Sul tavolo istituzionale e decisionale della Provincia Autonoma di Trento sono giunte, tra molte altre importanti pratiche e pur con diverse scadenze, le assegnazioni di ricche e strategiche concessioni per la comunità trentina.
La prima riguarda, ormai da più anni, la gestione della A22 o Autostrada del Brennero, scaduta già nell’aprile 2014. L’Autobrennero S.p.A. ha confidato da sempre in un rinnovo della concessione con un affidamento diretto da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, stante che i soci pubblici possiedono circa l’85% del capitale sociale della società. Qui si sovrappongono norme europee e nazionali, tutte propense a promuovere la libera concorrenza e quindi ad assegnare la suddetta ricca e pertanto ambita gestione con una gara aperta a tutti i soggetti idonei a livello internazionale.
È di circa 400 milioni di euro il fatturato annuo di Autobrennero S.p.A., con ritorni finanziari importanti per i tre soci più importanti, ovvero la Regione Trentino Alto Adige Sudtirol e le due province autonome di Trento e di Bolzano. Inoltre, la società si è impegnata ad accantonare ogni anno risorse ingenti in uno speciale fondo finalizzato alla realizzazione del tunnel e della ferrovia del Brennero ad alta capacità. Oggi tale fondo è arrivato ben oltre i 900 milioni di euro. A tutto ciò vanno aggiunte le decine di milioni di euro che Autobrennero S.p.A. investe annualmente sui territori da essa percorsi.
Da qui si capisce come sia una partita aperta di vitale importanza per tutte le comunità coinvolte. Allo status attuale, per avere il rinnovo della concessione con affidamento diretto la società dovrebbe divenire totalmente pubblica. Percorso certamente fattibile, anche se forse non sufficiente per giungere all’obiettivo, stanti i molti interessi in gioco, nazionali e non solo. Ma, come ci si augura, le province di Trento e Bolzano sapranno esserci e sapranno giocare questa sfida con la determinazione e l’intelligenza di una squadra vera, forte e coesa.
La seconda partita, di cui recentemente il Parlamento ha posticipato la scadenza al 2023, ha per oggetto le concessioni delle centrali idroelettriche presenti sul territorio trentino. Sono 17 impianti su 34 esistenti, capaci di produrre ogni anno oltre 5 miliardi di chilowattora di energia pulita e rinnovabile pari a quasi l’85% della produzione totale in Trentino. Oggi il soggetto gestore è il Gruppo Dolomiti Energia, attivo nella produzione e nella distribuzione di energia elettrica con più proprie aziende operative. Il Gruppo DE, tra le maggiori multi-utilities italiane, vanta un capitale sociale per oltre il 70% di proprietà di soggetti pubblici. Socio principale è Findolomiti Energia, partecipata in parti uguali dalla Provincia di Trento e dai comuni di Trento e Rovereto, cui s’aggiungono pure molti comuni del Trentino, che si giovano di servizi di elevata qualità a costi tra i più bassi in Italia e non solo. Più di 1.400 i dipendenti e tutti altamente professionalizzanti, quasi un miliardo e mezzo il fatturato, importanti i dividendi per i soci, come pure importanti sono le risorse garantite ai territori su cui insistono le centrali idroelettriche attraverso i sovracanoni per ogni chilowattora profitto.
Questi sono alcuni dati che evidenziano, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto questa partita sia strategica per tutto il Trentino. Avendo il Gruppo DE soci pure privati, questo impone la messa in gara della preziosa concessione. Alle norme europee e nazionali qui si sommano quelle provinciali, stante che la provincia di Trento in materia di energia e di utilizzo dell’acqua, ha competenza primaria. Delle due l’una: o viene riconosciuto il totale controllo della gestione del Gruppo DE da parte dei soci pubblici, che pur ne detengono oltre il 70% del capitale sociale, o lo stesso Gruppo DE dovrà individuare un proprio soggetto d’impresa totalmente pubblico, a cui la Provincia di Trento potrà concedere direttamente, ovvero senza gara, la ricca gestione delle varie centrali idroelettriche per altri 30 anni.
A mio modesto parere, questo soggetto c’è ed è proprio la holding Findolomiti Energia, come già detto partecipata esclusivamente dalla Provincia e dai due comuni di Trento e di Rovereto. Si tratta di apportare allo statuto della suddetta società qualche minimo aggiornamento e far sì che la stessa operi direttamente nella gestione in discutendo e/o con proprie società operative. Un’ipotesi che necessita certamente di opportuni approfondimenti giuridici e dell’accordo dei tre soci pubblici sopra indicati.
Un “uovo di Colombo” innanzi ad una straordinaria questione politica, finanziaria e ambientale per tutto il Trentino? Non lo so con certezza, ma credo fermamente valga la pena di studiare bene questa soluzione, che ha in sé aspetti positivi ben oltre la sola concessione. La Provincia, infatti, una volta centrato l’ambito obiettivo, quale socio potrebbe cedere la propria quota in Findolomiti Energia ai comuni trentini, assicurando così equamente all’intero nostro territorio i benefici di questa storica operazione. L’enorme valore dell’energia idroelettrica prodotta in Trentino e la bellezza unica del nostro ambiente richiedono uno sforzo comunitario da parte di tutti.
Il mio augurio più sentito è che i prossimi due sindaci di Trento e di Rovereto sappiano essere capaci, propositivi e responsabili protagonisti anche in questa occasione. Abbiamo certamente le risorse e le doti anche per far fronte alla concorrenza dei colossi dell’energia mondiale. Dipende in gran parte da noi. È in gioco la tutela del futuro benessere della nostra seria, affidabile e virtuosa comunità alpina.
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