In decelerazione l’export della componentistica automotive nel primo semestre 2019

Secondo Anfia il calo è stato del 2,1%, con un saldo positivo della bilancia commerciale di circa 3,5 miliardi di euro (-7,5%). L’export verso i Paesi UE pesa per il 75% (contro il 70% di un anno fa), e la Germania resta il primo Paese di destinazione,
mentre in Asia è la Cina a rimanere in testa. 

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componentistica automotive

Nel primo semestre 2019, l’export del settore della componentistica automotive si riduce del 2,1% rispetto a gennaio-giugno 2018, e ammonta a 11,49 miliardi di Euro (l’export italiano di tutte le merci registra, invece, un incremento del 2,7%). Nello stesso periodo, si registra una lieve crescita delle importazioni della componentistica (+0,4%), per un valore di 8 miliardi di Euro, portando così la bilancia commerciale a un saldo positivo di circa 3,49 miliardi di euro, con una flessionedel 7,5% rispetto al I semestre 2018.

Le esportazioni della componentistica automotive rappresentano il 4,8% di tutto l’export italiano, mentre le importazioni valgono il 3,7% circa, quote che salgono rispettivamente al 5% e al 4,2% se si esclude dal totale dei flussi commerciali il comparto energia. Il 2018, per la componentistica automotive, si era chiuso con l’export a +5%, per un valore di 22,39 miliardi di Euro, e con un saldo positivo della bilancia commerciale di 6,8 miliardi di Euro (+17%).

«Per la prima volta dal 2014 e dopo un 2018 a +5%, l’export della componentistica automotive italiana registra una flessione nel I semestre dell’anno in corso – ha dichiarato Marco Stella, presidente del Gruppo componenti ANFIA -. A gennaio-giugno 2019 calano anche la produzione (-6,5%), gli ordinativi e il fatturato delle parti e accessori per autoveicolie loro motori».

Nello specifico, secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, l’indice del fatturato totale del comparto delle parti e componenti per autoveicoli registra, nei primi sette mesi del 2019, un ribasso del 6,9%, con una componente interna in diminuzione del 14,1%, mentre il fatturato estero chiude a +0,7%. Analoga, nel cumulato gennaio-luglio, la situazione degli ordinativi, in flessione del 9,2%, (-14,6% e -4% le rispettive componenti interna ed estera). Questi dati cominciano a riflettere anche gli effetti del calodella produzione di autovetture in alcuni mercati europei, in particolare la Germania, dove la contrazione è stata del 10,8% nel I semestre 2019 (in UK del 20,2%, in Italia del 19,1% e in UE del 6,8%, ovvero 600.000 vetture in meno rispetto al 1° semestre 2018).

«E’ sullo sfondo di questa congiuntura internazionale che l’automotive, e quindi anche il settore della componentistica, si trova ad affrontare sfide complesse. In riferimento alle questioni ambientali, gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2fissati dall’UE per le nuove vetture e van nella fase successiva al 2020 sono molto ambiziosi – -15% al 2025 rispetto ai livelli del 2021 e -37,5% al 2030 rispetto ai livelli del 2021, sottolinea Stella – e forzano l’industria a mettere in atto una radicale trasformazione, in direzione dell’elettrificazione dei veicoli, in tempi record e in assenza di un adeguato quadro di condizioni abilitanti per la transizione verso una mobilità a impatto zero. Impatto zero che a mio avviso dovrebbe valere possibilmente anche sotto il profilo sociale, tutelando posti di lavoro, tessuto imprenditoriale e patrimonio di competenze».

Nella sfida dell’elettrificazione, «la filiera della componentistica deve essere supportata da politiche industriali adeguate alla valorizzazione delle competenze già esistenti sul territorio e all’allargamento a nuove aree di mercato da presidiare, su cui, spesso, l’Italia è al momento scoperta – dice Stella -. Sappiamo, infatti, che nel medio-lungo termine il mercato delle vetture con motori a combustione interna vedrà ridurre la propria quota a favore delle auto ibride ed elettriche (queste ultime significano minor numero di componenti, di ricambi e di interventi di manutenzione). Certe competenze della nostra filiera sono quindi destinate a perdere terreno per far posto alle nuove, nel segno della riconversione produttiva».

