Passata l’Epifania per le elezioni in Emilia Romagna entrano nella fase calda, con tre settimane di impegno alla massima potenza da parte di tutti i candidati, in particolare di quelli dei due schieramenti maggiori, il centrodestra di Lucia Borgonzoni e il centro sinistra di Stefano Bonaccini, con tutti gli altri nel ruolo dei comprimari.
Il leader leghista, Matteo Salvini da qui al 25 gennaio batterà il territorio regionale palmo a palmo, per non lasciare nulla di intentato in quella che si preannuncia la vera battaglia politica del 2020: mandare il paese alle elezioni anticipate partendo proprio dalla conquista storica di una regione governata ininterrottamente da maggioranze di sinistra più o meno edulcorate al centro.
Che lungo la via Emilia la battaglia politica assurga ad un ruolo nazionale lo ha ammesso lo stesso candidato governatore uscente del centro sinistra, Stefano Bonaccini, che aveva fatto di tutto per mantenere la competizione legata ad un ambito locale, forse consapevole della debolezza del suo partito di appartenenza, quel Pd che nella campagna elettorale di Bonaccini è scomparso dai radar, sia nei loghi che nei colori tradizionali della sinistra.
Bonaccini tenta di rilanciare sui confronti diretti in televisione con la sua avversaria Lucia Borgonzoni, facendo leva sulla presenza decisamente ingombrante di Salvini che esercita un potere mediatico decisamente superiore a quello di Borgonzoni e dello stesso Bonaccini. Alle provocazioni del candidato Dem («Borgonzoni rifiuta il confronto con me?») Borgonzoni rimanda la palla nel campo avversario («a me risulta l’esatto contrario. Sono stata io a invocare un confronto diretto che Bonaccini ha sempre declinato. Io sono qui, pronta a confrontarmi con lui ovunque, dalle televisioni ai giornali, alla radio nelle piazze»).
La squadra Dem punta a darsi coraggio agendo sui sondaggi che, secondo Bonaccini, lo vedrebbero in testa nel confronto diretto sui governatori, mentre a livello di schieramento si è dinanzi ad un testa a testa, con il centro sinistra in leggero vantaggio. Dati ribaltati dal leader leghista: «io i sondaggi li faccio ogni giorno nel contatto con la gente, nelle piazze e nei vari incontri. Sarà una battaglia fino all’ultimo, ma gli ultimi sondaggi fatti alla fine dell’anno davano il centro destra già in vantaggio sul centro sinistra» ha detto Salvini guardando alle elezioni in Emilia Romagna del 26 gennaio con ottimismo puntando a bissare il fresco, storico successo in Umbria.
Salvini ha partecipato a Bologna alla “Befana del Poliziotto”, invitato dal sindacato delle forze dell’ordine. Prima di entrare, le solite polemiche con i detrattori del leader leghista che ha replicato con «io sono qua ad omaggiare donne e uomini in divisa che i loro bimbi magari li vedono poco durante l’anno e sono orgoglioso dell’accoglienza che mi è stata tributata. Se poi qualcuno ha sempre occasione per fare polemica vive male. Mi dispiace perché a sinistra c’è gente che vive male. Io mi godo la vita e non vedo l’ora che arrivi questo 26 gennaio perché – ha concluso – poi votano donne e uomini, non votano uccellini o pesci vari. Non vedo l’ora che arrivi questa festa della democrazia».
Guardando allo scenario nazionale, Salvini ha ribadito che «noi portiamo idee proposte, progetti di cambiamento e io dove c’è una divisa, sono sempre dalla parte della divisa. Ognuno fa le sue scelte: vedo molto nervosismo da parte di qualcuno a sinistra anche perché nelle piazze io trovo tanti ex elettori di sinistra che non si riconoscono in questo Pd che Bonaccini cerca di nascondere i maniera maldestra». D’altronde, ha concluso Salvini, «chi vota Bonaccini, vota Zingaretti, vota Renzi, vota l’attuale Governo, quello delle tassa sulla plastica, della prescrizione sospesa a vita. Io sono orgoglioso di quello che rappresento se qualcuno si vergogna, io non mi vergogno».
Rimanendo in tema di Befana, Salvini ai bambini delle famiglie dei poliziotti riuniti all’Antoniano ha detto «sono felice di avere ricevuto la calza del Milan con dentro tanti cioccolatini che aiutano a tirare su il morale» e rivolgendosi ai bambini li ha invitati «ad essere orgogliosi delle vostre mamme e dei vostri papà che rischiano la vita tutti i gironi per lavare la vita ad altri bambini in giro per l’Italia».
A testimonianza dell’importanza nazionale della tenzone elettorale regionale, per le elezioni in Emilia Romagna arrivano in settimana anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, il leader degli Azzurri, Silvio Berlusconi e il pentastellato Luigi Di Maio.
Intanto, il centro sinistra deve difendersi anche dagli attacchi che gli giungono dal capolista di Forza Italia a Bologna, Parma e Ferrara, Vittorio Sgarbi, che punta sulla strategia Dem di cancellare la visibilità del Pd dalla campagna elettorale. «Bonaccini ha paura di chiamarsi comunista. Perché deve vergognarsi di quello che è? Io se fossi comunista non mi vergognerei di essere comunista». Sgarbi è ottimista: «vinceremo per due ragioni – ha aggiunto affiancato dal capogruppo in Senato, Anna Maria Bernini – perché gli elettori finalmente sono chiamati a votare, ed è un voto politico, e perché il bravo candidato del centrosinistra ha un limite culturale: quello di essere stato, tutta la vita, legato al Partito comunista o al Pd e oggi di nasconderlo».
Proseguendo sul governatore in corsa per la riconferma e sulla decisione di scegliere manifesti senza il simbolo del Pd, Sgarbi ha aggiunto: «sappiamo che è una buona persona, che è nato a Campogalliano ed è anche mio amico. Però io questa cosa la trovo veramente un’umiliazione della politica, dire di non essere comunista. E allora cosa sei? Credo che il Pd che si accomoda a nascondersi dietro a Bonaccini, come si nasconde dietro al Movimento 5 Stelle, non sia un partito. La forza è dire chi siamo e Salvini dice di votare la Lega, non un candidato. Io dico votate Forza Italia. Votare la Meloni significa votare una persona che sai dove trovarla. E invece Renzi – ha concluso – dove lo trovi? Cambia posto ogni giorno, è l’amante ideale: cambia sempre posizione».
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