È caos in banca per accedere ai finanziamenti fino a 25.000 euro introdotti col “Decreto Liquidità” varato dal governo la scorsa settimana. Secondo Unimpresa, le procedure previste per questo tipo di finanziamento, sostenuto dal Fondo centrale di garanzia, sono farraginose e inadeguate vista la situazione di emergenza.
Unimpresa pone l’attenzione su alcuni fattori di rischio che potrebbero delinearsi dopo l’entrata in vigore del “Decreto Liquidità”. La prima distorsione può sorgere attorno all’utilizzo della garanzia pubblica, da parte delle banche, come cappello per coprire finanziamenti già precedentemente concessi e deliberati senza garanzia pubblica; operazioni che, maggiorate del 10%, possono essere inserite con la garanzia del Medio Credito Centrale o della Sace.
Altro elemento critico è la mancata valutazione del merito creditizio per gli importi fino a 25.000 euro e fino al 25% del fatturato: tale deroga riguarda solo ed esclusivamente l’ammissione alla garanzia e non l’istruttoria: a ciascuna banca spetta l’autonomia decisionale sulla delibera.
Ancora: l’utilizzo della garanzia per importi fino a 25.000 euro è prevista esclusivamente per la clientela della banca e non per nuova clientela. La pubblicazione sul sito del ministero dello Sviluppo economico della modulistica per potere effettuarela richiesta di garanzia per importi fino a 25.000 euro ha creato, tra le imprese, l’illusione di potere accedere al credito in tempi rapidissimi.
«Ancora una volta il Governo non ha fatto i conti con un male che attanaglia da tempo le imprese, ovvero la burocrazia italiana – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Salvatore Politino -. Non è pensabile che in Germania in tre giorni vengono accreditati sui conti correnti delle imprese gli aiuti da parte dello Stato e in Italia ci si perde in modalità operative e circolari che altro non fanno se non quello di creare false aspettative, pur consapevoli di una crisi sanitaria che ha creato recessione economica e che sta per diventare depressione economica».
Secondo Unimpresa, l’azienda che vuole usufruire dell’importo dei 25.000 euro deve compilare la modulistica e consegnarla in banca. E la banca, ammesso che ne abbia le competenze, deve inserire i dati attraverso la procedura telematica del Medio Credito Centrale, provvedere al congelamento della posizione con un numero rilasciato dallo stesso Medio Credito Centrale e ottenere il successivo certificato di garanzia, che potrà essere utilizzato solo sulla banca richiedente. Se per valutazione del merito creditizio la banca non ritiene opportuno procedere, dovrà svincolare la garanzia e l’impresa, se ancora esistente, dovrà rifare l’iter sul un altro istituto di credito. Sarebbe pertanto necessario consentire direttamente all’impresa la prenotazione della garanzia Medio Credito Centrale, almeno per gli importi fino a 25.000 euro, da utilizzare su tutti gli istituti di credito, nel rispetto dei requisiti di ammissione.
«Purtroppo, ancora una volta, lo strumento presentato da governo come un bazooka di liquidità in favore delle piccole e medie imprese ha solo creato caos e confusione tra le aziende e le stesse banche» osserva Politino.
Sul tema interviene anche il deputato Bellunese di Forza Italia, Dario Bond, piccolo imprenditore agricolo: «anche in tema di erogazione del prestito agevolato da 25.000 euro interamente garantito dallo Stato i fatti sono ben diversi dalle promesse notturne a reti unificate del governo BisConte e i piccoli imprenditori, che aspettano un’iniezione di liquidità per salvare le loro attività e tanti posti di lavoro, sono profondamente delusi. Ancora una volta, la burocrazia ci ha messo lo zampino, predisponendo una procedura che tanto semplice non è, oltre ad avere già fatto cozzare i cittadini contro l’impreparazione delle strutture digitali preposte ad accogliere le domande».
Secondo Bond «nottetempo, il premier Giuseppe Conte aveva fatto intendere ai cittadini che nell’emergenza da Coronavirus lo Stato con il “Decreto Liquidità“ sarebbe stato al loro fianco, con l’erogazione immediata di prestiti garantiti di 25.000 euro per tutte le piccole attività. Così, non è accaduto: i 25.000 euro per tutti i piccoli imprenditori sono solo una chimera, in quanto legati al 25% del fatturato del richiedente. Poi, scoperta di queste ore, il contributo non è nemmeno semplice da chiedere. Infine, il contributo sarà per tanti (fondi limitati per 350.000 domande con una media di 15.000 euro a domanda, secondo il Sole 24Ore), ma non per tutti».
«Essì che nell’Italia delle piccole attività dei milioni di partite Iva e di professionisti questo contributo era vitale per tenere in piedi attività e professioni fatte chiudere per decreto dalla sera alla mattina, con affitti, bollette, stipendi per dipendenti, magazzini pieni di merce da pagare, spese varie che hanno continuato a correre – prosegue il deputato azzurro Bellunese -. Ancora una volta il governo BisConte si dimostra pericolosamente impreparato a gestire l’economia nazionale e il risultato di questo comportamento sarà un drammatico crollo del Pil nazionale (accreditato dal 9 all’11%), unitamente a milioni di posti di lavoro persi e a milioni di nuovi poveri. Davvero un risultato da inserire in grassetto e in evidenza nell’enciclopedico curriculum professionale dell’avvocato Giuseppi».
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