Secondo Coldiretti, per sviluppare concretamente le energie rinnovabili e concorrere concretamente a contrastare il cambiamento climatico occorre snellire la burocrazia semplificando ad esempio i termini autorizzativi per nuove produzioni, come il biometano agricolo prodotto in Italia “dalla stalla alla strada” e anche da quello derivato da biomasse di scarto per raggiungere l’obiettivo di immettere nella rete 8 miliardi di metri cubi di gas “verde” da qui al 2030.
Partendo dall’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti – sottolinea Coldiretti – è possibile arrivare alla realizzazione di impianti per la distribuzione del biometano a livello nazionale per alimentare le flotte del trasporto pubblico come autobus e furgoni, le stesse auto private e i trattori per il lavoro agricolo. In questo modo sarà possibile generare un ciclo virtuoso di gestione delle risorse, taglio degli sprechi, riduzione delle emissioni inquinanti, creazione di nuovi posti di lavoro e sviluppo della ricerca scientifica in materia. Non solo: il biometano può validamente essere una delle basiper produrre carburanti sintetici, benzina, diesel, cherosene ad impatto ambientale nullo.
Gli incentivi del biometano dovrebbero prevedere bonus o meccanismi in grado di premiare l’origine agro-zootecnicadella materia prima e tenere in debito conto le differenze, in termini di costi di gestione, rispetto all’impiego dei rifiuti. Anche l’applicazione delle tecnologie in grado di facilitare il trasporto del biocarburante dal luogo di produzione al luogo di distribuzione (liquefazione), da parte delle imprese agro-zootecniche che operano distanti dalla rete o dagli impianti di distribuzione, dovrebbe essere opportunamente oggetto di sostegno.
Un obiettivo coerente con l’accordo siglato tra Eni e Coldiretti in base al quale si valuteranno iniziative congiunte nei seguenti ambiti: la valorizzazione delle biomasse agricole per la produzione di biocarburanti avanzati per il comparto energetico e bio-chemicals, e dei sottoprodotti di tali produzioni anche a fini zootecnici o di input per l’agricoltura, quali biofertilizzanti; la ricerca e promozione di colture per la produzione di cariche alternative per le bioraffinerie “verdi”, non in competizione con la catena alimentare; una gestione più sostenibile del fine vita dei prodotti, attraverso la minimizzazione della produzione di scarti e rifiuti nell’ambito della filiera alimentare, nel trasporto e nell’imballaggio; in generale, la promozione di un’agricoltura sostenibile che punti all’ottimizzazione dei consumi energetici, alla conservazione delle matrici ambientali e l’impiego sostenibile dell’acqua, anche attraverso l’uso di strumenti digitali e di tecnologie rinnovabili.
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