Sviluppo, infrastrutture, sicurezza e un forte impatto su scala globale saranno le priorità della presidenza di turno semestrale dell’Unione europea, che la Croazia assumerà il prossimo primo gennaio, per la prima volta dall’adesione alla Ue nel 2013.
Il primo ministro croato, Andrej Plenkovic, ha precisato che il suo Paese si adopererà per una crescita più bilanciataall’interno dell’Ue per diminuire le differenze tra l’Est e l’Ovest del continente. «In questa epoca di grandi cambiamenti tecnologici, geopolitici e demografici, l’economia e il mercato del lavoro in Europa si devono confrontare con una crescente concorrenza, in particolare della Cina e degli Stati Uniti, e per questo la risposta dell’Ue deve essere un’Europa che cresce in modo bilanciato», ha spiegato il premier croato. In modo concreto, questo significa che la presidenza croata mirerà a «una maggiore integrazione del mercato comune, a più investimenti nel settore informatico e nella ricerca per essere più competitivi su scala globale».
Gli esperti notano che Zagabria dovrà essere in primo luogo concentrata sulla gestione della Brexit, se questa avrà luogo a fine gennaio, e del delicato e complicato periodo nei primi mesi dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Da notare la coincidenza che proprio la Brexit aveva aperto la possibilità alla Croazia di assumere la presidenza di turno dell’Unione nel primo semestre del 2020 al posto di quella di Londra. Oltre alla Brexit, la presidenza semestrale di Zagabria sarà incentratasulla stesura del nuovo piano finanziario quinquennale della Ue e sull’allargamento ai Paesi dei Balcani occidentali.
Dopo il mancato avvio dei negoziati di adesione all’Ue con la Macedonia del Nord e l’Albania, il ruolo della Croazia in questo senso potrebbe essere molto più influente di quello contemplato prima del veto ai due Paesi balcanici. Plenkovic ha ribadito il pieno appoggio del suo governo alla prospettiva europea dei Paesi balcanici, ricordando che per maggio è in programma a Zagabria un grande vertice Ue-Balcani, dedicato proprio all’allargamento dell’Unione alla regione balcanica.
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