L’alpinismo diventa patrimonio immateriale dell’Unesco

La decisione nel corso della sessione annuale a Bogotà in Colombia. Messner: «necessario definire quale tipo di alpinismo sia un patrimonio da tutelare».

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L’alpinismo entra a far parte dei beni tutelati dall’Unesco grazie alla decisione del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che, nella sessione di Bogotà in Colombia, ha votato all’unanimità dei 178 delegati.

«L’arte di scalare le montagne e le pareti rocciose, grazie a capacità fisiche, tecniche e intellettuali» è stata così inseritanella lista dei beni immateriali, concludendo un iter avviato nel 2008. A presentare la candidatura sono state Italia, Francia e Svizzera, con il coordinamento dei comuni di Courmayeur e Chamonix.

Il Comitato intergovernativo riconosce che l’iscrizione dell’alpinismo «evidenzia lo stretto rapporto tra patrimonio culturale immateriale, ambiente e sviluppo sostenibile». Inoltre, «rafforza il senso di responsabilità condivisa per il mantenimento e il recupero di luoghi di notevole valore sociale, come i rifugi di alta montagna» e «sensibilizza gli Stati contraenti in merito alla presenza di una storia e di valori comuni».

Il riconoscimento Unesco apre la strada ad azioni concrete a favore dell’alpinismo. Tra in temi in agenda ci sono l’evoluzione della pratica davanti agli effetti dei cambiamenti climatici, l’adozione di strategie comuni davanti alla questione della responsabilità e dell’assunzione del rischio da parte degli alpinisti, il mantenimento e il rinnovamento anche tecnologico dei rifugi nell’ottica della sostenibilità e dell’efficienza energetica, la trasmissione della pratica alle nuove generazioni, la libertà di esercizio dell’alpinismo nel rispetto dell’ambiente e della natura.

Per lo scalatore altoatesino Reinhold Messner, primo a salire tutti gli Ottomila della Terra, «occorre definire di quale alpinismo si tratta. Parliamo di quello che sarà presente alle Olimpiadi di Tokyo attraverso le gare di arrampicata? Questo è sport. Oppure delle salite su piste già preparate da altri per arrivare sulla cima dell’Everest o del Monte Bianco? Questo è turismo. Secondo me va considerato l’alpinismo tradizionale, che è un fatto culturale, un approccio con la montagna. Questo è un bene che va messo sotto tutela».

Secondo Vincenzo Torti, presidente generale del Club Alpino Italiano, «se da un lato questo riconoscimento internazionale contribuirà a dare visibilità all’alpinismo in quanto tale, dall’altro comporterà l’obbligo di adottare specifiche misure di salvaguardia», riferendosi ad «azioni di sensibilizzazione verso i possibili nuovi aderenti, partendo dal presupposto che, ferma la libertà di accesso alle montagne, l’avvicinamento alla loro frequentazione richiede fasi di apprendimento e di accompagnamento, l’esatto contrario della superficialità con cui vengono pubblicizzati messaggi di avventura “no-limits”»

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