Crolla al nuovo minimo storico l’indice Pmi composito della Germania che sintetizza l’andamento dell’attività manifatturiera e dei servizi cui molta parte della manifattura del Nord Italia è legato a doppio filo.
Ad aprile l’indice Pmi rilevato da Ihs Markit in base al sondaggio fra i responsabili degli acquisti si è dimezzato, scendendo a 17,5 punti dai 35 di marzo scontando il forte calo della domanda per l’impatto del Coronavirus. Il dato è nettamente inferiore alla stima di media di 28,5. L’indice Pmi per il settore manifatturiero è sceso a 34,4 da 45,4 di marzo e quello dei servizi a 15,9 punti da 31,7.
La frenata dell’economia tedesca rischia di costare tantissimo a quella italiana e del Nord Italia in particolare. La stima prodotta da Nomisma in collaborazione con Cribis di una flessione di 7 punti percentuali del Pil tedesco si tradurrebbe in 11 miliardi di euro di perdita di export dall’Italia verso la Germania (pari al 19% del totale del flusso di esportazioni) .
I comparti maggiormente coinvolti dal previsto calo del sarebbero i metalli di base e prodotti di metallo: -3,2 miliardi di euro (-34%); macchinari e apparecchi: -1,6 miliardi (-19%); mezzi di trasporto: -1,6 miliardi (-22%); sostanze e prodotti chimici: -1 miliardo (-24%); tessili, abbigliamento pelli ed accessori: – 800 milioni (-17,27%).
«Nell’immaginario collettivo, la Germania rappresenta il principale concorrente dell’Italia, ma la realtà è più complessa. Come sappiamo, componenti, semilavorati, assemblaggi, scorrono da una nazione all’altra e da un continente a un altro – evidenzia Lucio Poma, responsabile scientifico industria e innovazione di Nomisma -. Dall’analisi da noi condotta emerge come, oltre alla competizione, vi è molta cooperazione ed integrazione produttiva tra queste due grandi nazionali manifatturiere, cosa peraltro molto chiara agli stessi industriali tedeschi. Recentemente si è riunito l’Eurogruppo che ha preso importanti decisioni per la gestione delle ricadute economiche della pandemia, trovando accordi difficilmente immaginabili solo alcuni mesi addietro. Forse l’Europasi è finalmente resa conto (e, in caso contrario, deve farlo quanto prima) del profondo livello di integrazione produttiva tra le diverse nazioni che la compongono».
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, consultate i canali social:
Telegram
https://twitter.com/nestquotidiano
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/
https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/
© Riproduzione Riservata