Gli eurodeputati Paolo De Castro (Pd) e Herbert Dorfmann (Svp-FI), rispettivamente coordinatori dei gruppi S&De PPE nella Commissione agricoltura dell’Europarlamento, hanno trovato una soluzione alla carenza di manodopera nelle campagne italiane: «la soluzione è la “quarantena attiva” che può contribuire a salvaguardare un quarto del “Prodotto in Italia – Made in Italy” agroalimentare di qualità e la sopravvivenza di molte aziende agricole, ormai in ginocchio per la mancanza di manodopera».
Secondo De Castro e Dorfmann, «l’approccio che seguono altri partner Ue riguarda i lavoratori agricoli stagionali comunitari. In Italia arrivano soprattutto dai paesi dell’Est Europa, Polonia e Romania in testa, e sono una componente fondamentale di numerosi “distretti agricoli”: dalla raccolta delle mele in Trentino Alto Adige, all’ortofrutta in Emilia Romagna». Oltre che una integrazione del reddito, spesso consistente, per molti lavoratori di quei paesi che sfruttano le ferie per arrotondare i guadagni di un anno.
Per Dorfmann e De Castro, il protocollo per la “quarantena attiva”, che sta già dando buoni risultati, prevede che nei primi 14 giorni dal loro arrivo, ai lavoratori venga concesso di svolgere le attività agricole purché con alloggi obbligatoriamente separati dagli altri dipendenti, occupati per la metà della loro capienza, con l’obbligo di seguire norme igieniche rigorose. Sui campi, i lavoratori devono essere ripartiti in squadre di lavoro costanti e ristrette, in modo che in caso di sospetto di contagio, il dipendente possa essere subito isolato e segnalato al servizio sanitario nazionale al pari di tutti componenti della sua squadra.
«Questa scelta – dicono De Castro e Dorfmann – darebbe una risposta anche alle richieste di riconoscimento dei diritti dei lavoratori agricoli che ci stanno arrivando: dalla Caritas a Slow Food alla Federazione Ue dei sindacati alimentari, agricoli e turistici».
Questo per parte delle richieste di manodopera nelle campagne. La risposta definitiva alla carenza di forza lavoro nei campi e nelle aziende dell’indotto sta comunque nell’utilizzo di gran parte di quei 1,8 milioni di percettori del reddito di cittadinanza che, per le falle della norma e della successiva organizzazione del simbolo della “rivoluzione” grillina, hanno incassato senza prestare le ore di lavoro previste. Ora l’occasione per dare un onesto e duraturo lavoro con relativo salario a tante persone disoccupate. Tocca ai ministri Bellanova (Pd) e Catalfo (M5s) uscire dalla loro ambiguità e dare compiuto adempimento ad una norma che fino ad ora ha privilegiatola furbizia e l’abuso. Lavorare in agricoltura non è uno svilimento, anzi: è un lavoro di alto profilo e alta utilità sociale, ambientale ed economica. E poi, un lavoro è sempre un lavoro, soprattutto per coloro che non ne hanno mai avuto uno.
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