E’ soddisfatto il presidente del Tar dell’Emilia Romagna, Giuseppe Di Nunzio, dai risultati raggiunti nel 2019 dal Tribunale amministrativo regionale, con i ricorsi pendenti dimezzati, malgrado l’organico ridotto, presentati in occasione della cerimonia che ha dato il via al nuovo anno giudiziario.
«Il nostro bilancio è molto positivo, anche nel 2019, come negli altri anni recenti – ha spiegato Di Nunzio – è stato raggiuntol’obiettivo della riduzione dell’arretrato che è stabilito dalla legge in almeno il 10%. In poco più di quattro anni, dal 2015, i ricorsi pendenti si sono dimezzati, da 4.609 a 2.452, nonostante che il flusso dei nuovi ricorsi depositati non sia diminuito e l’organico scoperto».
Con l’arrivo di un magistrato in più, l’organico del Tar è a quota 8 sugli 11 previsti, e ciò consentirà al tribunale di avvicinarsi all’obiettivo stabilito dagli standard europei che indica la decisione di ogni ricorso prima dei tre anni dalla sua presentazione.
Le sentenze del Tar di Bologna nel 2019 sono state appellate in numero minimo e tra queste quelle confermate hanno raggiunto la soglia del 95%. In totale il Tar ha pubblicato 1.306 provvedimenti decisori, collegiali e monocratici, che hanno definito 1.331 ricorsi, a fronte di 1.008 nuovi ricorsi depositati. Un dato di rilievo è relativo all’incremento dei ricorsi per l’esecuzione del giudicato, ossia quelli con i quali i privati, già vincitori in giudizio davanti al giudice ordinario, chiedono di condannare ulteriormente le amministrazioni pubbliche ad eseguire le precedenti sentenze di condanna.
«Gli appalti pubblici, l’edilizia e l’urbanistica e le controversie in materia di stranieri sono stati i settori in cui il Tar si è occupato maggiormente nel 2019 – ha aggiunto Di Nunzio – ma l’impegno si è sviluppato in ogni campo della vita sociale ed economica della Regione». Per il presidente del Tar, l’aumento dei ricorsi per l’esecuzione del giudicato è senz’altro un dato negativo, ad esempio in materia sanitaria, «per la problematica del sangue infetto». Per questo motivo, ha spiegato Di Nunzio, «le pubbliche amministrazioni hanno difficoltà crescenti a pagare i ricorrenti vittoriosi, che di conseguenza per avere le somme alle quali hanno diritto devono rivolgersi al Tar col giudizio di ottemperanza».
Le gravi insufficienze d’organico, la complessità dell’ordinamento giuridico, le disfunzioni nelle pubbliche amministrazioni e la lunghezza degli atti processuali, che «è andata aumentando con la diffusione dei metodi informatici di scrittura, che ampliano smisuratamente i testi con l’uso del cosiddetto “copia e incolla”» sono, secondo Di Nunzio, «i motivi principali che determinano la lunga durata dei processi». Senza dimenticare «il tasso di litigiosità», che è il più alto di quello presente in altri Paesi.
«L’alta litigiosità in Italia ha molte cause, a partire dalle leggi troppo complicate e variabili nel tempo – ha detto Di Nunzio-, e anche dal fatto che qualche volta l’intelligenza è sostituita dalla furbizia, cioè dal volere abusare dei diritti anziché volerli usare». Per Di Nunzio la combinazione di questi e tanti altri fattori ha determinato la lunghezza del giudizio in Italia. «Bisogna anche vedere perché vengono presentati i ricorsi – ha sottolineato -, se ad esempio fine del ricorrente non è ottenere l’annullamento del provvedimento impugnato, ma la sua sospensione, non originata da una decisione sulla probabile fondatezza del ricorso. Questo determina che altri ricorsi invece forse fondati sono esaminati in ritardo».
Inaugurazione dell’anno giudiziario e conseguente bilancio anche per la Corte dei Conti regionale. Nel 2019 sono notevolmente aumentati i decreti e le richieste istruttorie (518), gli inviti a dedurre (115), ma soprattutto sono aumentati gli atti di citazione depositati che hanno per la prima volta superato le 100 unità, costituendo il massimo risultato mai raggiunto dalla Procura presso la sezione giurisdizionale per l’Emilia Romagna della Corte dei Conti scrive nella sua relazione il Procuratore regionale, Carlo Alberto Manfredi Selvaggi. In particolare, sono state depositate 102 citazioni in giudizio di responsabilità, per un importo complessivo del danno erariale di 32.223.848,66 euro, mentre vi sono state condanne in primo grado per 16.945.943,40 euro.
Allo scorso 31 dicembre, risultavano pendenti 7.194 procedimenti. I nuovi fascicoli aperti sono 3.194, mentre sono state effettuate 826 archiviazioni e proposti 20 appelli. «Nel 2019 c’è stato un incremento degli illeciti sotto il profilo contabile – ha spiegato Manfredi Selvaggi – e quindi conseguentemente si è verificato un aumento dei giudizi di responsabilità davanti alla Corte dei Conti delle condanne emesse e delle somme recuperate».
Nella sua relazione, il Procuratore regionale ha indicato che l’aumento dell’importo delle condanne è di oltre il 50% in piùrispetto all’anno precedente.
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