Si è riunito a Roma alla presenza del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, il Comitato paritetico del Fondo Comuni Confinanti, guidato dal deputato belluese Dem, Roger De Menech, che già in precedenza aveva seguito la presidenza del Fondo.
L’incontro ha visto la partecipazione del presidente della provincia di Trento, Fabrizio Fugatti, del delegato della provincia di Bolzano, Maurizio Mazagg, dell’assessore agli Enti locali, montagna e piccoli comuni della regione Lombardia, Massimo Sertori, della vicepresidente della provincia di Belluno, Serenella Bogana, e dei rappresentanti dei sindaci dei comuni di Confine, Massimiliano Adamoli, sindaco di Dolcè (VR), Marina Lanzetti, sindaco di Ceto (BS), Giovanni Antonio Sella, sindaco di Laghi (VI).
Boccia, coadiuvato da De Menech, ha voluto innanzitutto focalizzare l’attenzione sullo stato attuale del Fondo, sulle criticità e sui punti di forza emersi nella gestione delle risorse della precedente programmazione 2010-2018, sia per quanto concerne i progetti su avviso che per quanto concerne la progettazione strategica d’area vasta.
I progetti attualmente in essere sono 494 per un valore complessivo di 720 milioni circa, cui vanno aggiunti 24 milioni riferiti all’annualità 2019. Numeri che evidenziano la portata del Fondo, fondamentale per i territori di confine che vedono in questo strumento un’occasione vera di sviluppo economico e sociale.
In particolare, nella provincia di Sondrio attualmente sono presenti 41 progetti per un valore finanziato di 61 milioni di euro, a Brescia 109 progetti per 133 milioni di euro, a Verona 76 progetti per 96 milioni di euro, a Vicenza 101 progetti per 111 milioni di euro e infine a Belluno 167 progetti per un totale di 315 milioni di euro.
Sulla base dei dati presentati è stata avviata una prima riflessione sulla programmazione futura con un’unanime condivisione rispetto alle linee di indirizzo che saranno propedeutiche al lavoro prossimi mesi.
È stata ribadita la centralità del ruolo dei Comuni di confine, primi beneficiari del Fondo, garantendone il costante coinvolgimento nella programmazione d’area e riconoscendo il loro ruolo fondamentale nelle decisioni, ad ogni livello della concertazione territoriale. Il lavoro dei comuni e l’attenzione verso i cittadini è indiscutibile ed ogni decisione non può prescindere dall’ascolto di chi affronta direttamente i problemi e le difficoltà del vivere in montagna.
Un punto d’attenzione è stato posto proprio sulla necessità di garantire la permanenza delle genti nei paesi di montagna attraverso il rafforzamento dei servizi e l’investimento sul capitale umano a cui si lega necessariamente la sostenibilità di qualsiasi opera infrastrutturale. Punto questo che ha trovato la condivisione unanime e che non potrà non essere preso in considerazione nell’impegno futuro degli attori del Fondo. Unico modo questo affinché l’impatto del fondo sia sostenibile sul lungo periodo e dia risposte certe alle genti di montagna.
Per il futuro si prospettano sfide sempre più impegnative, una su tutte le Olimpiadi invernali 2026, evento di indiscutibile valore nazionale che impatterà sui territori di confine. Anche in questo caso sarà importante una condivisione degli obiettivi. Resta il fatto che il Fondo Comuni Confinanti dovrà essere un moltiplicatore dei finanziamenti stanziati rispettivamente da Stato e Regioni. Non può essere uno strumento sostitutivo.
A margine del comitato, il ministro ha voluto incontrare una rappresentanza del coordinamento dei sindaci di confine guidato dal sindaco di Feltre, Paolo Perenzin, insieme al sindaco di Asiago, Roberto Rigoni Stern, al sindaco di Ferrara di Montebaldo, Serena Cubico, al sindaco di Limone del Garda, Antonio Martinelli e al consigliere di Ponte di Legno, Mario Bezzi. Occasione per ribadire l’importanza del fondo per i territori di confine con Trento e Bolzano e per farsi portavoce delle esigenze prime della montagna.
Fugatti ha sottolineato di avere sempre riconosciuto il ruolo importante svolto dal Fondo, alimentato dalle province autonome di Trento e di Bolzano con 40 milioni di euro annui ciascuna. «Se esso ha agevolato il mantenimento delle popolazioni che ne hanno beneficiato sulle proprie terre – ha detto Fugatti – il Trentino continuerà a sostenerlo. E’ importante considerare che gli interventi realizzati possono e debbono andare a beneficio di tutti i soggetti coinvolti, soprattutto nelle zone di montagna, correggendo situazioni di disequilibrio e prevenendo eventuali conflittualità territoriali che metterebbero in dubbio la valenza equilibratrice del programma. Occorre poi fare in modo che i progetti siano portati a termine in tempi ragionevoli per dare ai territori le risposte anche economiche che aspettano. Una montagna abitata e ben mantenuta, infatti, è un patrimonio collettivo, a prescindere dai confini».
Fondo interessa 48 comuni confinanti, che diventano 132 con i comuni contigui (confinanti a loro volta con i beneficiari diretti), distribuiti su cinque province del Veneto e della Lombardia: Sondrio, Brescia, Verona, Vicenza e Belluno.
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