Rovereto, il rilancio sta tra la sua storia e una nuova aspirazione

Le elezioni comunali del 3 maggio 2020 bivio tra stagnazione e sviluppo.  Di Paolo Farinati, già assessore al comune di Rovereto 

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scalinata fondazione campana dei caduti rovereto
La Campana dei Caduti, simbolo di Rovereto e della pace nel mondo.

Rovereto si sta avvicinando alle elezioni comunali del 3 maggio 2020 in un momento in cui sta toccando con mano ancora la crisi economica partita a livello internazionale nel 2007. La città, come tutta la Vallagarina, da storico riconosciuto polo produttivo del Trentino soffre particolarmente la forte frenata subita negli ultimi lunghi 10/12 anni dalle molte imprese del settore secondario, industriale e artigianale. Molte le buste paga mancanti rispetto all’inizio del 2000. Ne consegue il calodi fatturati riscontrato pure nelle aziende del commercio e dei servizi. Questi fatti hanno generato una diffusa comprensibile sfiducia nei cittadini. Sfiducia che non poteva e non può non toccare anche la politica, nei suoi vari livelli istituzionali.

Rovereto necessita di un rilancio, sia economico che sociale e culturale. Un “New Deal” che si dovrà fondare su una nuova visione di progresso e di benessere, su un’aspirazione concreta di economia innovativa e sostenibile, ponendo al fianco di questa un’offerta scolasticoeducativa e culturale ben proiettata nel terzo millennio. Qui la storia della città e della Vallagarina ci può confortare e darci più di una valida speranza.

Rovereto nei secoli è stata culla di grande sviluppo imprenditoriale e, nel contempo, di filoni culturali che hanno aperto nuovi orizzonti e nuove epoche nel pensiero dell’umanità. Come dimenticare il fervore economico del Settecento, sostenuto dalla diffusa e libera voglia di conoscere e di sperimentare nuove intraprese. Nuove colture, nuovi filatoi, nuove tessiture, nuove officine e molto altro. Il tutto spronato anche dal nascente pensiero illuminista che ha avuto in Girolamo Tartarotti un esponente di prima linea. Non è per nulla casuale l’intitolazione a lui della nostra preziosa Biblioteca Civica. La conoscenza e il desiderio di conoscere e di intrecciare esperienze diverse hanno fatto di Rovereto un punto d’incontro tra la Mitteleuropa e il lombardoveneto, una città ammirata e frequentata non solo in quel secolo.

Nell’Ottocento, quasi in senso complementare, ecco fiorire e plasmarsi a Rovereto il fecondo pensiero di don Antonio Rosmini, quel cattolicesimo liberale che ha posto le basi di una pacifica rivoluzione nell’animo di ogni credente e che ha sancito senza alcuna deroga che “non vi è l’uomo e il diritto, ma l’uomo è il diritto”.

I nobili pensieri di Tartarotti e di Rosmini trovano ancora nella nostra città il consenso della maggioranza di noi cittadini. Come non accostare oggi, nel 2020, gli attualissimi valori del popolarismo europeo, propri anche di un grande conterraneo come Alcide Degasperi, con le sensibilità laico – riformiste – ambientaliste di altri soggetti politici. Lo conferma la diffusa preziosa azione di solidarietà e di accoglienza svolta volontariamente ogni giorno da più soggetti associativi in città.

I valori della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza e della famiglia hanno nutrito la nostra storia di comunità da parecchi secoli. Questo accanto al costante desiderio di intraprendere propria dei nostri imprenditori e dei nostri artigiani, e all’attenzione per la tutela dell’ambiente, che ha fatto di Rovereto la prima città in provincia, e tra le prime in Italia, a costruire una doppia rete idricadividendo gli scarichi fognari tra “nera” da quella da depurare e “bianca” da restituire ai corpi idrici. Inoltre, dopo aver investito con attenzione da decenni nella strategica produzione di energia idroelettrica, Rovereto ha scelto di costruire e ad attivare, prima città in Trentino, una centrale di cogenerazione, capace di fornire energia elettrica e termica alle imprese e teleriscaldamento più sicuro e più pulito ai vari quartieri cittadini. Sono solo alcuni esempi, ma altri ne potremmo citare.

Le imprese rimaste sono quelle che hanno saputo innovarsi, hanno saputo aprirsi a nuovi mercati mondiali, hanno saputo far crescere e premiare nuove professionalità. Così come hanno fatto i nostri istituti scolastici, più che mai qualificati e sempre più vicini al mondo del lavoro.

Lavoro e impresa, istruzione e cultura. Da qui Rovereto deve saper ripartire per un nuovo percorso di sviluppo sostenibile e benessere diffuso. Le intelligenze, le risorse, le volontà, le passioni ci sono. Vanno solo stimolate e proposte in maniera credibile e affidabile. Vanno uniti tutti quei soggetti sopra richiamati, ovvero il pensiero cattolico, quello autonomista, quello laico-riformista e quello ambientalista. La Rovereto che crede in questi valori, che ha nel cuore un forte senso di appartenenza territoriale e un vivo sentimento di solidarietà, che ha nell’animo la voglia di intraprendere e di valorizzare ancor più una valle che è polo unico tra nord e sud e tra est e ovest, ha il dovere di presentarsi unita, forte e convincente il prossimo 3 maggio alle elezioni comunali.

E’ un appuntamento importante, un’occasione stimolante per includere le storie, i valori e i pensieri propri della nostra cittadinanza. E’ questa un’aspirazione civile e oggi più che mai legittima e indispensabile, che la politica locale deve far propria e saper interpretare con coraggio, determinazione, chiarezza, capacità e responsabilità.

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