Cinquanta testate nucleari sarebbero pronte ad essere traslocate dalla base turca Nato di Incirlik, in Anatolia, alla base Usaf di Aviano, in Friuli Venezia Giulia, facendolo diventare il principale deposito atomico europeo Nato, in quanto gli Usa diffiderebbero sempre più della fedeltà alla Nato del presidente turco Recep Tayyip Erdogan per via del suo avvicinamento sempre più crescente con la Russia di Vladimir Putin.
L’ipotesi, rilanciata da alcune testate digitali, è stata ventilata dal generale della Nato Chuck Wald, già comandante del XXXI stormo “Fighter Wing” di Aviano dal 1995 al 1997, in un’intervista di qualche tempo fa all’agenzia Bloomberg, parlando dei difficili rapporti tra Stati Uniti e Turchia, aveva citato l’opportunità di ricollocare le testate nucleari attualmente allocate nella base turca: «idealmente, la loro nuova destinazione dovrebbe essere sul sud europeo ed una possibilità potrebbe essere la base italiana di Aviano – affermava Wald -. Da un punto di vista logistico, non ci sarebbero difficoltà». La base pordenonese è sede di uno stormo dell’Usaf (il XXXI “Fighter Wing”) a capacità nucleare.
La possibilità di trasferire gli armamenti nucleari Nato turchi in Italia ha subito provocato reazioni polemiche. «L’Italiadiventerebbe il deposito di armi nucleari più imponente di tutta Europa se fosse confermata la notizia del trasferimento di 50 testate nucleari, provenienti dalla base Nato turca di Incirlik, e questo sarebbe un fatto di una gravità inaudita perché si sommerebbero ad altre 30 testate già presenti nella base italiana di Aviano», dice il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che chiede al governo BisConte di riferire al più presto in Parlamento.
Secondo Bonelli «in Europa, secondo un documento dello scorso aprile della Commissione per la Sicurezza e la Difesa dell’Assemblea parlamentare Nato, sono presenti in totale 150 bombe nucleari, di cui ben 90 di tipo B61 sono solo in Italia. Di queste, 50 sono dislocate nella base di Aviano in provincia di Pordenone e altre 40 nella base aerea di Ghedi inprovincia di Brescia, se dovessero arrivare le 50 armi nucleari dalla Turchia il totale arriverebbe a 140 testate atomichesolo in Italia. Quello che sta accadendo in Italia viola il Trattato di non proliferazione di armi nucleari (TNP) che all’art. 2 prevede che uno stato non nucleare non possa ospitare armi nucleari».
Secondo uno studio della Federazione degli scienziati americani (Fas), gli Stati Uniti sarebbero in possesso di 3.800 ordigni nucleari di varia potenza, stoccati in 24 luoghi diversi, di cui sei sarebbero distribuiti in altrettanti paesi europei (Aviano e Ghedi in Italia, Büchel in Germania, Icirlik in Turchia, Kleine Brogel in Belgio e Volkel nei Paesi Bassi).
Ancora una volta stride, oltre il silenzio del governo BisConte, pure l’ambivalenza del comportamento del leader grillino Luigi Di Maio: «è inaccettabile – afferma Bonelli – il silenzio del ministro degli Esteri Di Maio che, quando era all’opposizione, aveva sottoscritto il documento della Campagna Internazionale per la Messa al Bando delle Armi Nucleari (ICAN) che chiedeva all’Italia di firmare il trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari già sottoscritto da 70 paesi e ratificato da 26. Una volta, nella precedente legislatura, c’erano 200 parlamentari (maggioranza Pd-M5S e sinistra) che chiedevano la firma dell’Italia al trattato Onu, ora si è al governo e come da prassi le posizioni cambiano».
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