Mario Brunello, direttore artistico della stagione di musica da camera del Teatro Toniolo di Mestre, lo ha definito «uno strano duo, nelle voci di un violoncello e di un mandolino, strumenti che nelle mani di Giovanni Sollima e Avi Avitalsorprendono sempre». Sollima è uno di quei musicisti che si definiscono virtuosi, per la capacità di trovare sempre nuove figurazioni, eseguite con apparente facilità, dovute all’esperienza e ad un eccellente bagaglio tecnico.
L’esordio dal vivo è avvenuto la scorsa estate nell’ambito de “I suoni delle Dolomiti”. Il successo ottenuto ha indotto il duo a continuare con programmi non perfettamente definiti, per la gioia di tratteggiare una narrazione che cambia di serata in serata, secondo lo stimolo provocato in quel preciso momento da quel particolare brano, che determina la costruzione della scaletta.
Non è frequente l’incontro tra mandolino e violoncello soltanto, eppure l’accostamento delle sonorità ha portato una ventata di freschezza in platea. Un repertorio di “World Music”, in cui rientra la riscoperta di tradizioni legate al Sud d’Italia, tre pezzi “classici” e qualche composizione originale. 80 minuti tutti d’un fiato, con parecchi assolo e alcune esecuzioni del singolo musicista.
Il primo trittico, che potrebbe essere una medley, ha messo insieme un brano tradizionale ladino, uno turco, “Nacyer Nacyer” e uno macedone, “Ako umram il zaginam”. C’è spesso un andamento circolare, che prevede ripetizioni tematiche. Ci sono echi mediorientali con tempi dispari, una ritmicità di fondo e note spesso molto acute. La delicatezza e il morbido volume del mandolino, conferiscono una sognante dolcezza.
Ottima la scelta dei tre brani classici: la “Sonata K 89 per strumento soprano e basso continuo in Re minore”, di Domenico Scarlatti, in tre movimenti; la “Quarta Sonata a Doi. Sopron & Trombon overo violita Alegra” di Dario Castello, un compositore veneziano di cui poco si conosce della vita; la “Canzon Terza” (1635, Venezia) di Girolamo Frescobaldi.
E ancora, tre pezzi di Sollima, uno eseguito in solitudine, “Natural Songbook I e III”, durante il quale il violoncellista si alza continuando a suonare e spostandosi da un seggiolino all’altro. Momenti velocissimi, arrembanti, interpretati quasi con un furore benefico. Dall’album “Viaggio in Italia” segue poi “Federico Secondo” e infine “Alep pesce” per “Il bestiario di Leonardo”.
Un omaggio al padre Eliodoro è “Tarantella Orientale”, scritta a soli 14 anni. Si ritaglia un ampio spazio anche Avital, quando interpreta una melodia bulgara “Prglude”, che di solito esegue come bis. L’ascoltò in un festival internazionale, eseguita da un vecchio fisarmonicista. Se la fece insegnare e da allora non se ne separa più.
Dopo un ultimo pezzo ladino e uno di tradizione sefardita spagnola, l’ultima parte verte tutta su canzoni tradizionali del Salento riarrangiate da Sollima – “Fronni d’alia” e “Beddha ci dormi”- e da una scatenante “pizzica” a mo’ di congedo finale, tra il tripudio in platea, le mani che si spellano e i bravo a gran voce.
Un programma interessante, che potrebbe variare alla scoperta di altre tradizioni musicali degne di essere conosciute da chi ama la buona musica.
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