«La nostra filiera – conclude Stella – si trova, in questa fase, a dover inevitabilmente aumentare gli investimenti in R&S (nel 2018, il 69% delle aziende ha investito in R&S e il 23% ha partecipato a progetti di sviluppo di powertrain di nuova generazione) e in formazione. E per gestire al meglio la transizione industriale, ha bisogno di essere supportata dalle istituzioni in questo senso, ad esempio attraverso un credito d’imposta strutturale, ma anche nella direzione dell’aggregazione e della crescita dimensionale delle aziende, ad esempio attraverso strumenti finanziari che sostengano i piani di crescita delle PMI».

La componentistica automotive è un comparto chiave dell’economia italiana, che conta oltre 2.200 imprese sul territorio, per un fatturato di 49,3 miliardi di Euro e 158.700 addetti diretti (compresi gli operatori del ramo della subfornitura). Inoltre, mentre la bilancia commerciale dell’intero settore automotive italiano ha un saldo negativo, guardando alla sola componentistica il saldo è positivo da oltre 20 anni (6,5 miliardi di euro la media annua dal 2007 al 2018), testimonianza di come la qualità e il contenuto d’innovazione del “Prodotto in Italia” sia apprezzato sui mercati mondiali.

Sempre in riferimento al I semestre 2019, l’export della componentistica verso i Paesi UE28 vale 8,58 miliardi di Euro (+3,8%) e pesa per il 75% di tutto l’export componenti (era il 70% nel primo semestre 2018), con un avanzo commerciale di 2,7 miliardi di Euro (+8,3% sul saldo del primo semestre 2018). L’export verso i Paesi extra UE è di 2,9 miliardi di Euro (-16%) e produce un saldo positivo di 791 milioni di Euro (-38%).

La classifica dell’export per Paesi di destinazione vede al primo posto sempre la Germania, con 2,4 miliardi di Euro (+6,4% la variazione tendenziale) e una quota del 21% sul totale; seguono Francia (11% di quota), UK (8,2%), Spagna (7,6%), Polonia(6%), che supera gli USA (5,2%), Turchia (4%), Austria (3,3%), Repubblica Ceca (2,6%) e Ungheria (2,4%).

Le aziende italiane esportano verso l’area NAFTA componenti per un valore di 893 milioni di Euro, in diminuzione del 18%, con un saldo attivo di 585 milioni di Euro (il 3% in meno del I semestre 2018). Il valore dell’export cala del 23% verso gli USA e del 5% verso il Messico, mentre aumenta del 2% verso il Canada.

Nel I semestre 2019, le esportazioni italiane di componenti verso l’area Mercosur valgono 308 milioni di euro, in aumento del 7% e con un saldo positivo per 257 milioni di euro (il 16% in più rispetto allo stesso periodo del 2018).

Il primo mercato asiatico è la Cina (168 milioni di Euro esportati, -38% rispetto a gennaio-giugno 2018 e un saldo negativo di 423 milioni), seguita dal Giappone (142 milioni di Euro, -1%, con un saldo negativo di 2,5 milioni).

Tra i Paesi europei al di fuori dell’UE, diminuiscono le esportazioni verso la Turchia (-26%, pur mantenendo un saldo attivo di 132 milioni di Euro), verso la Serbia (-37%) e verso la Russia (-5% e un saldo attivo di 71 milioni di euro).

La suddivisione dei componenti in macro-classi, vede il comparto delle parti meccaniche (incluso accessori, vetri) totalizzare il 68,2% del valore dell’export con 7,84 miliardi di Euro (+0,5% rispetto al I semestre 2018) e un saldo attivo di circa 3,46 miliardi. Seguono il comparto dei motori – per un valore di 1,99 miliardi di Euro (-12%), che pesa per il 17% sul totale esportato della componentistica, con un saldo attivo di 480 milioni di Euro – e il comparto degli pneumatici e articoli in gomma, che registra un lieve decremento, dello 0,2%, sul I semestre 2018, con un saldo negativo di 259 milioni di Euro, così come componenti elettrici e affini.

Per i singoli componenti, hanno un saldo positivo significativo le seguenti voci: parti ed accessori destinati al montaggio (+1,33 miliardi di euro), freni (+548 milioni di euro), ponti con differenziale (+516 milioni), motori e parti di motore (+480 milioni), parti e accessori di carrozzerie (+369 milioni), cambi (+221 milioni) e ruote (+174 milioni).

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