A Parma network di senso nel dialogo tra arte e cronaca

Non solo gastronomia e Festival Verdi. Fino al 1 dicembre, a Palazzo del Governatore, “Gianluigi Colin. Costellazioni Familiari – Dialoghi sulla libertà”, a cura di Arturo Carlo Quintavalle.  di Silla Araldi 

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Costellazioni familiari-Colin

Mentre Parma, Città Creativa Unesco per la Gastronomia, “si svela a turisti e foodie”, nel rispetto del calendario di eventi “Settembre gastronomico”, le locandine affisse sulla facciata del Teatro Regio, arricchite con le illustrazioni di Pierpaolo Gaballo per “I due Foscari”, “Aida”, “Luisa Miller” e “Nabucco”, invitano alla XIX edizione del Festival Verdi (fino al 20 ottobre) all’url teatroregioparma.it

Le opere in programma sono al centro de FVJournal, 2/2019, magazine annuale, a cura di Alessandro Roccatagliati, in due edizioni distinte in italiano ed inglese. Sfogliandolo si trovano le “interpretazioni” dello stesso Gaballo, immagini, saggi, approfondimenti di taglio scientifico e divulgativo commissionati a studiosi verdiani.

Il sipario si è innalzato il 26 settembre e, come consuetudine, sono stati preannunciati date e titoli della prossima edizione (24 settembre 18 ottobre 2020): “I Lombardi alla prima Crociata”, “Rigoletto”, “Macbeth” (versione francese), “Ernani” (in forma di concerto).

Nello stesso giorno, a Palazzo del Governatore, in piazza Garibaldi, si sono tenuti l’anteprima per la stampa, al mattino, e l’opening su invito, al pomeriggio, della mostra “Colin / Costellazioni Familiari – Dialoghi sulla libertà” (27 settembre – 1 dicembre 2019, in comune.parma.it/cultura), a cura di Arturo Carlo Quintavalle, inserita nel programma de “Anteprima Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020”.

Il percorso dell’esposizione – incipit, prologo e quattro sezioni – è stato presentato da Colin (Pordenone, 1956), artista visivo, giornalista, docente, già art director del Corriere della Sera, attualmente cover editor del supplemento culturale la Lettura di cui è stato co-fondatore. Lo hanno affiancato il curatore Quintavalle (Parma, 1936), storico e critico d’arte, già docente e collaboratore del Corriere della Sera, fondatore del Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell’università di Parma e Luigi Capitani, presidente e amministratore delegato della società CePIM, Interporto di Parma, main/principale sponsor.

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Collestazioni familiari – Colin

Al primo piano accolgono, a parete, “Il mare di Alan”, 2019, stampa con pigmenti naturali su carta da quotidiano, manipolata e fatta aderire a una stratificazione di fogli di carta, 200×850 cm. Disposti sul pavimento, invece, numerose lastre metalliche del tipo impiegato per la stampa dei quotidiani sulle quali il pubblico è invitato a camminare. Nell’insieme, si fanno ammirare anche da seduti, comodi, su una panca posta loro di fronte.

Fra i cataloghi ed i volumi lì posati c’è anche “Colin No News Good News” (2018) a cura di Quintavalle: «una sorta di biografia per immagini dell’artista che riflette sulla realtà del mondo». Composto con i caratteri tipografici Brera e Solferino realizzati, alcuni anni fa, appositamente per il Corriere della Sera. Qui, in un flash, la mente spazia e recupera il parmigiano Museo Bodoniano, nel Complesso Monumentale della Pilotta.

Sopra la panca, a parete, un pannello con le parole di Capitani. In stralcio: «La creazione di valore è certamente una componente essenziale del mio ruolo e nella mission aziendale di CePIM, ma ad essa credo si debba aggiungere la sensibilità verso il territorio restituendo una parte di tale valore attraverso una visione più sostenibile di azienda. Il mecenatismo d’impresa permette di accrescere le potenzialità culturali ed artistiche della città, già di per sé splendida». CePIM è anche partner istituzionale della Fondazione Arturo Toscanini, con sede nel parco ex Eridania.

