La temperatura della politica regionale tende a salire con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale del 26 gennaio 2020, quando dovranno recarsi al voto per il rinnovo del Consiglio regionale i cittadini dell’Emilia Romagna: il presidente uscente, il Dem Stefano Bonaccini, ha dato il “là” alla polemica sul modello di sanità, criticando quello adottato dalla regione Lombardia, sostenuto invece dalla sua avversaria di centro destra, Lucia Borgonzoni.
«La mia avversaria legittimamente dice: “se arrivo io, modello lombardo”. Invece, finché ci siamo noi, il modello lombardo no!» ha scandito Bonaccini dal palco di un dibattito organizzato da Cgil, Cisl e Uil, secondo cui «la centralità della sanità sarà pubblica, perché uno povero deve essere curato allo stesso modo di un ricco».
Una dichiarazione rispedita al mittente da parte del governatore lombardo, il leghista Attilio Fontana: «comprendo la dialettica elettorale, ma far intendere che nella nostra regione un povero non sia curato come un ricco è un’affermazione inaccettabile. Caro presidente Bonaccini – prosegue Fontana -, in Regione Lombardia ogni paziente viene curato a prescindere dalla sua condizione economica. Anzi, ricordo che il 70% delle prestazioni effettuate nelle nostre strutture ospedaliere è totalmente esente dal pagamento del ticket».
Fontana va oltre: «ricordo al collega Bonaccini che proprio nell’ottica di venire incontro alle categorie più bisognose abbiamo integrato le esenzioni nazionali, con quelle regionali rivolte a cittadini con età uguale o superiore a 66 anni (fino a un reddito familiare fiscale annuale pari a 18.000 euro) e a pazienti affetti da patologie croniche e da malattie rare».
Quanto al modello di sanità lombardo e all’intervento dei privati in campo sanitario, «proprio grazie alla collaborazione tra pubblico e privato – aggiunge Fontana – tutti i cittadini, anche provenienti da altre regioni o talvolta Stati, possono accedere alle cure dei più importanti Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico privati, come il San Raffaele o l’Humanitas. Il nostro modello di sanità è riconosciuto come un’eccellenza per questa virtuosa collaborazione, ma è al pubblico che viene lasciata la gestione».
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