Carlo Bonomi, leader di Assolombarda, presidente designato di Confindustria

Doppiata la sua competitor Licia Mattioli. Per gli industriali si apre una stagione più gagliarda di quella uscente incolore.

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Carlo Bonomi, presidente di Confindustria.

Il XXXI presidente di Confindustria sarà il cremasco, classe 1966, Carlo Bonomi, attuale leader di Assolombarda, la più grande e ricca territoriale del sistema di rappresentanza di categoria, che ha doppiato nell’ultima votazione decisiva nel consiglio generale svoltasi digitalmente da remoto l’altra competitor, Licia Bonomi, che ha raccolto appena 63 voti sui 183 disponibili.

In attesa che Bonomi, settimo lombardo a ricoprire la carica di presidente di Confindustria, entri nel pieno delle sue funzioni in occasione dell’assemblea generale dei delegati, convocata per il prossimo 20 maggio, il presidente in pectore ha iniziato a mettere in linea alcuni aspetti del suo mandato, che si prospetta più gagliardo e grintoso di quello sciapo ed incolore della presidenza uscente dello stampatore salernitano Vincenzo Boccia.

Bonomi ha sparato ad alzo zero sul governo BisConte e sulla sua gestione della pandemia da Coronavirus, definita «una sfida tremenda davanti a noi» e giudicando eufemisticamente la classe politica attuale presente nel Parlamento «molto smarrita in questa fase, non ha idea della strada che deve percorrere questo Paese». Bonomi, appena designato ha rilanciato un forte e fondato sospetto: «gli imprenditori sono esposti a un pregiudizio fortemente anti-industriale, che sta ritornando in maniera molto importante in questo Paese». Difficile dargli torto a giudicare dai provvedimenti presi dal governo BisConte negli ultimi mesi, dove l’assistenzialismo ha trionfato con il supporto dei sindacati, mentre il supporto all’imprenditorialità è mancato quasi del tutto.

Bonomi attacca l’impostazione della “fase 2” di uscita dall’emergenza Coronavirus: «dobbiamo seguire la strada del metodo prima delle date. L’Italia è stata posta in un regime fortemente e duramente restrittivo, mentre i nostri concorrenti in Europa continuano a produrre in molti settori».

Il leader in pectore degli industriali italiani guarda al futuro dell’economia alla luce delle previsioni del crollo del Pil 2020stimato attorno al 9-10%, richiamando la necessità di «fare chiarezza sulla dimensione della pandemia: non abbiamo ancora ben chiari i dati, abbiamo solo dati aggregati, e non capiamo cosa sta succedendo nella realtà. E non abbiamo ancora strumenti di protezione fisici e normativi. Non si può andare avanti usando i codici Ateco che sono anacronistici, e che non tengono conto della complessità della manifattura moderna – prosegue Bonomi -. La proliferazione di comitati dà il senso che la politica non sa dove andare: aprirne uno a settimana senza chiare attribuzioni non può essere uno scudo dietro cui nascondersi per rinviare decisioni che devono essere chiare, e con tempi rapidissimi. Senza calendari diversi da Regione a Regione».

Bonomi critica i contenuti del “Decreto Liquidità”, aggiungendosi al coro unanime delle altre categorie imprenditoriali e professionali: «non è la strada giusta far indebitare le aziende con tempi di accesso alla liquidità che non sono immediati» designando la strategia corretta per ripartire con due obiettivi fondamentali, «riprendere le produzioni, perché solo quelle danno reddito e lavoro e non certo lo Stato, ed evitare una seconda ondata di contagio che ci porterebbe a nuove misure di chiusura che sarebbero drammatiche e devastanti». Altro aspetto cruciale dell’attuale situazione è il fattore tempo: «è nostro nemico e rischia di disattivare la nostra presenza nelle catene del valore aggiunto mondiale».

Nonostante tutto, l’emergenza Coronavirus può essere anche un’occasione: «questa è una grande opportunità per cambiare l’Italia – afferma Bonomi -: ci sarà bisogno dell’impegno di tutti, abbiamo una grande occasione per fare le modifiche strutturali di cui il Paese ha bisogno».

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