Nella didascalia de “Il mare di Alan” si legge: «2 settembre 2015: Bodrum, Turchia. Questa immagine di Nilüfer Demir ha fatto il giro del mondo. Ma è una immagine che qui nasconde una parte importante, quel bambino di tre anni, affogato in un fallito tentativo di arrivare all’isola greca di Kos. Spinto da queste onde Alan Kurdi giace sulla spiaggia ed è così che tutti noi l’abbiamo visto. Ma perché Colin ha rielaborato questa immagine, ma una parte soltanto, quella delle onde increspate, togliendo il bambino?

La chiave della mostra è qui, da un parte le assenze, le esclusioni, le censure, i tagli delle immagini, l’informazione come un mare che rimuove, sposta, cancella, fa dimenticare. Il mare che torna molte volte nelle opere di Colin, a cominciare da quella con la Zattera della Medusa a confronto con un barcone colato a picco nel Mediterraneo, una strage rimossa. Ma il mare, anche questo di Bodrum, un tempo, nel mito dei Greci di Troia, e dei romani e degli arabi, per secoli è stato lo spaziodell’incontro delle culture. Infatti, l’altro versante del lavoro di Colin è proprio nel segno del dialogo, dell’incontro, dell’amicizia».

Dopo questo “incipit” ecco il “prologo”: “12/12/12”, 2012/2019, videoinstallazione, 12 minuti e 54 secondi. Montaggio sonoro di Paola Maria Colin. Un telo attraversabile su cui scorre la proiezione di un flusso ininterrotto di foto di agenzia. Ventiquattro ore di immagini di cronaca di quel giorno. «È l’assedio dell’immagine. In un video il grande racconto visivo del mondo nel giorno simbolico (secondo la superstizione Maya, il 12 dicembre del 2012), che avrebbe dovuto segnare la fine del mondo».

La prima sezione è titolata “Presente storico”, «un viaggio tra cronaca e storia dell’arte, tra presente e passato: prelievi da fotografie trovate nelle pagine di giornali e grandi icone della storia dell’arte, poi messe a confronto utilizzando una fotocopiatrice».

Aprono le opere “W la libertà, W Gericault”, 2015, acrilico su carta, opera scelta per la copertina del numero 200, edizione speciale, del 27 settembre 2015, de la Lettura, di Jannis Kounellis e “da Théodore Géricault, la zattera della Medusa; Profughi di Lampedusa”, 2011, stampa in c-print montata su Dibond, di Colin.

E, poi, si incontrano Marcello Jori, Mimmo Paladino, Mimmo Rotella; Pieter Bruegel, Andrea Mantegna, Francisco Goya, Piero della Francesca, Francesco Hayez, Pablo Picasso, Paul Gauguin, Henri Matisse, Éduard Manet, Sandro Botticelli, Michelangelo Buonarroti, Tamara de Lempicka.

La seconda sezione, “Sacche di Resistenza”, investiga il rapporto tra Colin e la politica. Spazio a “Liturgie”, ai volti deformati dei politici italiani in campagna elettorale, ai manifesti elettorali, ai protagonisti della scena internazionale «riproposti con violenza brechtiana, in un teatro carico di amara ironia che le accosta a creazioni visive o verbali» di Mario Schifano, John Berger, Federico Tavan, Danilo De Marco, Gianni Pettena, Mario Dondero, Uliano Lucas, Pierluigi Cappello, Mimmo Rotella, Brigitte Niedermair.

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Mimmo Rotella, il vero giudizio e la coscienza degli uomini.

Incuriosiscono “Branco”, 2015/2019, ferro, cemento, catrame, piombo, installazione con 7 sculture di cani, di Velasco Vitali e “Traps”, 2012/2019, installazione con 30 opere diffuse su di un parallelepipedo rettangolare, carta, metallo, gomma lacca, di Colin, «semplici trappole per topi dove sono fissate alcune parole simbolo della contemporaneità e tratte dalle pagine di giornali americani: Dreams, Security, Facebook, Love, Death, Privacy, Selfie…».

