Cala il numero di nuove diagnosi di tumori al Sud rispetto al Nord Italia, con l’incidenza più alta che si registra in Friuli Venezia Giulia (716 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Calabria (559 casi per 100.000 abitanti). Ad evidenziare tali differenze sul territorio e il Rapporto “I numeri del cancro in Italia 2019”, elaborato dall’Associazione italiana di oncologia medica Aiom insieme alle associazioni Airtum, Passi e Siapec.
«L’incidenza dei tumori maligni conserva differenze geografiche significative: decresce dall’Italia del Nord a quella meridionale-insulare – spiega Massimo Rugge, presidente dell’Associazione Italiana Registri Tumori Airtum -. Nel maschio, il tasso d’incidenza per tutte le neoplasie è più basso al Centro (meno 4% rispetto al Nord) e ancor più basso al Sud (meno 14%); lo stesso andamento si conferma tra le femmine (meno 5% nell’Italia centrale e meno 17% nell’Italia del Sud-insulare, rispetto al Nord)».
Secondo Rugge «è verosimile attribuire tale situazione a fattori che agiscono in senso “protettivo” come abitudini alimentari, vita riproduttiva, minore esposizione a fattori di rischio ambientale. Al Sud, tuttavia, la minore adesione alle campagne di prevenzione oncologiche non ha fatto rilevare quei benefici effetti della diagnosi precoce che si registrano al Nord».
Tra le femmine, inoltre, la sopravvivenza per tutti i tumori è più alta di quella degli uomini: questo vantaggio di genere può essere associato alla diversa diffusione di screening specifici (mammella e utero) e alla maggior propensione delle donnead aderire ai programmi di prevenzione.
La sopravvivenza a 5 anni più alta si registra, per gli uomini, in Valle D’Aosta (61%), Emilia Romagna e Toscana (56%) e, per le femmine, in Emilia Romagna e Toscana (65%). Quanto agli ultra 65enni che hanno ricevuto una diagnosi di tumore, rileva Maria Masocco, responsabile dei sistemi di sorveglianza “Passi”, «i risultati sono preoccupanti. Gli anziani con diagnosi di tumore mantengono abitudini, quali fumo, abuso di alcol e sedentarietà, che rappresentano fattori di rischioper recidive o aggravanti della malattia».
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