Friuli Venezia Giulia: il 24% dei bambini sono obesi a causa dei cattivi stili di vita

Lo conferma la ricerca dell’Irccs “Burlo Garofolo” che conduce da anni numerosi studi per capire come abitudini alimentari e stili di vita condizionino la salute dei bambini.

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Dagli studi condotti dall’Irccs Materno InfantileBurlo Garofolo” di Trieste da molti anni per valutare le abitudini alimentarie gli stili di vita delle mamme in gravidanza e, una volta nati, dei loro bambini emerge che nel Friuli Venezia Giulia il 24% dei bambini sono obesi o in sovrappeso, la maggior parte svolge un’insufficiente attività fisica, e presenta un consumo insufficiente di pesce, frutta e verdura: tutti fattori che contribuiscono ad aumentare il rischio di insorgenza in età adulta di patologie, come quelle cardiovascolari.

Per il vicepresidente della Regione con delega alla salute, Riccardo Riccardi, «questi sono dati preoccupanti che esigono una risposta strutturata e integrata. Il ruolo della cultura della prevenzione è fondamentale per il contrasto di questi fenomeni: il coinvolgimento delle famiglie e dell’intero sistema sociale in un programma di salute ampio e condiviso, che è parte integrante di stiamo attuando con la riforma del sistema sanitario, è di certo un importante supporto a quanto perseguito dagli studi scientifici sulla materia».

Gli studi di cui si occupa il Burlo Garofolo sono stati presentati presso l’Aula Magna dell’Ospedale durante un evento svoltosi nel contesto della manifestazione “Diritti e storti” organizzata per il XXX anniversario della Convenzione Internazionale Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

«Lo studio PHIME è un progetto europeo, coordinato dal Burlo Garofolo per quanto riguarda la parte italiana, il cui scopo è quello di indagare la relazione esistente tra l’esposizione a basse dosi di metalli pesanti, in particolare mercurio, e il neurosviluppo del bambino» ha spiegato Valentina Rosolen, analista statistica che ha collaborato allo studio occupandosi in particolare dell’elaborazione dei dati. Sono state selezionate a Trieste 900 mamme in gravidanza di cui sono state valutate le abitudini alimentari, in particolare il consumo di pesce dove il mercurio si accumula, gli stili di vita (attività fisica, fumo e alcol) e le condizioni socioeconomiche; sono state eseguite valutazioni dello sviluppo neuropsicologico dei bambini a 18 mesi, 3 anni e 6/7 anni e sono state indagate le loro abitudini alimentari. L’esposizione agli inquinanti è stata valutata in urine, sangue e capelli sia delle mamme che dei bambini.

I risultati di questo studio evidenziano un effetto limitato del mercurio, con un neurosviluppo ottimale per la maggior parte dei bambini considerati. È risultato invece insufficiente, rispetto a quanto raccomandato, il consumo di pesce, fondamentale per apportare acidi grassi omega-3 e omega-6, importantissimi per lo sviluppo cognitivo del bambino. Inoltre, dalle rilevazioni nutrizionali fatte dal Burlo Garofolo, è risultato che «la dieta durante i primi due anni di vita è poco varia: si consumano principalmente latte e derivati e carne, mentre si tendono a evitare uova, legumi e pesce, si ha dunque un apporto eccessivo di proteine e carboidrati, specialmente zuccheri, e uno sbilanciato apporto di grassi» secondo la nutrizionista Federica Concina.

Durante il convegno sono stati presentati da Paola Pani, esperta nutrizionista che si occupa delle sorveglianze nutrizionali, i risultati relativi alla Regione del monitoraggio di 8.000 donne in gravidanza, la cui alimentazione e il cui peso corporeo potrebbero influenzare la salute del nascituro e della mamma stessa: «il 26% sono risultate sovrappeso o obese ancora prima della gravidanza e durante il periodo della gestazione e solo il 35% ha avuto un corretto aumento di peso».

Infine, la dietista Claudia Carletti ha riportato i risultati relativi al progettoOkkio alla salute” 2016, che ha valutato le abitudini alimentari e gli stili di vita dei bambini di terza elementare. «In Friuli Venezia Giulia il 24% dei bambini sono obesi o in sovrappeso. In generale consumano poca frutta e verdura e svolgono scarsa attività fisica, vedendo così aumentato il rischio di insorgenza di obesità e patologie cardiovascolari anche in età adulta».

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