Trasformazione digitale, sostenibilità, supporto pubblico e competenze sono le 4 sfide prioritarie delle Pmi italiane secondo quanto emerge dall’indagine svolta Banca Ifis che ha analizzato, nel corso del 2019, 1,1 milioni di contenuti e commenti sul web realizzati da oltre 400.000 utenti, con le tecniche del “web listening” e del “machine learning”, per l’osservatorio permanente “Fattore I”.
I temi emergenti che si delineano tra le sfide prioritarie delle Pmi partono dalle nuove tecnologie e alla loro applicazione ai settori produttivi al centro dell’indagine (automotive, costruzioni, logistica e trasporti, meccanica, agroalimentare, moda, tecnologia, chimica e farmaceutica e sistema casa). Si ripensano processi e modelli, ponendo maggior attenzione all’efficienza produttiva, ma anche all’ambiente e a un uso più attento delle risorse.
La sostenibilità si impone come un’urgenza economica in grado di mettere in discussione i metodi di produzione. Tutti i settori produttivi, con l’eccezione della meccanica, nel 2019 vedono nella sostenibilità un’opportunità di crescita, ma l’attenzione sul tema cala nella seconda metà dell’anno rispetto ai mesi precedenti.
Al terzo posto, tra gli argomenti chiave c’è il supporto pubblico. Nella prima parte dell’anno scorso, il focus degli operatori economici s’è incentrato sugli incentivi agli investimenti (quasi 14.000 operatori discutono di questo), ma negli ultimi mesi l’attenzione si sposta dagli incentivi alla richiesta di interventi infrastrutturali e grandi opere pubbliche a rilancio dell’economia. Gli accordi commerciali a tutela del “Made in Italy” e il “refitting” sono altri temi attorno ai quali si concentrano le discussioni.
Un altro argomento assume un’importanza crescente nel tempo fino a diventare il quarto “hot topic”, con quasi 47.000 conversazioni, e riguarda le risorse umane. In tutti i settori, a partire dalla moda e dalla meccanica, c’è preoccupazione per la mancanza di competenze adeguate, in particolare nel gestire le nuove tecnologie utilizzate nella produzione. Si teme di non riuscire, nei prossimi anni, a reperire figure professionali specifiche e di rischiare un cortocircuito nell’avanzamento tecnologico per la mancanza di figure professionali qualificate.
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