Il futuro del Pil italiano è segnato secondo una previsione di Prometeia che stima il I trimestre 2020 in calo dello 0,3%, valore su cui dovrebbe chiudersi anche l’andamento del Pil per l’intero 2020: di fatto, con due trimestri consecutivi in negativo, il governo BisConte delle quattro sinistre getta l’Italia in recessione tecnica, «la quarta recessione dal 2009».
Un dato che, secondo Prometeia, potrebbe anche peggiorare, «assumendo che si mettano in atto politiche di sostegno alle imprese in difficoltà e che la situazione tenda a normalizzarsi entro metà marzo».
Sulla negatività dell’economia nazionale pesa il forte calo dell’economia turistica nelle 5 regioni coinvolte dall’emergenza del coronavirus (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia): secondo il Ciset, il Centro internazionale studi sull’economia del turismo, è plausibile che nel periodo che va da marzo a maggio, si assista a una contrazione massima degli introiti totali per turismo internazionale pari a circa 2,5 miliardi di euro corrispondente a un -50% per le regioni coinvolte, percentuale registrata anche in casi simili come l’emergenza da Sars o eventi drammatici come il crollo delle Torri Gemelle a New York.
Secondo il Ciset qualora altre regioni dovessero essere coinvolte e la contrazione finisse per interessare l’intero territorio nazionale, ma con intensità inferiore stimabile al -30% medio, si può valutare che la perdita per la stagione primaverile possa salire complessivamente fino a un massimo di 4,6 miliardi di euro, rispetto a una stima tendenziale annuale di 46 miliardi di euro nel 2020.
Parallelamente, sono previste contrazioni analoghe con riferimento al movimento degli italiani all’estero e alla relativa spesa in uscita che, nel trimestre marzo-maggio, vale mediamente circa 6 miliardi, cifra che potrebbe dimezzarsi, compensando così, in termini di bilancia turistica, il calo delle entrate. Tuttavia, è plausibile che le minori uscite per vacanze all’estero si traducano solo in piccola parte in spesa per turismo in Italia, considerato che anche il movimento domestico potrà subire una riduzione generalizzata e tradursi in escursioni giornaliere di breve raggio.
Nubi si addensano anche sul proseguo della stagione invernale del Dolomiti Superski, il maggiore comprensorio sciistico italiano: secondo il presidente Sandro Lazzeri «la stagione sta andando bene, abbiamo cominciato bene, con tanta neve. L’affluenza c’è, con numerosi sciatori. Siamo nel periodo di Carnevale e se lo stanno godendo. Siamo su livelli anche superiori rispetto a quelli dell’anno scorso e non si notano segni di preoccupazione fra i frequentatori delle piste».
Però, le misure adottate da alcuni Paesi nei confronti dell’Italia, che potrebbero rallentare il turismo, soprattutto per i primi di marzo, vanno valutate con attenzione, dal momento che Dolomiti Superski conta tra i 9 e 10 milioni di primi ingressi e intorno ai 150 milioni di passaggi agli impianti a stagione, con circa 3,5 milioni di utenti unici su 450 impianti di risalita.
Fino ad oggi, l’incremento di presenze rispetto allo scorso anno è in crescita del 10% circa, ma tutto dipenderà dall’evolversi della situazione a livello internazionale. «E’ logico che questa emergenza sanitaria lascia preoccupati, soprattutto per le conseguenze che la gente può avere e quindi c’è un po’ di incertezza che domina la clientela, magari preoccupata sul rientro – evidenzia Lazzeri -. Da parte di certi Paesi ci sono state delle restrizioni che possono provocare delle disdette alberghiere, ed effettivamente siamo un po’ preoccupati di questo aspetto. Ma questo non riguarda il lavoro sulle piste. Affronteremo la situazione come viene».
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