Inaugurato l’Anno accademico 2019-’20 dell’Università di Trieste con la prolusione del rettore Roberto Di Lenarda, secondo cui «l’Università degli Studi di Trieste, che può vantare un passato e un presente ricchi di eccellenze, è pronta a lanciare le proprie sfide al futuro».
L’ateneo giuliano può contare su 10 dipartimenti, di cui 4 di «eccellenza» su scala nazionale, 8 centri interdipartimentali di ricerca, 9 biblioteche e un patrimonio librario che conta oltre 1,8 milioni di volumi e 17.000 periodici cartacei ed elettronici. Sono 71 i corsi di laurea triennale e magistrale, 28 le scuole di specializzazione, 15 i dottorati di ricerca (di cui 4 interateneo), 21 i master di I e II livello.
Sul fronte dell’internazionalizzazione, l’università di Trieste «vanta una posizione di rilievo» con 179 convenzioni quadro operative in tutti i continenti. Di queste, 71 si sono tradotte in protocolli esecutivi e oltre 500 studenti sono impegnati in programmi Erasmus in uscita, e più della metà in entrata.
Nell’anno accademico appena concluso sono stati 15.900 gli studenti iscritti ai corsi di I e di II livello, per il 57% donne, con la percentuale record in Italia del 7,6% di studenti stranieri. A tre anni dalla laurea oltre il 70% dei laureati trova lavoro, mentre a cinque anni trova una occupazione oltre l’80%, con punte di quasi il 100% in alcune aree: proporzioni che collocano l’ateneo ai primi posti tra le università italiane.
Restando sul versante post lauream, 1.000 tra specializzandi, dottorandi di ricerca e iscritti ai master e 130 assegnisti di ricerca compongono una comunità di giovani laureati di eccellenza, il 78% dei quali residenti fuori provincia e con una quota di stranieri che supera l’11%. In tutto sono quindi circa 17.000 le persone che, distribuite su vari livelli, studiano all’Universitàdi Trieste.
Cala l’organico del personale docente: dal 2000 a oggi, si registra la riduzione del 40%, con una perdita di quasi 400 unitàin meno di vent’anni. Dal 2006 a oggi i docenti ordinari si sono ridotti del 65%. Le potenzialità dell’ateneo si esprimono anche dai 134 i brevetti attivi e dalle 21 società spin-off.
La cerimonia ha visto anche il conferimento della laurea honoris causa in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Tatiana e Andra Bucci, superstiti e testimoni attive della memoria dell’Olocausto.
Per il sindaco Roberto Dipiazza, «le importanti sfide del nostro Ateneo non sono soltanto quelle di “coltivare talenti”, immaginare nuovi scenari ed anticipare le tendenze dei mercati piuttosto che inseguirle, ma anche quella di “attrattore di cervelli” da altri Paesi. Il nostro territorio, grazie all’importante sistema scientifico che ospita e alla lungimiranza del nuovo rettore e di tutta la struttura universitaria, ha gli strumenti per vincere queste sfide».
Nel suo intervento, Dipiazza ha ricordato ancora come «il comune di Trieste, insieme a molte istituzioni, in primis l’importante collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia, abbia impostato un percorso virtuoso per far crescere la rete dell’istruzione a Trieste». Con l’obiettivo a breve di «completare la realizzazione del campus universitario sull’area
dell’attuale mercato ortofrutticolo».
Per il governatore della Regione, Massimiliano Fedriga, «le competenze del nostro sistema universitario costituiscono la scintilla per alimentare la coesione sociale e per migliorare la qualità della vita dei cittadini del Friuli Venezia Giulia: l’auspicio è che il modello federativo per l’alta formazione, avviato alcuni anni fa, si consolidi sempre di più».
Per Fedriga, «un tema molto importante per la nostra Regione è quello del diritto allo studio, che – tramite l’Ardiss – garantiamo al 100% a ragazzi bisognosi e meritevoli. L’istruzione è strumento di crescita culturale e anche sociale ed è doveroso che il sistema pubblico premi e accompagni i ragazzi dotati di potenzialità che, senza l’adeguato supporto, rischierebbero di rimanere inespresse».
«Stiamo inoltre realizzando una strategia importante per quanto concerne l’alta formazione, potenziando i parchi scientifici e tecnologici, i cluster e le filiere produttive e della formazione – ha affermato il governatore del Friuli Venezia Giulia -. È necessario avere una filiera coesa, che sappia interagire con il tessuto sociale e produttivo e contribuisca ad avvicinare il mondo dell’innovazione alla formazione, garantendo ricadute effettive, tangibili e concrete per il territorio. Con l’approvazione del piano 2019-’21 della legge regionale 2 del 2011 a sostegno del sistema universitario, abbiamo approvato un programma triennale integrato, che spazia dalla didattica all’edilizia, dalle infrastrutture al potenziamento del personale dedicato alla ricerca, condiviso tra Regione e mondo universitario. Programma che gode di un budget complessivo che sfiora i 26 milioni di euro, con 16 milioni investiti nella parte corrente e 10 milioni per la riqualificazione e l’ammodernamento delle strutture edilizia e delle infrastrutture di ricerca, cui si aggiungono ulteriori fondi del Fondo Sociale Europeo».
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