Economia in chiaroscuro nel 2019 per il Friuli Venezia Giulia secondo l’analisi di Confindustria Udine, che “vede” il Pil della Regione in rallentamento, così come cala la disoccupazione, scesa dal 6,7% del 2018 al 6,4% nel 2019, con una tendenza differente a seconda del genere (con quella maschile decisamente in calo – oltre il 5% – mentre quella femminile cresce del 2,5%)
Secondo il presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, «si continua ad avere la responsabilità di cure parentali sulle spalle del lato femminile della popolazione, perché non c’é supporto sufficiente alla maternità, anche a livello Paese, e perché il recupero dell’occupazione in questo momento riguarda soprattutto il terziario manifatturiero, storicamente più in linea con un profilo di formazione maschile. Il cambiamento culturale avrà bisogno di tempo».
In regione, analogamente a quanto accade in Italia, il Pil del 2019 si attesta al +0,2% in termini reali, in deciso rallentamento rispetto all’anno precedente (+1,1%). La spesa per i consumi delle famiglie rimane costante nel 2018 e 2019 in crescita del +0,7%, «decisamente contenuta». Il dato dei risparmi delle famiglie, cresciuto del 3,8%, «dimostra una fase di mancanzadi fiducia, direttamente correlata con la riduzione degli investimenti fissi lordi», scesi dal +4,0% al +1,9%.
Nel 2020 Confindustria Udine prevede una costante di crescita del +1,9% a causa della «complessità del sistema di applicazione degli incentivi, come abbiamo visto nella manovra di bilancio 2020, e anche per il rimescolamento degli stessi». Sulla provincia di Udine l’indice della produzione industriale a fine anno chiuderà con una variazione media annua negativa (-3,7%) come non accadeva dal 2013 che «ci deve far preoccupare. Vista la manovra di bilancio e le nuove leggi in ambito fiscale e tributario non abbiamo al momento grosse speranze in un miglioramento importante di questo dato negativo» dice Mareschi Danieli, secondo cui «la competitività del sistema territoriale e regionale è messa a dura prova anche dal cuneo fiscale che è pari al doppio della Germania, nostro principale competitor».
Nei primi nove mesi del 2019, secondo Confindustria Udine, le esportazioni della provincia di Udine hanno registrato un incremento tendenziale del 6%, con una crescita tripla rispetto alla media del NordEst (+1,9%) e oltre il doppio dell’Italia (+2,5%). «La provincia di Udine è quella che sostiene le vendite all’estero dell’intera regione» ha affermato Mareschi Danieli, sottolineando la nota positiva che emerge dal dato, nonostante l’incremento sia in decrescita rispetto al +10,4% del 2018.
A livello regionale le esportazioni hanno registrato un calo del 7,2%, con il dato negativo legato soprattutto alla cantieristica. La quota dell’export udinese su quella regionale si è attestata al 44,4%, a fronte del 27,9% di Pordenone, al 20,5% di Trieste e al 7,2% di Gorizia, in crescita rispetto al 2018 (38,8%).
L’incremento delle esportazioni, nonostante il calo dei prodotti di metallurgia, metallo, mobili, elettronica e apparecchiature elettriche, è dipeso dai risultati positivi dei macchinari, dei prodotti alimentari e chimici e degli articoli in gomma e materie plastiche.
Il primo paese di destinazione si conferma la Germania con una quota pari al 16,1% del totale, in calo rispetto al 17,8% del 2018.
La propensione all’export delle imprese udinesi, che guardano in particolare all’Est Europa, trova sponda nell’attenzione all’internazionalizzazione di Confindustria Udine. «La nostra associazione è un caso unico in Italia – ha spiegato Mareschi Danieli – perché è socia e parte attiva di Confindustria Serbia, Confindustria Montenegro, è socia fondatrice di Confindustria Slovenia e ci stiamo adesso allargando alla Polonia e ad altre Confindustrie internazionali. Entriamo come soci – ha detto chiarendo il ruolo di “rompighiaccio”” svolto dall’associazione -, individuiamo delle concrete opportunità di business per le nostre aziende sia per l’export che per delle collaborazioni strategiche che possono arrivare fino al supporto dell’insediamento diretto realizzato per rafforzare la casa madre in Italia. Oltre 100 nostre associate si sono affacciate alle aree geograficamente vicine».
Quanto agli assetti interni della categoria, a livello regionale Mareschi Danieli afferma che «il Friuli Venezia Giulia ha bisogno di una Confindustria unica, unita. Questo perché dobbiamo avere una visione univoca, almeno in regione, per poter avere voce in capitolo a livello nazionale. Confindustria Udine non ha mai messo in dubbio la necessità della Confindustria unica. Questo, però, è possibile esclusivamente nel momento in cui le territoriali che devono unirsi vogliono unirsi. Non possiamo costringere nessuno a farlo – ha aggiunto -. La nostra manovra di uscita da un accordo di regionalizzazione che era esclusivamente sulla carta, fine a sé stesso, ha portato a uno scongelamento del sistema perché il sistema si è smosso e questo era il nostro obiettivo. L’idea di unione con la Confindustria Alto Adriatico è decisamente l’obiettivo della mia presidenza. E’ un obiettivo, ma non può avvenire a qualsiasi costo – ha concluso -. Si arriverà a Confindustria unica, mantenendo gli interessi delle nostre imprese della territoriale».
Quanto alla gara appena apertasi per la guida di Confindustria nazionale, Mareschi Danieli ha detto che Confindustria Udine «al momento non ci siamo schierati. Il consiglio generale darà una visione dopo aver incontrato i candidati reali. Bonomi e Illy – ha aggiunto – sono due personaggi di spicco. Bonomi ha portato avanti Assolombarda in modo assolutamente lodevole. Illy ha un’azienda che porta avanti il nome dell’Italia all’estero. E’ stato presidente anche di Altagamma. Parlando di nomi, a questo punto, a livello nazionale ci sono anche Pasini, Orsini e Mattioli. Manca poco alle candidature ufficiali. Si vedrà».
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