Filiera Italia, folle chiedere garanzie su cibo esente da contaminazioni da coronavirus

L’Efsa ne ha già più volte ribadito l'inutilità della richiesta. Problemi anche nei campi: i braccianti esteri scappano dall’Italia. 

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Coronavirus: è fuga dei braccianti stranieri dai campi italiani.

Le ripercussioni da coronavirus interessano anche il comparto agroalimentare con l’aumento di richieste da parte degli acquirenti esteri di certificazioni di assenza di virus dai prodotti italiani.

«Sono richieste inaccettabili ed ingiustificate» dichiara il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, precisando «l’assurdità di quanto sta avvenendo considerando che anche l’Efsa (l’autorità europea sula sicurezza alimentare che ha sede a Parma, ndr) ha già più volte evidenziato l’inutilità di richiedere garanzie supplementari su prodotti alimentari per un virus che si trasmette solo da uomo ad uomo. Il governo italiano chieda di porre fine a tali ingiustificati comportamenti – aggiunge Scordamaglia – e la Commissione europea intervenga a nostro sostegno contro comportamenti che violano il principio di libera circolazione e rappresentano strumentali tentativi di bloccare il nostro export».

Scordamaglia sottolinea che da Lombardia, Veneto e Emilia Romagna proviene il 50% delle esportazioni alimentari italiane «stiamo rischiando di perdere un patrimonio di credibilità creato in decenni, bisogna intervenire subito con reazioni anche drastiche e poi avviando un piano di comunicazione straordinaria per consolidare l’immagine positiva del nostro Paese e dei nostri prodotti all’estero».

Il coronavirus ha conseguenze anche sui campi con Coldiretti che lamenta «la fuga dei braccianti stranieri dalle campagne italiane anche per effetto delle misure cautelative adottate da alcuni Paesi europei, dalla Romania alla Poloniafino alla Bulgaria, nei confronti dei loro lavoratori impegnati nelle regioni del nord Italia più direttamente colpite».

Un problema non da poco visto che più di un quarto del “Made in Italy” a tavola viene ottenuto da mani straniere con 370.000 lavoratori regolari esteri impegnati ogni anno in Italia. «La Romania – sottolinea la Coldiretti – impone la quarantena ai suoi cittadini provenienti da Lombardia e Veneto, ma misure restrittive sono state previste anche dalle autorità sanitarie polacche che raccomandano di adottare l’auto-monitoraggio, mentre la Bulgaria chiede a tutti i passeggeri provenienti da tutte le Regioni italiane di compilare al rientro un questionario con l’invito ad osservare una quarantena al proprio domicilio. Si tratta di decisioni che stanno provocando le disdette degli impegni di lavoro da parte di molti lavoratori stranieri in Italia che trovano regolarmente occupazione stagionale in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore».

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