Piccole partite Iva, più che un prestito serve un contributo a fondo perduto

Bond: «per commercianti, baristi, ristoratori, artigiani, professionisti che hanno dovuto chiudere per decreto le loro attività i costi fissi sostenuti e i mancati guadagni devono essere risarciti». Bitonci: «il governo BisConte brancola nel buio. Se non si sostiene l’economia a rischio migliaia di posti di lavoro». 

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L’emergenza Coronavirus rischia nuovamente di fare figli e figliastri: i primi i dipendenti pubblici e privati, pensionati, percettori di reddito di cittadinanza; i secondi le piccole partite Iva e i professionisti. Il governo BisConte è stato prodigocon i primi, molto taccagno con i secondi.

Mentre dalla crisi da Coronavirus i lavoratori dipendenti, pensionati e gli assistiti di Stato non hanno avuto praticamente alcuna ricaduta economica, per i secondi, costretti per decreto a chiudere le loro attività dalla sera alla mattina, i danni ci sono stati, eccome, per nulla ristorati da quell’ignobile elemosina di 600 euro previsti dal primo decreto emergenziale (per altro non ancora erogati ai richiedenti).

I danni sono stati e continuano ad essere particolarmente elevati per le piccole partite Iva e per i professionisti, che devono pagare affitti, bollette, rate di mutui, talvolta dipendenti, senza potere accedere ad incassi che coprano almeno tali spese. Di più: tanti commercianti si trovano con i magazzini pieni di merce già pagata che non riusciranno a venderein tempo, con la necessità di liquidarla ad un prezzo inferiore a quello d’acquisto. Tanti operatori della ristorazione, anche a crisi finita, si troveranno praticamente impossibilitati a svolgere le loro attività a causa delle restrizioni imposte per garantire la necessaria e doverosa sicurezza sanitaria agli avventori, con quest’ultimi che difficilmente torneranno a frequentare come prima bar e ristoranti.

«Non è possibile che il governo BisConte costringa costoro a sobbarcarsi di nuovi debiti per non fare chiudere le loro attività. Qui si è dinnanzi ad un danno indipendente dalla volontà dei singoli operatori e, come tale, va ristorato, seppur parzialmente, dallo Stato con un contributo a fondo perduto – afferma il deputato forzista Dario Bond -. E’ necessarioliquidare ad ogni piccola partita Iva (ipoteticamente con fatturato 2018 – ultimo anno fiscalmente disponibile – inferiore a 200.000 euro) un’indennità a fondo perduto di 10.000 euro per ogni mese di sospensione forzata della loro attività. Per tanti, per molti non sarà un grande aiuto, ma è sempre meglio di quel nulla finora dato dal governo BisConte a chi, col proprio lavoro, ha sempre pagato le tasse e sostenuto l’economia nazionale e locale».partite iva

Per l’ex sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, «i 400 miliardi di euro messi sul tavolo dal governo BisConte sono solo fuffa, perché di soldi veri ce ne sono solo 4 o 5 miliardi. Tutto il resto è nuovo indebitamento più o meno agevolato a totale carico delle imprese che, oltre al danno, incassano la beffa. Sono solo soldi che serviranno a pagare le tasse posticipate, una colossale partita di giro. A due giorni dall’annuncio manca ancora un testo definitivo del provvedimento. Rispetto ad altri paesi europei, ad iniziare dalla Germania, la differenza è sostanziale, con il governo di Berlino che ha erogato sull’unghia a fondo perduto direttamente ad ogni attività 14.000 euro quale fondo iniziale per fronteggiare la crisi da Coronavirus. E’ necessario che anche in Italia – continua Bitonci – che piccole imprese e professionisti vengano ristorati a fondo perduto dallo Stato, anche per un principio di mera equità con quella metà di italiani lavoratori dipendenti, pensionati e a reddito di cittadinanza già tutelati. Si tratta di una questione di giustizia sociale».

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