Avevo ascoltato Toquinho & Ophélie Gaillard l’ultima volta dal vivo a Udine nel luglio del 2017 nella formazione classica chitarra, basso elettrico e batteria. Lo riascolto ora con piacere in un Cd che dura solo 42 minuti (ma anche quel concerto durò appena 50 minuti), e contiene ben 13 pezzi, selezionati da un tour svoltosi tra l’Italia e la Francia nel settembre del 2016.
Antonio Pecci Filho, meglio conosciuto come Toquinho, canta e suona la chitarra acustica – il violao in portoghese – in un settetto, in alcuni brani tentetto, di musicisti francesi e latinoamericani, nel quale spicca la violoncellista classica Ophélie Gaillard.
Come a volte succede e come recita un famoso aforisma di Vinicius De Moraes, “La vita è l’arte dell’incontro”, Ophelie stava provando a San Paulo, per prepararsi ad un recital, quando Toquinho passò ad ascoltarla. Lei, che scoprì la MPB, la musica popolare brasiliana, vedendo il film “Orfeu Negro” di Marcel Camus, e da allora se ne innamorò, incontra un emblematico artista brasiliano, leggenda vivente della Bossanova. Non può che nascere un progetto assieme, coordinato dalla presenza di un altro grande appassionato della MPB, il pianista franco-argentino Gabriel Sivak, che ha curato gli arrangiamenti secondo lo stile del “Samba Cançao” e ha composto due nuove canzoni in duo con Toquinho la prima, “Canto da Sereia”, “Il canto della sirena”; la seconda “Fariseus”, assieme anche a Paulo Cesar Pinheiro, stimato compositore e poeta brasiliano.
La voce di Toquinho è una voce esile, tuttavia calda e sensibile. In essa, come scrive Ophélie nel libretto che accompagna il Cd, la violoncellista ha riconosciuto l’arte del “Canto falado”, il “canto parlato”, soffice e gentile, quasi sussurrato. Un timbro magico che, mescolato con quello degli altri strumenti, permette alla poesia di venir fuori.
Tolti due pezzi strumentali – “Bachianinha n. 1” di Paulinho Nogueira, che fu il primo maestro di Toquinho e “Bachiana Brasileira n. 5” di Heitor Villa-Lobos, eseguita soltanto da Ophélie con il contrabbassista Roman Lecuyer, in questo caso alla chitarra classica – gli altri nove sono in prevalenza di Toquinho, esclusivamente o accanto a maestri della MPB, primo fra tutti Vinicius, che lanciò il giovane e promettente chitarrista, di modo che non si può pensare a Toquinho senza Vinicius, cosicché è forte la nostalgia per un personaggio carismatico e per un genere musicale, la Bossanova, che ha perso la scorsa estate uno dei suoi creatori, Joao Gilberto.
E allora è bello immergersi in un’atmosfera morbida e sognante e ascoltare la medley “Samba da Bençao/ Samba per Vinicius”, quest’ultima composta da Toquinho e Chico Buarque; la teneramente malinconica “Eu sei que vou te amar”, scritta da una delle coppie di autori più feconda e venerata (Vinicius – Tom Jobim); “Tarde em Itapoa”, di Toquinho e Vinicius, a ricordare la bellezza di una spiaggia di Salvador de Bahia, dove Vinicius aveva una casa.
Trovano spazio altresì canzoni come “Alvorada” un Samba de Enredo composto da Cartola assieme a Carlos Cachaça e Herminio Bello de Carvalho; “Tristeza”, un Samba-Batucada di Harold Lobo e Niltinho, plurinterpretato e di grande successo; lo choro soltanto strumentale di Pixinguinha, “Carinhoso”, eseguito in duo da Toquinho e Ophélie. Sorprende in positivo l’interpretazione di un’artista classica, per nulla intimorita, anzi perfettamente a proprio agio con la “Batida”, ritmica, sofisticata e insidiosa, tipica della Bossanova. Il suono e il fraseggio del violoncello è brillante e perfettamente ritmico, sulla scia di un altro grande dello strumento quale è Jaques Morelenbaum. Magari, in un prossimo futuro, sarebbe interessante vederli suonare assieme.
Non poteva mancare un grande successo di Toquinho “Acquarello/Aquarela/”, composto assieme a Vinicius, Guido Morra e Maurizio Fabrizio e cantato, nell’ordine, in italiano e portoghese.
Ben pensati gli interventi del trombonista Fabien Cyprien. Precisi il contrabbassista, il batterista Rubens Lopes e il percussionista Florent Jodelet, il quale in “Acquarello” ha riprodotto al vibrafono un fraseggio solista eseguito di solito dalla chitarra.
Convincenti gli interventi dei tre musicisti ospiti: Rodrigo Samico, chitarra a 7 corde in “Alvorada”; Jonathan Edo, percussioni e Luiz Augusto Cavani, batteria, in “Alvorada”, “Canto da Sereia”, “Fariseus”, “Tarde em Itapoa”.
Un giudizio positivo, infine, per Gabriel Sivak, il quale è intervenuto con discrezione con il pianoforte, contribuendo ad aumentare i colori di una musica istintivamente esplosiva.
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