L’Autonomia per le regioni del Nord si allontana grazie all’azione di Boccia

Zaia: «Boccia abbia coraggio di tagliare sprechi. L’autonomia non è un privilegio, ma un’assunzione di responsabilità». Bonaccini brinda alla decisione del suo sodale di partito Boccia. 

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Francesco Boccia e Luca Zaia

L’Autonomia per Lombardia e Veneto si fa sempre più evanescente, nonostante un referendum popolare voluto, pagato ed organizzato dalle due regioni che ha portato alle urne milioni di cittadini, grazie al nuovo ministro agli Affari regionali e le autonomie, il Dem pugliese Francesco Boccia, che sta facendo gli straordinari per allontanare sempre più la fine delle trattative tra regioni e stato, annunciando la prossima emanazione di una legge cornice volta a costruire un quadro omogeneo per tutto il Paese.

«La cornice legislativa che stiamo costruendo per l’attuazione dell’autonomia differenziata ai sensi dell’articolo 116 comma 3, comprenderà con chiarezza anche gli altri articoli della Costituzione a volte dimenticati e, spesso, ignorati: a partite dal 119 al 118 e 117, passando per il rispetto dell’articolo 3 che impone alla Repubblica di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini – chiosa Boccia -. Nord e Sud vanno tenuti insieme e per mano. Così come vanno sostenute le aree interne, spesso lasciate al proprio destino, le periferie e aree più in difficoltà delle province italiane. Stiamo lavorando ad una cornice legislativa che tenga conto del finanziamento integrale dei fabbisogni standard sulla base dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) da garantire su tutto il territorio nazionale ai sensi dell’articolo 117; e faccio espressamente riferimento al secondo comma, da definire nel rispetto dell’articolo 17 della legge 196 del 2009. Entro l’anno farò di tutto per far approdare la proposta in Parlamento, dopo averla presentata alle Regioni, e poi ogni Regione potrà correre al ritmo che deciderà di scegliere».

Non solo: Boccia sottolinea che «un altro aspetto fondamentale da inserire nella legge quadro è la necessità di assicuraresu tutto il territorio nazionale livelli di servizio, anche attraverso la perequazione infrastrutturale così come la necessità di garantire il finanziamento delle competenze riconosciute attraverso i principi del dlgs 68/2011. Su questo passaggio – ha sottolineato Boccia – il particolare riferimento è alla sostituzione delle risorse erariali con autonomia di entrate, territorialità dei tributi e perequazione. Se facciamo questo – ha concluso Boccia – nessuno avrà più paura dell’autonomia né potrà utilizzarla come clava contro altri. Perché quello che crea una tensione nel dibattito pubblico è che chi ha un po’ di risorse economiche pensa di potersele tenere con svolta legislativa».

Insomma, Boccia sta creando una sorta di camicia di forza alla richiesta di Autonomia delle due regioni leader per produzione di Pil e di gettito fiscale(oltre che di residuo fiscale) trovando un inaspettato sostegno dal suo sodale di partito, Stefano Bonaccini, presidente di quell’Emilia Romagna che, a differenza di Lombardia e Veneto, ha scelto altre modalità per chiedere un’autonomia ridottaper cercare di mettere la bandierina dei Dem su un processo che era monopolizzato dalla sola Lega. Lega che in Emila Romagna parla di «bluff autonomistico di Bonaccini ormai svelato, un bluff che costerà ai contribuenti della Regione 18 miliardi all’anno, cifra pari al residuo fiscale – sottolinea il capogruppo del carroccio regionale, Stefano Bargi -. Con l’avvento della nuova maggioranza Pd-M5s Bonaccini ha fatto cadere tutto il suo anelito autonomistico, tanto che ormai non ne parla più».

Le parole di Boccia suscitano la stizza del governatore del Veneto, Luca Zaia: ««nessuno vuole usare l’Autonomia come una clava, d’altronde non siano cavernicoli. Il ministro Boccia ha sbagliato dunque indirizzo, e neppure a chi ha scritto la Costituzione e la riforma del titolo quinto credo egli possa attribuire tale etichetta. Ben venga il ragionamento sui Livelli essenziali di assistenza e sui Fabbisogni standard, ma vorrei ricordare che si tratta di argomenti risalenti all’inizio di questo millennio. Lo Stato è dunque inadempiente, tutti i governi dal 2000 ad oggi lo sono stati». Zaia rilanciaaffermando «sono il primo a dire che è diritto dei cittadini avere Lep e fabbisogni standard, ma dico anche che contestualmente bisogna avere il coraggio di andare a misurare e tagliare gli sprechi che caratterizzano ancora tanti territori e tante comunità, soprattutto al Sud». Quel Sud così tanto caro a tanti, troppi esponenti del governo BisConte a discapito di quei territori dove si produce maggiormente la ricchezza e il relativo gettito fiscale.

Zaia guarda oltre e paventa che Boccia voglia solo mantenere e, magari, ampliare l’assistenzialismo alle regioni del Sud: «non vorrei che finisse come i finanziamenti erogati sulla base del famigerato concetto della spesa storica: così come non possiamo continuare a erogare fondi in questo modo, non possiamo parimenti continuare a pensare che la colpa della carenza dei bassi livelli di prestazioni pubbliche erogate ai cittadini sia da attribuire esclusivamente a carenza di finanziamenti. E’ ora di far cadere ogni alibi – ribadisce Zaia -. La Cgia di Mestre ci dice che gli sprechi nella pubblica amministrazione valgono 200 miliardi all’anno. Hanno tagliato i parlamentari e mi sta bene, ma ora si pensi a tagliare gli sprechi che valgono come tante finanziarie».

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