L’ipotesi di un’uscita a Rovereto sud per la Valdastico Nord A31 costerebbe 3.345 milioni di euro. Un’opera che «in quanto conseguenza della combinazione degli elementi di rischio che la caratterizzano, è quindi soggetta ad un livello di variabilità non ordinario». E’ questo uno dei passaggi contenuti nello studio di fattibilità sul completamento nord dell’autostrada Valdastico, realizzato dalla concessionaria Autostrada Brescia-Padova, arrivato a novembre in Provinciaa Trento ma reso noto solo ora dal gruppo consiliare del Pd, all’opposizione rispetto alla maggioranza di centro destra.
Si tratta di un’opera che, se verrà realizzata, comporterà chilometri di gallerie e viadotti, caselli di entrata e uscita, nelle valli del Leno. Un esempio è quello della “Galleria Moscheri”: dove ci sono sette sorgenti, un sistema idrico che viene captato ad uso idropotabile per l’alimentazione dell’acquedotto di Rovereto.
«La realizzazione della galleria potrebbe drenare la parte delle acque seccando il sistema e comportando grossi rischi per l’approvvigionamento idrico di Rovereto» afferma il Pd, ma anche il suo contrario, aumentando le disponibilità idriche attuali. Non è la prima volta che una galleria intercetta una vena acquifera, spesso ignota, contribuendo ad incrementarela disponibilità idrica per uso potabile o irriguo.
Secondo quanto si legge nel materiale messo a disposizione dai consiglieri provinciali Dem, le aree di cantiere del completamento della Valdastico Nord riguardano essenzialmente lo svincolo di Rovereto, con tre ipotesi di cantierizzazione a differente peso che prevedono una occupazione di suolo tra i 46 ettari (la più estesa) e i 13 ettari (la più ridotta). Altra ipotesi riguarda le aree tecniche di pertinenza del viadotto San Colombano (2 ettari circa), con lo sviluppo di una viabilità di cantiere che caratterizza il lago di San Colombano sia in sponda destra che sinistra per una lunghezza totale di più di 4 chilometri. Ci sono poi le aree tecniche di pertinenza del Terragnolo per una superficie complessiva di circa 10 ettari.
I tempi di realizzazione per l’uscita della Valdastico Nord a Rovereto sud, come auspicato dal governo provinciale di centro destra, si stimano in 12 anni la durata del cantiere (4.336 giorni), ma potrebbero anche essere inferiori. Al lavoro ci saranno eventualmente tre frese che produrranno 12 milioni di metri cubi di materiale, per il cui stoccaggio saranno necessari più di 23 ettari di aree: tra le ipotesi ex Alumetal, la cava di Pilcante in via di esaurimento e Isola della Scala laddove sarà realizzato il nuovo interporto a servizio della futura linea ad alta capacità del Brennero. Altri siti di deposito potrebbero essere Levico, Pergine, Villa Agnedo, Besenello, Segonzano, Mezzocorona, Isera, Ala, Mori, Rovereto e Dolcè.
Nel materiale diffuso nel corso della conferenza stampa si parla anche di rischi ambientali, idrogeologici e sismici. Ad esempio del «rischio di interferenze del tracciato con faglie importanti, definite capaci, con particolare riferimento al sistema dello Schio-Vicenza, che è un sistema sismogenetico composito», cioè in grado di generare terremoti con magnitudo anche superiore a 6. Altro aspetto è il rischio di «alterazioni del regime idrico dei corsi d’acqua superficiali», con alterazioni «del deflusso dei corsi d’acqua, in particolare del torrente Leno di Terragnolo».
Come in ogni studio di fattibilità, tanti aspetti devono essere ancora finalizzati ed approfonditi, anche con modifiche al tracciato definitivo al fine di ridurne l’impatto ambientale e le negatività contenute nella relazione preliminare, in modo da realizzare finalmente un tracciato che apra verso Est un collegamento efficace tra Trentino e Veneto, avvicinando il porto di Venezia alla tratta internazionale del Brennero.
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