L’epidemia da Coronavirus che sta progressivamente fermando l’Azienda Italia ha un effetto secondario indiretto positivo: cala l’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana con la riduzione fra il 40 e il 50% del biossido di azoto, uno dei principali inquinanti dell’atmosfera e prodotto da tutti i processi di combustione, quindi anche dai veicoli.
La stima emerge dalle analisi elaborate da un team di esperti del Sistema nazionale di protezione ambientale (Snpa) dell’Ispra, sviluppato in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana (Asi), grazie a una nuova piattaforma che integra ed elabora i dati forniti dal Programma europeo Copernicus e da rilevazioni sul territorio.
La prima analisi degli effetti sulla qualità dell’aria è stata fatta dopo le misure di limitazione della mobilità adottate in Lombardia e Veneto dal 23 febbraio e poi estese a tutto il territorio nazionale a partire dall’11 marzo.
«L’andamento dei valori mediani – spiega l’Ispra – evidenzia una progressiva riduzione dell’inquinamento diffuso in quest’area: si è passati da quantità comprese tra 26 e 40 microgrammi per metro cubo di febbraio a 10 – 25 microg/m3 nel mese di marzo, con una riduzione dell’ordine del 50%, in accordo con la analisi condotta dal servizio europeo Copernicus-Cams».
In particolare, spiega l’Ispra, nella Pianura Padana «in corrispondenza delle principali arterie stradali, come la via Emilia, i valori attesi sulla base della valutazione modellistica (30 – 50 microg/m3) risultano superiori a quelli osservati (10 – 30 microg/m3). Analoghe considerazioni valgono per l’area ad elevate emissioni della Lombardia, dove le concentrazioni osservate ricadono nell’intervallo 10- 30 microg/m3 contro valori attesi di 20 – 40 microg/m3». In particolare, spiega l’Ispra, «in Lombardia, dove le misure sono state le più prolungate tra le regioni del Nord (sebbene ristrette inizialmente a una zona limitata) si nota una variazione dei valori mediani meno marcata rispetto a quella generale della Pianura Padana: da 26-45 microg/m3 in febbraio a 13-28 microg/m3 in quello di marzo. La riduzione è dell’ordine del 40%».
In Emilia Romagna, «dove le misure sono state introdotte dall’11 marzo, dapprima in alcune province e poi sull’intera regione, i valori mediani sono inclusi in un intervallo più ampio, passando da 20-31 microg/m3 in febbraio, a 7-20 microg/m3 in marzo. Con una riduzione dell’ordine del 50%». L’analisi dell’Emilia Romagna, aggiunge l’Ispra, «mette in evidenza l’anomalia registrata tra il 14-15 ed il 16 -17 marzo, quando si è assistito a una ripresa di elevate concentrazioni di NO2 (mediana da 12 a 16 microg/m3), nonostante la sussistenza di estese misure di limitazione della mobilità. A conferma della complessa dinamica dell’inquinamento atmosferico, che risente di fattori meteorologici, emissivi ed orografici che, nella Pianura Padana possono determinare, nonostante le misure di contenimento, picchi di concentrazione nell’arco della giornata».
Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, emerge l’effetto della marcata differenza tra concentrazione osservata l’11 marzo (10-20 microg/m3, primo e terzo quartile) e concentrazione attesa (50-70 microg/m3).
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