Dal voto umbro attese ripercussioni anche su quello del 26 gennaio 2020 in Emilia Romagna

L’esperimento di un’ammucchiata di sinistra in Umbria è miseramente fallito, con l’annullamento di M5s. Difficilmente potrà essere riproposta in Emilia Romagna e il Pd trema sotto l’urto leghista.

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voto umbro
La neo governatrice dell'Umbria, Donatella Tesei, con il vincitore delle elezioni, il leader della Lega, Matteo Salvini.

Dal voto umbro esce un risultato che ha innescato forti scosse nella maggioranza di sinistra del governo BisConte che ha visto il plateale fallimento dell’esperimento elettorale di un’ammucchiata di sinistra con dentro tutti nel tentativo, vano, di contrastare l’avanzata del centro destra trainato dallo schiacciasassi leghista.

Oltre venti punti di differenza nel voto umbro a favore del centro destra vittorioso che ha scalzato per la prima volta nella storia della politica regionale umbra una sinistra storicamente egemone, vengono visti come un viatico anche per l’appuntamento elettorale del 26 gennaio 2020, quando saranno chiamati alle urne gli elettori di un’altra regione storicamente rossa come l’Emilia Romagna, con ben altro peso politico, non fosse altro per il numero di elettori coinvolti (700.000 contro oltre 5,6 milioni).

In Emilia Romagna difficilmente l’esperimento politico uscito sconfitto dal voto umbro potrà ripetersi, soprattutto per l’insussistenza M5s, dove in regione non è radicato e, anche se lo fosse, il risultato del voto umbro dovrebbe sconsigliareai vertici pentastellati di ripetere un’alleanza che ha visto il Movimento fagocitato da quel Pd cui proprio in Umbria si era opposto frontalmente, giungendo a scardinare la giunta di Katiuscia Marini proprio sotto i colpi delle denunce pentastellate. In Emilia Romagna è molto probabile che quella del M5s sarà, sempre che decida di scendere in gara, una corsa in solitaria, anche perché il Pd qui non è affatto disposto ad abbandonare il proprio governatore uscente sull’altare di un’alleanza con un partner bolso.

Se così sarà, si assisterà ad una corsa tra la sinistra guidata dall’uscente Stefano Bonaccini e la sfidante Luicia Borgonzoni, senatrice leghista che si sta allenando al meglio per la sfida che avrà sicure ripercussioni sul governo BisConte, completando l’operazione iniziata con il terremoto del voto umbro.

«Il 26 gennaio assisteremo in Emilia Romagna ad un bis di quello umbroafferma sicuro il neo sindaco di Ferrara e segretario provinciale della Lega estense, Alan Fabbri -. In Umbria c’è stato un risultato chiaro e senz’appello, dove il centro destra unito a trazione leghista vince e travolge gli avversari che hanno messo in scena un’ammucchiata perdentein partenza. Un de profundis che ha riguardato soprattutto il M5s che in tre elezioni consecutive è continuamente calato fino al crollo umbro». Secondo Fabbri «la sfida per la guida dell’Emilia Romagna passa per il risultato del voto umbro che costituisce un viatico per l’appuntamento del voto del 26 gennaio, dove c’è una candidata molto forte che sarà presentata ufficialmente il 14 novembre al PalaDozza di Bologna. La Regione ha bisogno di una scossa, di un governo più capace, in grado di farla uscire dalle secche del governo Bonaccini e di una classe di governo impreparata alle sfide che ci attendono. Abbiamo bisogno di recuperare il tempo perduto in termini d’investimenti infrastrutturali che attendono da vent’anni di essere realizzati e di una politica di sviluppo dell’economia più valida, per assecondare il peso della regione che uno dei motori trainanti dell’economia nazionale».

Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario leghista della Romagna, Jacopo Morrone, secondo cui «il voto umbro, con la disfatta dell’alleanza di sinistra, avrà ripercussioni anche sul voto dell’Emilia Romagna del 26 gennaio prossimo. Anche se la sinistra fa di tutto per depotenziare l’esito del voto umbro, le ripercussioni ci saranno e si avvertiranno forti sia a Bologna che a Roma. In regione la sinistra è dissestata e anche la nascita di Italia Viva ha disorientato molti elettori. Difficilmente in tre mesi riusciranno a mettere assieme i cocci, mentre il centro destra è unito e forte dietro la nostra candidata Lucia Borgonzoni». Morrone, dinanzi al risultato umbro di M5s, ricorda come «negli ultimi anni non sono riusciti a consolidarsi in Regione nonostante il traino vittorioso delle politiche di un anno fa. In molte realtà non sono assolutamente presenti e rifare un’alleanza con il Pd come è avvenuto in Umbria sarebbe solo un accanimento terapeutico su una coalizione nata morta».

Una buona aria tira anche per la Lega emiliana guidata dal deputato Gianluca Vinci: «con buona pace del premier Conte, il voto umbro conta e quello emiliano conterà ancora di più, se non altro per il maggior numero di elettori coinvolti. L’Umbria era una regione sicuramente importante, ma che tra centro destra e centro sinistra aveva sempre distacchi minimi. Dalle urne è uscito un distacco di ben 20 punti, con il centro destra platealmente vittorioso, con una Lega oltre quota 37% e Fratelli d’Italia che raggiunge la doppia cifra e che supera il M5s al 7,5%. Dal voto umbro la sinistra escecon l’encefalogramma piatto, evidenziando la volontà popolare per il cambiamento. Una richiesta di cambiamento che si diffonde anche in Emilia Romagna e vede Bonaccini tutt’altro che sicuro di una riconferma alla guida di quella che storicamente è stata l’Emilia Rossa”». Vinci è molto ottimista: «nei vari incontri che facciamo sul territorio, sia tra la popolazione che tra gli imprenditori c’è una forte volontà di cambiare, di rilanciare una regione che ha bisogno di sprigionare tutte le sue possibilità per correre e per consolidare il suo ruolo di vertice del nuovo triangolo produttivo del Nord».

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