Termina con “Al pubblico”, 2013, acrilico su carta, di Antonio Recalcati: le impronte delle sue mani, blu, sulla prima pagina del Corriere della Sera di Domenica-Lunedì, 5-6 Marzo 1876.

Al secondo piano accolgono “Sudari” di Colin. «Si tratta di “roto-pitture, tessuti in poliestere usati per “rimuovere” simbolicamente le notizie del mondo… Autentici “stracci di parole”: il grado zero di ogni forma di scrittura».

Qui si sviluppa la terza sezione titolata “Impronte del presente”. Si incontrano Antonio Recalcati, Martino Gamper/Brigitte Niedermair, Getulio Alviani, Franco Vaccari ed il confronto tra “Sudario (13 settembre 2017)”, inchiostro vegetale offset su poliestere intelato, di Colin e “Scultura d’ombra”, 2010, fuoco, fuliggine, fumo, installazione site specific, permanente, della Collezione del Comune di Parma, di Claudio Parmiggiani.

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Costellazioni familiari – Colin

Qualche passo ed è “Wor(l)ds” (senza “l” si traduce “parole”, con la “l”, “mondi”), la quarta sezione. Si ri-scoprono lavori di Colin per la mostra “Post Classici” tenutasi a Roma, nel 2013; la sua gigantesca installazione, a parete, “Centinaia di elementi” (oltre 350, 30×30 cm), stampe xerografiche su carta, montate su tela, gomma lacca; “Relics”, 2013/2019, installazione con 142 mattoni di carta pressata, alla rinfusa, sul pavimento, «su cui sono applicate parole, immagini di cronaca, pagine tratte dall’universo dell’informazione che si presentano come relitti del presente, frammenti di un domino senza ordine e senza racconto».

Non mancano il totem di parole “High and Hell”, 2001, Clichés di magnesio su legno, 300x70x70 cm e “Porto Alegre”, 2002, di Nanni Balestrini, “Testa di Poeta”, alluminio e pittura ad olio, di Nino Longobardi, “David di Michelangelo”, 2019, stampa ai sali d’argento, di Aurelio Amendola, “Copertina per un settimanale”, 1968, matita e acrilici su carta, di Emilio Tadini.

Termina con “Primo numero”, 2013, acrilico su carta, di Emilio Isgrò: tutte le parole della prima pagina del Corriere della Sera di Domenica-Lunedì, 5-6 Marzo 1876 sono cancellate. Rimangono da leggere la data, la testata e tre parole.

L’assessore comunale alla cultura, Michele Guerra ha ricordato quanto la mostra in corso stia proprio entro al claim della candidatura Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020la cultura batte il tempo”. Mentre Colin ha aggiunto che il senso della mostra è contenuto in Ubuntu, parola sudafricana che porta anche a Nelson Mandela: “Io sono perché noi siamo”.

Lo stesso artista ha scelto uno speciale catalogo/Giornale d’artista, che verrà donato a tutti i visitatori, realizzato in forma di quotidiano. Sono 5.000 le copie già stampate. Per l’edizione speciale, invece, 100, con intervento pittorico, numerate e firmate.

Contiene i testi “Le opere di Colin ci pensano” firmato dal curatore; “Colin, la filosofia dell’ascolto” di Aldo Colonetti; “Lingua vivente della realtà” di Vincenzo Trione; “L’arte dell’amicizia” di Marcello Jori; “Ultima notizia” di Velasco Vitali; “Il teorema della cipolla” di Maria Nadotti.

In contemporanea alla mostra, sono previsti “coinvolgimento”, “partecipazione” del pubblico; incontri e una pubblicazioneedita da Skira, su “Arte e Informazione” e “Arte e Politica”.

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