Facoltà di medicina, la consulta dei direttori dell’Università di Trento sconfessa Fugatti

Dura lettera di protesta della Consulta dei direttori di Ateneo circa il progetto proposto dalla Provincia. 

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Si fa più acceso il confronto sulla soluzione proposta dalla provincia di Trento per risolvere la carenza di medici attuale e, soprattutto, futura che passa attraverso la realizzazione di una facoltà di medicina in collaborazione con l’Università di Padova, quando l’Università di Trento stava battendo un’altra via in collaborazione con l’Università di Verona, con cui esiste una tradizionale collaborazione ultra decennale.

La Consulta dei direttori dell’Ateneo trentino ha preso carta e penna stilando una dura nota di protesta, contestando il progetto fortissimamente voluto dal presidente della Provincia, il leghista Maurizio Fugatti. Di seguito il testo integraledella nota diffusa alla stampa.

«Si è consumato in questi mesi uno scontro istituzionale tra la Provincia autonoma di Trento e l’Università di Trento sul tema dell’istituzione di un nuovo corso di laurea in medicina e chirurgia. Un’iniziativa del genere richiede, per i costi, le implicazioni, le conseguenze, una discussione trasparente e fondata su dati di fatto».

«La nostra università, naturale sede di un tale progetto e impegnata da molti mesi nel realizzarlo, si è vista de facto esclusa dalla discussione, esautorata della possibilità di presentare il suo piano al presidente della giunta provinciale, che ha al contrario incaricato del compito un soggetto terzo esterno al Trentino, l’Università di Padova. Allusioni esplicite – raccolte in una conferenza stampa e in interviste video – del presidente della giunta fanno ora presagire un orientamento della giunta stessa a finanziare il progetto patavino, e ad indurre l’Università di Trento a mettersi al servizio di tale progetto con il proprio assetto logistico».

«Come rappresentanti del corpo docente dell’Università di Trento manifestiamo le nostre più forti perplessità sul modo in cui l’iniziativa della giunta provinciale è stata portata avanti e comunichiamo la nostra ferma indisponibilità a partecipare a un progetto didattico che non sia frutto dell’elaborazione, discussione e approvazione da parte degli organi competenti del nostro ateneo, secondo quanto previsto dai processi di assicurazione della qualità per i quali lo stesso nostro ateneo ha ricevuto il massimo della valutazione attribuita dagli organi ministeriali».

«Esprimiamo inoltre il nostro profondo rammarico per l’intenzione di non valorizzare i ricercatori e i docenti dei nostri dipartimenti e centri, delegando a soggetti esterni la pianificazione, la direzione e la realizzazione della nuova iniziativa formativa».

«Ciò determina una palese violazione dei principi che dovrebbero regolare le relazioni tra la sfera politica e l’università. Limita inoltre il diritto costituzionale di autodeterminazione didattica dei docenti dell’Università di Trento, e altera in maniera molto grave i termini dello speciale, e finora fruttuoso, rapporto che in Trentino lega l’università e le istituzioni del governo territoriale».

«Più in generale, esprimiamo grande preoccupazione per le sorti di un ateneo fortemente voluto dal suo territorio, e che, grazie anche al costante sostegno del territorio stesso, lo ha servito per più di cinquanta anni, conquistandosi la stima dell’accademia italiana e internazionale».

«Ci auguriamo che il presidente della giunta provinciale receda da ulteriori atti che possano violare i principi ispiratoriche legano la giunta provinciale all’Università di Trento. Chiediamo inoltre, e con forza, al presidente della giunta provinciale un’inversione di tendenza, e la ripresa di un dialogo costruttivo con l’ente statale suo interlocutore naturale per l’alta formazione e la ricerca, l’Università di Trento. Nell’interesse non solo della nostra università, ma soprattutto del sistema sanitario trentino e dei malati che hanno bisogno di cure all’altezza delle sfide di oggi».

Il documento termina con la firma dei vari direttori di facoltà: Marco Andreatta, Paolo Baggio, Flavio Bazzana, Oreste Bursi, Fulvio Cortese, Mario Diani, Andrea Fracasso, Paolo Giorgini, Marco Gozzi, Carlo Miniussi, Giulio Monaco, Ilaria Pertot, Dario Petri, Alessandro Quattrone, Paola Venuti.

Il documento dell’Università di Trento, realtà finanziata quasi interamente dal bilancio provinciale, va ad aggiungersi alle pesanti critiche già sollevate sul progetto proposto da Fugatti da parte dell’Ordine provinciale dei medici, che ha sottolineato come i problemi attuali non siano derivanti dalla carenza di medici laureati, che ci sono, ma di medici specializzati, per i quali mancano le borse di studio che consentono l’accesso ai corsi di specializzazione, unico viatico per poi potere accedere ai concorsi presso la pubblica sanità.

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