2020: economia italiana all’insegna del rischio recessione

L’Istat evidenzia la debolezza della produzione industriale con attese negative durante il corso dell’anno. 

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Economia manifatturiera Eurozona entra in recessione tecnica inflazione

Nel quarto trimestre del 2019, l’economia italiana ha segnato una riduzione dei livelli produttivi. Il Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,3% in termini congiunturali, condizionato dal calo del valore aggiunto dell’industria e, in particolare, in base ai dati disponibili fino a novembre, dalla caduta della produzione di beni energetici. Nel 2019, il Pil corretto per gli effetti di calendario ha segnato un aumento limitato rispetto all’anno precedente (+0,2%) e inferiore rispetto alle previsioni.

Le prospettive a breve per la manifattura evidenziano alcuni segnali di miglioramento. Nel trimestre settembre-novembre, gli ordinativi dell’industria manifatturiera sono aumentati (+0,9% la variazione congiunturale rispetto al trimestre precedente) trainati da quelli sui mercati esteri (+2,7%). A gennaio, anche le attese sugli ordini del settore hanno mostrato un miglioramento.

Con riferimento agli scambi con l’estero, a novembre le esportazioni in valore sono diminuite del 4,2% su base congiunturale mentre le importazioni sono risultate invariate. Il calo delle esportazioni ha riguardato sia i flussi diretti verso l’Ue, con l’export che continua a mostrare segnali di debolezza (-0,9%), sia quelli verso l’extra Ue (-8,1%). La marcata flessionedelle vendite extra europee risulta, tuttavia, determinata dalle movimentazioni occasionali di beni del comparto della cantieristica navale, al netto delle quali la riduzione delle vendite è più contenuta.

Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo settembre-novembre la performance delle esportazioni è risultata complessivamente positiva (+1,4%, +1,3% al netto della componente energetica) caratterizzata dal miglioramento delle vendite dei beni strumentali e dei beni di consumo non durevoli (rispettivamente +1,8 e +2,2%), mentre è stata più contenuta per i beni intermedi (+0,4%) e negativa per quelli di consumo non durevoli (-1,6%).

A dicembre, il commercio extra Ue ha mostrato una flessione: le esportazioni sono diminuite in termini congiunturali dell’1,8% e le importazioni del 4,4%. Tuttavia, nel 2019 si è registrata una crescita sostenuta delle vendite in questi mercati (+3,8%) cui si è accompagnato un ridimensionamento del flusso di importazioni (-1,8%) condizionato dalla riduzione degli acquisti di prodotti energetici.

La produzione nelle costruzioni ha registrato a novembre una brusca frenata (-4,0% rispetto a ottobre) verosimilmente condizionata da fattori meteorologici particolarmente sfavorevoli. Il rallentamento congiunturale nel trimestre settembre-novembre è stato meno accentuato (-1,2%) e nel complesso, nei primi undici mesi dell’anno, la variazione tendenziale è stata decisamente positiva (+2,3% per la produzione corretta per gli effetti di calendario).

I dati sui permessi di costruire, che solitamente anticipano la produzione, hanno mostrato in T2 2019 una decelerazione. In particolare, per il comparto residenziale, hanno segnato una diminuzione sia il numero di nuove abitazioni sia la superficie utile abitabile (rispettivamente -2,8% e -2,7%). Nello stesso periodo, la superficie in fabbricati non residenziali ha manifestato una elevata volatilità, diminuendo del 10% rispetto al trimestre precedente dopo la marcata crescita segnata in T1 (+38,9%)

A gennaio 2020, gli indicatori di fiducia dell’economia italiana si sono mossi in modo asincronico, evidenziando una sostanziale eterogeneità tra gli operatori. La fiducia dei consumatori ha mostrato un incremento, diffuso a tutte le componenti (il clima economico ha registrato la crescita più elevata), che ha riguardato anche le attese sulla disoccupazione. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese ha segnato, invece, un peggioramento a sintesi di andamenti diversi tra i settori. Al calo delle componenti dei servizi e del commercio al dettaglio è corrisposto un aumento più marcato delle costruzioni e di intensità minore per il settore manifatturiero. In particolare, in quest’ultimo, l’aumento dell’indice ha riflesso prevalentemente il miglioramento dei giudizi sugli ordini e sulle aspettative di produzione.

L’economia italiana rimane esposta all’andamento della congiuntura internazionale, dove si registrano già segnali di rallentamento che potrebbero essere amplificati dall’epidemia di coronavirus cinese. La limitata crescita del Pil italiano, molto bassa in tutti gli ultimi anni, evidenzia un Paese in stagnazione, con il rischio di cadere nuovamente in recessionese mancheranno serie politiche di rilancio dell’economia nazionale, che rimangono difficili da mettere in atto vuoi per la limitatezza delle risorse economiche a disposizione, vuoi per l’eccessiva litigiosità all’interno della maggioranza di sinistra del governo BisConte.

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