Nuovi fardelli burocratici per le PMI con oneri finanziari per 3,2 miliardi di euro

Cgia: «il nuovo “Codice della crisi e dell’insolvenza” appesantisce gravemente i costi di gestione delle aziende, soprattutto di quelle piccole».

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taglio della burocraziai

Nel 2020 il peso economico dei nuovi fardelli burocratici per chi fa l’imprenditore è destinato ad aumentare. Tra gli adempimenti imposti dal nuovoCodice della crisi e dell’insolvenza”, le nuove disposizioni sul contrasto all’omesso versamento delle ritenute Irpef dei dipendenti delle aziende che lavorano in subappalto e l’obbligo esteso a tutte le imprese di inviare telematicamente i corrispettivi, secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre le Pmi subiranno un aumento dei costi burocratici complessivi pari ad almeno 3,2 miliardi di euro.

L’associazione Artigiani e piccole imprese di Mestre analizza ogni nuovo onere gravante sulle imprese, che avranno ulteriori difficoltà a far quadrare i loro bilanci.

Nuovo “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”

Tra i nuovi fardelli burocratici per evitare il fallimento delle Pmi, il legislatore ha introdotto questo codice anticrisi che impone anche alle Srl di piccole dimensioni di nominare un organo di controllo composto o da un collegio sindacale o da un sindaco unico o da un revisore dei conti. Operazione che obbliga, tra le altre cose, la modifica dello statuto societario. L’obiettivo di questa misura? Rilevare precocemente i primi segnali di crisi di un’azienda attraverso la tempestiva adozione di misure idonee a superarla, quando possibile, o a regolarla, prima dell’insolvenza conclamata.

Si è veramente sicuri che grazie a questo nuovo sistema di allarme preventivo, molte piccole imprese eviteranno di intraprendere la strada del fallimento? «Sebbene potessero contare su un management di alto livello, sull’apporto di advisor esterni, sull’intervento dei collegi sindacali e sull’attività di vigilanza e di controllo dei tecnici della Banca d’Italia e della Consob, realtà come Banca Etruria, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, Monte dei Paschi di Siena, Carige e la Banca Popolare di Bari sono fallite o si trovano in una situazione particolarmente delicata – afferma il coordinatoredell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo -. Queste sono o erano degli istituti di credito con responsabilità economiche, sociali ed etiche molto superiori a quelle in capo ad una ipotetica Pmi e, nonostante l’elevato numero di esperti contabili, a disposizione hanno chiuso o sono state salvate in extremis, grazie all’intervento di soggetti esterni».

In altri termini, si può essere certi che questa misura, pur riconoscendole di avere nel DNA dei nobili propositi, alla fine non contribuirà ad attivare “solo” qualche consulenza aggiuntiva a tantissimi liberi professionisti?

I costi per adempiere agli obblighi imposti dal “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza” sono molto importanti: secondo un’analisi condotta dal Cerved, sulle micro e sulle le Pmi ammonterebbero complessivamente a 2,9 miliardi di euro, anche se nel proseguo degli anni potrebbero far risparmiare al sistema economico del Paese circa 6 miliardi. Tuttavia, se i costi iniziali sono certi, diversamente sarà molto difficile “quantificare” i vantaggi futuri legati agli ipotetici mancati fallimenti aziendali.

Stretta sugli appalti: obbligo invio copia versamenti ritenute Irpef

Con il decreto fiscale collegato alla manovra di Bilancio 2020 che è stato approvato definitivamente nei giorni scorsi, viene disposto l’obbligo, per chi affida il compimento di un’opera o un servizio di importo annuo superiore a 200.000 euro, di richiedere all’impresa appaltatrice o affidataria e alle imprese subappaltarici, copia degli attestati di versamento delle ritenute operate sulle retribuzioni corrisposte al personale impiegato nell’esecuzione delle opere o dei servizi affidati.

Adempimento, ricorda la Cgia, che ha l’obiettivo di contrastare il mancato versamento delle ritenute Irpef dei dipendenti; irregolarità, quest’ultima, molto diffusa specie nelle filiere del settore edile. In caso di mancata risposta, oppure se risultano omessi o insufficienti versamenti, il committente dovrà sospendere il pagamento dei corrispettivi maturati dall’impresa. Pertanto, queste disposizioni obbligheranno queste attività ad inviare le deleghe e le informazioni necessarie per verificare il versamento delle ritenute, ovviamente con costi aggiuntivi che l’Ufficio studi della Cgia stima in almeno 300 milioni di euro all’anno. Operazione, tra l’altro, molto complessa, visto che l’alta flessibilità presente nel settore edile, ad esempio, porta moltissime piccole imprese a lavorare per più di un committente, anche nello stesso giorno.

Un carico di nuova burocrazia che poteva essere evitato introducendo, anche per le ritenute Irpef, la stessa procedura che utilizza l’Inps per verificare il corretto pagamento dei contributi previdenziali, ovvero il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva). Per le ritenute, ovviamente, il referente pubblico non poteva che essere l’Agenzia delle Entrate.

Invio e memorizzazione telematica dei corrispettivi

Tra i nuovi fardelli burocratici c’è il Decreto legge n. 119 del 2018 ha introdotto l’obbligo di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri all’Agenzia delle Entrate: l’operazione dovrà essere eseguita anche dai commercianti al minuto, dagli artigiani e dai soggetti assimilati. L’obbligo, entrato in vigore l’1 luglio 2019 per le aziende con fatturato superiore a 400.000 euro, viene esteso a tutti gli altri operatori a partire dal prossimo 1 gennaio 2020.

Per le piccole e micro aziende la memorizzazione e la trasmissione telematica dei corrispettivi dovranno essere effettuate tramite un registratore telematico. Tra chi lo dovrà acquistare perché per legge fino ad ora non era obbligato ad averlo, chi lo dovrà sostituire o dovrà solo aggiornare quello attualmente in possesso, l’Ufficio studi della Cgia stima in 1.600.000 le unità produttive interessate dall’operazione. Al netto dei benefici fiscali riconducibili all’ammortamento del costo, l’aggravio per ogni azienda è stimato in circa 300 euro. Per adempiere a questo obbligo, pertanto, le piccole e micro aziende dovranno sostenere un costo complessivo una tantum di circa 500.000 euro.

Fino al 30 giugno 2020, sarà in vigore un periodo transitorio di sospensione delle sanzioni, pur essendo vigente l’obbligo dell’invio. Sanzioni che, tuttavia, si applicheranno in caso di invio telematico dei dati sui corrispettivi oltre il mese successivo a quello di effettuazione dell’operazione.

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