In Friuli Venezia Giulia l’iniziativa imprenditoriale stenta, con la Camera di commercio di Pordenone e Udine che registra il calo delle imprese attive e le iscrizioni di nuove attività, mentre crescono le start-up, contratti di rete e unità secondarie.
Le imprese attive registrate nelle due province, al 30 novembre, sono 102.187 e il 5,2% sono in stato di sofferenza. Dal 2013 a oggi sono di 5.231 unità (-4,9%) di cui 2.443 nel settore primario. L’unica eccezione è nel settore dei servizi che nel quinquennio in esame ha segnato un +4,5%. Nel periodo gennaio-settembre 2019 se da un lato sono calati i fallimenti (-6,6%), dall’altro sono cresciute le procedure di scioglimenti e liquidazioni (+9,7%).
In calo sono anche le iscrizioni di nuove imprese: nel periodo gennaio-novembre 2019 sono state 4.860, quando nell’intero 2018 erano state 5.450. In controtendenza i dati delle unità secondarie (cresciute dalle 20.523 nel 2001 alle attuali 26.199) e delle start-up innovative: 227 al 17 dicembre a fronte delle 224 dello scorso anno, con il Friuli Venezia Giulia secondo in Italia per percentuali di start-up sul totale delle nuove società di capitali. In crescita anche le imprese che 3 dicembre 2019 hanno stipulato un contratto di rete: 1.631 a fronte delle 1.410.
«I dati – secondo il presidente della Camera di Commercio di Pordenone e Udine, Giovanni Da Pozzo – rispecchiano una situazione da luci e ombre, ci sono segnali di fiducia, ma allo stesso tempo ci troviamo in un’epoca di cambiamenti davvero epocali, che stanno rivoluzionando i consumi e il modo di produrre e vendere, oltre che più in generale il modo stesso di relazionarci e vivere».
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