Il confronto tra pubblico e privato sullo sviluppo della Via della Seta tra Italia e Cina per meglio individuare le azioni da intraprendere nei rapporti del mondo economico tra i paesi euroasiatici, e non solo è il tema del terzo “Belt and Road summit: successfull Business in the way ahead”, organizzato da “The European house Ambrosetti” e “China development institute” alla Stazione Marittima di Trieste.
Tra i relatori, Fang Gang, presidente del China development institute, Li Junhua ambasciatore della Cina in Italia, Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia, viceministri dell’Iran e del Myanmar, vertici di organizzazioni industriali (Singapore) e del commercio marittimo provenienti da vari Paesi, il presidente dell’Autorità portuale di Trieste, Zeno D’Agostino, rappresentanti della Bers, il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Quella di Trieste è la terza edizione del summit, che in precedenza si è svolto a Venezia (2017) e a Shenzen (Cina, 2018).
«Il governo cinese ha investito per costruire parchi industriali e tecnologici perché sarebbe triste che ci fossero bellissime via di comunicazione, ma nessun traffico che si sposta» ha detto Fan Gang, ricordando che oltre agli 800 parchi costruiti in Cina dal Governo, per valorizzare l’investimento della Via della Seta «ne abbiamo costruiti 84 in tutto il mondo soprattutto nel SudEst asiatico, in Africa, Asia centrale. Lo sviluppo e l’industrializzazione sono affidati ai privati, la “Belt and road initiative” potrebbe essere utile per modificare gli investimenti e per valorizzare la produttività locale che è fondamentale per lo sviluppo in generale. Con la “Belt and road initiative” inoltre, credo, che si possa prendere in considerazione anche il ruolo dei paese emergenti».
Da parte sua, l’ambasciatore della Cina in Italia, Li Junhua, «per mantenere lo slancio dell’ economia dobbiamo distruggere i muri e non costruirli, dobbiamo mantenere la cooperazione e respingere il protezionismo. La globalizzazione – ha spiegato Li Junhua – ha cambiato il mondo negli ultimi 30 anni. La Via della Seta si pone come obiettivo di collegare il mondo con enormi ritorni economici per il mondo produttivo. La globalizzazione mondiale deve essere però equilibrata e sostenibile». L’ambasciatore ha anche parlato di un «futuro scoraggiante» dopo la previsione del Fondo monetario internazionale che parla di una crescita del 3% a livello mondiale. Dunque è normale che «in questo momento critico molti si chiedano se la “Belt and road initiative” potrà realizzarsi, servono passi concreti per una economia aperta con beneficio per tutti i paesi. Il valore strategico è, però enorme» e questo sviluppo «deve essere volto anche alla sostenibilità ambientale e deve andare a vantaggio di tutti i popoli interessati». L’ambasciatore ha poi elencato alcune cifre in merito alla “Belt and road initiative”: sono stati creati 367.000 posti di lavoro «possiamo ridurre del 2,5% il tempo dei trasporti marittimi e ci sarà una riduzione dei costi del 2,2%».
Secondo Li Junhua «lo spazio di cooperazione tra Cina ed Unione Europea crescerà ulteriormente nei prossimi anni grazie agli accordi a cui si sta lavorando. Il governo cinese si aprirà verso l’estero e migliorerà la tutela della proprietà intellettuale. La cooperazione è eccellente anche se abbiamo davanti un cammino complesso. Siamo davanti a grandi sfide e dobbiamo mantenere la cooperazione respingendo il protezionismo: solo così potremmo mantenere lo slancio dell’economia. Dobbiamo distruggere i muri e non costruirli, dobbiamo unire gli sforzi».
Per il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, «la Via della Seta non è solo logistica, ma sviluppo reciproco che deve essere percepito dalla popolazione con un miglioramento della qualità della vita e lavorativa. Trieste e tutta la regione rappresentano un’opportunità per tutti i paesi che vogliono guardare al centro ed est Europa, siamo hub di quest’area non soltanto dal punto di vista logistico, ma anche del terziario avanzato. Spero le imprese che vogliono insediarsi in zona franca – ha aggiunto Fedriga – possano avere una procedura standard e non una procedura “sartoriale” ogni volta che qualcuno vuole fare un investimento perché in questo modo si rischia di peggiorare l’attrattività di questa area, e per questo ho fatto un appello anche al Governo».
Per Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità portuale del mare Adriatico orientale, «se non si sa come collegarci alla “Belt and road initiative” la colpa non è dei cinesi, ma dell’ Italia e dell’Europa. Non devo chiedere alla Cina dove vuole arrivare, ma a noi. Una domanda alla quale non sento spesso una risposta. La “Belt and road initiative” è un’opportunità per costruire la nostra vision locale e dello stato. Con tutta franchezza, questa corrispondenza è difficile, non solo in Italia ma credo anche in Europa. Il porto di Trieste è un porto franco e possiamo accogliere anche l’insediamento di attività manifatturiere. In questo momento di guerre commerciali tra Cina e Usa una zona franca può accogliere investimenti delle aziende e il risultato è la creazione di flussi di aziende lungo la nuova via della seta».
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, consultate i canali social:
Telegram
https://twitter.com/nestquotidiano
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/
https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/
© Riproduzione Riservata