Secondo l’indagine condotta da Cna Emilia Romagna sugli effetti del coronavirus sulle micro e piccole imprese, in regione quasi tre imprese su quattro, il 73%, accusano ricadute negative dall’emergenza sanitaria, mentre l’86% prevede un peggioramento dei risultati economici per il 2020 e il 67% ritiene molto probabile il ricorso ad ammortizzatori sociali.
Dall’indagine emerge che i settori del trasporto di persone e il turismo sono i settori più esposti. Nel dettaglio, il 73% delle imprese interpellate dall’associazione, sta registrando effetti diretti sulla propria attività in primo luogo come conseguenza della flessione della domanda, ma anche per difficoltà nei rapporti con i fornitori e problemi logistici. Le maggiori criticità riguardano il trasporto di persone con il 98,5% che riporta una contrazione della domanda, seguito dal turismo con l’89%, moda (83,6%), servizi alla persona (82,6%), agroalimentare (75,3%).
In base alla ricerca condotta dalla Cna, un’impresa su quattro (26,5%) indica la previsione di un calo del fatturato superiore al 15%, il 20,6% invece stima una flessione tra il 5 e il 15% mentre il 36,4% ancora non sa valutare. Le aziende che stanno subendo l’impatto maggiore hanno già messo in campo le prime contromisure: il 36,8% ha già definito o avviato azioni per fronteggiare la situazione. Se la fase di emergenza dovesse prolungarsi il 66,9% delle aziende ritiene probabile il ricorso ad ammortizzatori sociali.
«Le imprese della nostra regione sono oggi particolarmente esposte – afferma il direttore di Cna Emilia Romagna, Fabio Bezzi – e, pur apprezzando la tempestività mostrata sia dal Governo che dalla Regione nell’affrontare l’emergenza, riteniamo urgente procedere rapidamente nella definizione di un piano d’azione straordinario con misure rivolte alle micro e alle piccole imprese. La gestione di questa emergenza richiede risposte non convenzionali, questi numeri dimostrano quanto sia necessaria un’azione straordinaria per sostenere le nostre economie territoriali».
Pesanti gli effetti del coronavirus anche a livello nazionale: un’analisi effettuata da Unioncamere, in collaborazione con il Centro studi delle Camere di commercio “Guglielmo Tagliacarne”, evidenzia una riduzione del valore aggiunto dell’Italiadi quasi 19 miliardi di euro su base annua, pari al -1,2% rispetto al 2019, sempre che la situazione attuale dovesse protrarsi fino alla fine di aprile.
L’analisi segnala che l’impatto sarà più consistente nelle tre regioni maggiormente colpite dall’emergenza (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), nelle quali le possibili riduzioni della ricchezza prodotta sarebbero pari o di poco superiori al 2%.
Nel caso in cui, invece, l’emergenza sanitaria dovesse proseguire, nella portata attuale, fino a fine giugno, stima ancora Unioncamere, gli effetti negativi sull’economia italiana per il 2020 potrebbero salire a 37 miliardi di euro, con una riduzione del valore aggiunto del 2,3%. Una flessione che in Lombardia arriverebbe al -3,9% della ricchezza prodotta a livello regionale, in Veneto al -4,4% e in Emilia Romagna al -4,3%.
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