di +4%». I perdenti «in cui trovano spazio comparti che vedono contrarre la propria rilevanza su tutti e tre gli indicatori e le cui imprese presentano dunque una minor probabilità di entrare in “controvento”».

In un contesto di emergenza economica dovuta ai riflessi del Coronavirus, «diventa quanto mai fondamentaleche il gruppo di imprese che traina il Paese riesca a non perdere troppo slancio – afferma Lucio Pomaresponsabile scientifico industria e innovazione di Nomisma -. Se questo gruppo di testa dovesse arretrare in misurare rilevante, il danno sarebbe incalcolabile. Questo Paese sta attraversano una fase di rottura tecnologica da anni, già’ prima del Covid-19. Le imprese che hanno capito il nuovo e stanno utilizzando le tecnologie abilitanti di Industria 4.0, possono essere micro, piccole, medie o grandi, vanno a un ritmo estremamente più forte delle altre».

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