Il bel tempo perdurante nel corso degli ultimi giorni ha aiutato chi ha viaggiato nei lunghi ponti delle festività, ma ora presenta il conto, soprattutto al Nord, in termini di innalzamento dei livelli d’inquinamento dell’aria, con la Pianura Padana dove per lo smog sta scattando l’allarme rosso.
La situazione peggiore in Piemonte, con dodici comuni del Torinese e Alessandria che hanno raggiunto il “livello rosso” e disposto lo stop dei Diesel fino a Euro 5. Dal 27 dicembre, il livello delle micropolveri nell’aria di Torino ha superato il livello dei 50 microgrammi al metro cubo, mantenendosi costante sopra tale soglia.
Per la prima volta dal 1° ottobre scorso, data in cui sono entrati in vigore i provvedimenti di contenimento della qualitàdell’aria previsti dall’accordo di Bacino padano, le limitazioni del traffico più inquinante passano al livello emergenziale. Si aggiunge così, alle limitazioni permanenti e al blocco dei Diesel Euro 4, anche il blocco dei veicoli Diesel Euro 5immatricolati prima dell’1 gennaio 2013 e dei veicoli a benzina Euro 1, che non possono circolare dalle 8 alle 19 mercoledì 8 e giovedì 9 gennaio. Per i veicoli commerciali Euro 5 il divieto è in vigore dalle 8.30 alle 14 e dalle 16 alle 19.
Vengono introdotti, inoltre, vincoli sui sistemi di riscaldamento e l’introduzione del limite di 19° C per le temperature medie negli edifici; il divieto di ogni tipologia di combustione all’aperto, dai falò rituali ai barbecue e fuochi d’artificio; il divieto di spandere liquami zootecnici.
Va un po’ meglio in parte della Lombardia, dove il meteo favorevole alla dispersione degli inquinanti ha portato alla sospensione del divieto per gli Euro 4 in alcune aree, mentre resta a Milano, Lodi e Mantova.
Anche in parte del Veneto la situazione smog desta preoccupazione, accompagnata da polemica per i “panevin”, i tradizionali falò dei giorni intorno all’Epifania tipici del NordEst, stroncata dal governatore del Veneto, Luca Zaia («Che le polveri sottili siano l’esito dei “panevin” è infondata»).
Per Legambiente, dal primo gennaio 2020, oltre a Torino, altre 5 città capoluogo hanno fatto l’en plein superando per 6 giorni su 6 i limiti di legge previsti per le polveri sottili: Rovigo, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza, tutte situate nella Regione Veneto dove l’emergenza smog è ormai cronica. Ma non se la passano meglio città come Frosinone, Piacenza e Terni, dove i limiti sono stati superati già per 5 giorni, e Ferrara, Firenze, Mantova, Modena, Napoli, Perugia, Ravenna, Rimini, Roma e Verona dove siamo a quota 4 giorni.
«Per uscire dall’ormai cronica emergenza smog che attanaglia le nostre città ogni inverno – dice il coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente, Andrea Minutolo – non sono sufficienti le deboli misure emergenziali di blocco del traffico che vengono messe in campo in maniera sporadica e spesso controvoglia».
Che lo smog sia un problema reale nessuno lo nega, ma sarebbe opportuno identificare i reali responsabili dell’aumentodell’inquinamento atmosferico che in inverno raggiungono livelli di allarme. Responsabili che non sono i veicoli in circolazione, responsabili al più del 25% del totale delle sostanze inquinanti scaricate in atmosfera. Poco o nulla si fa per le caldaie che da dicembre a marzo vanno a tutta potenza per riscaldare uffici ed abitazioni a temperature estive, ben oltre i 20 gradi centigradi di legge, tanto che non è insolito vedere persone che in casa girano tranquillamente in canotta e mutande anche quando fuori la temperatura è sottozero.
Invece di ululare all’inquinamento, gli amministratori pubblici farebbero meglio ad intervenire sul parco caldaie (spesso obsolete) e sulla loro regolare manutenzione che dovrebbe essere annuale, aspetto su cui molti sorvolano. Anche i vari condomini dovrebbero intervenire per evitare che negli appartamenti si sviluppassero temperature degne del Sahara, anche a vantaggio delle bollette che devono pagare. Senza dimenticare i tanti, troppi negozi che anche con temperature sottozero tengono ostinatamente le porte degli esercizi spalancate, con il riscaldamento che va a mille nella falsa presunzione che il tenere le porte aperte faciliti l’ingresso degli avventori.
Che i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico siano caldaie e caldaiette varie lo evidenziano anche i datidelle varie agenzie ambientali, che al termine della stagione del riscaldamento i livelli crollano drasticamente, con una bassa soglia di inquinanti praticamente incomprimibile causata dalla produzione industriale e dal traffico. A nulla vale vietare il traffico quando c’è il far west del riscaldamento. Certo, per molti è più politicamente corretto agire sul solito traffico, evitando di intervenire sui tanti, troppi che il maglione di lana non sanno nemmeno cosa sia.
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