Nel terzo trimestre, secondo l’Istat, è proseguita la fase di debolezza della crescita dell’economia italiana iniziata nel 2018 che mantiene il Paese in una fase di perdurante stagnazione dell’economia.
Il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% su base congiunturale (la stessa dinamica in atto da T4 2018). Le scorte sono tornate a fornire un contributo positivo alla crescita (+0,3 punti percentuali) mentre l’apporto della domanda estera netta, a seguito del rallentamento delle esportazioni di beni e servizi e della crescita delle importazioni, è stato negativo (-0,4 punti percentuali).
La domanda interna al netto delle scorte, sostenuta dalla ripresa dei consumi finali nazionali (+0,3% sul trimestre precedente), ha contribuito positivamente (+0,2%). Tra luglio e settembre, per gli investimenti è proseguita la fase di ridimensionamento (-0,2% da +0,2% in T2 2019 e +2,4% in T1) condizionata dalla marcata riduzione della componente dei mezzi di trasporto (-1,9% da +10,1% e +6,3% in T1 e T2) e da quella più moderata della spesa per impianti, macchinari e armamenti (-0,5%) e per prodotti di proprietà intellettuale (-0,4%). Gli investimenti nel settore delle abitazioni hanno, invece, registrato l’unica variazione positiva (+0,2%).
Dal lato dell’offerta, in T3 il valore aggiunto dell’industria in senso stretto ha segnato il secondo calo congiunturale consecutivo (-0,2% da -0,3% in T2), mentre i servizi hanno mostrato un incremento anche se in rallentamento rispetto al trimestre precedente (+0,1% da +0,3%). Il differente andamento tra i due settori emerge anche nei corrispondenti indici di diffusione. L’indicatore, che misura la percentuale di settori in crescita rispetto al totale dei settori, si è confermato inferiore al 50% nella manifattura mentre quello dei servizi è risultato in leggero aumento rispetto al trimestre precedente, mantenendosi sopra la soglia del 50%.
A settembre, le esportazioni di beni sono aumentate rispetto al mese precedente (+1,2 %), mentre le importazioni si sono lievemente ridotte (-0,2%). Entrambi i flussi sono risultati in crescita in termini tendenziali (rispettivamente +6,2% e +2,1%). Nel terzo trimestre, tuttavia, sia le vendite sia gli acquisti dall’estero si sono ridimensionati rispetto al trimestre precedente a causa, in particolare, del calo dei flussi relativi all’Ue (-1,3% e -0,7% rispettivamente), quelli relativi ai mercati extra-Uehanno invece mostrato minimi segnali positivi (+0,1% e +0,5%).
Nel complesso, la contrazione delle esportazioni in valore nel periodo considerato è stata diffusa a quasi tutte le tipologiedi beni, riguardando in particolare i beni strumentali (-1,2%), in calo dal primo trimestre dell’anno, mentre i beni intermedi hanno registrato un lieve aumento rispetto a T2 (+0,1%). I dati provvisori relativi a ottobre confermano la vivacità dell’export verso i mercati extra europei (+6,1% congiunturale), sostenuta dal forte incremento delle vendite di beni strumentali. Le importazioni sono diminuite del 3,9%, a causa soprattutto del significativo calo di acquisti di beni energetici e di beni strumentali e intermedi.
L’indice del clima di fiducia, a novembre, ha mostrato una flessione per i consumatori a seguito del peggioramento di giudizi e attese sulla situazione economica italiana e di aspettative più sfavorevoli sulla disoccupazione. L’indice di fiducia delle imprese ha, invece, registrato un marginale miglioramento, rimanendo tuttavia su livelli molto inferiori rispetto alla media del 2018. L’incremento è stato diffuso a tutti i settori economici a eccezione delle costruzioni che hanno sperimentato una marcata riduzione. Le imprese manifatturiere hanno segnalato un deterioramento delle attese di produzione e dei giudizi sugli ordini e il saldo dei giudizi sulle scorte è diminuito.
I valori dell’indicatore anticipatore evidenziano il proseguimento della fase di debolezza dei livelli di attività economica. Nell’ultima parte dell’anno, in base alle recenti previsioni dell’Istat, l’evoluzione del Pil è attesa mantenere ritmi modesti, tipici di una stagnazione dell’economia, e la crescita in media annua attestarsi allo 0,2%.
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