Grappa: la veneta Bonollo Umberto guida la classifica dei primi dieci produttori italiani

Secondo l’Osservatorio Pambianco la scarsa vendemmia penalizza 2018, ma i ricavi sono soddisfacenti. 

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E’ nel Padovano la distilleria in vetta alla classifica dei produttori di grappa italiana: al vertice per fatturato, ancora una volta, la Bonollo Umberto, che peraltro si rivela come azienda top performer mettendo a segno di una crescita vicina al 18% rispetto al risultato dell’anno precedente. Al secondo posto c’è un’altra conferma, le Distillerie Franciacorta che a febbraio è stata acquisita da Stock Spirits, realtà già attiva nel comparto grappa con il marchio Julia. In terza posizione Distillerie Bonollo, con sede a Formigine (Modena).

A stilare la classifica dell’universo produttivo dell’acquavite nazionale è l’Osservatorio Pambianco che evidenzia un 2018 non particolarmente brillante per le prime dieci distillerie d’Italia specializzate nella produzione di grappa, penalizzate dalla vendemmia 2017, una delle più scarse per resa. Tuttavia, sottolineano gli analisti, il settore conferma la propria solidità mettendo a segno un lieve incremento di ricavi.

Tornando alla classifica, il quarto posto della trentina Distillerie Marzadro, che centra un lieve incremento di ricavi (20,9 contro 20,6 milioni) e brilla per marginalità, salita da 2,3 a 3,1 milioni di euro, arrivando a sfiorare il 15% di incidenza sul fatturato. In quinta posizione c’è Bonaventura Maschio, che sostanzialmente conferma il fatturato (+0,4%) e incrementa la redditività portandola dal 2 al 2,5% dei ricavi.

Secondo l’Osservatorio Pambianco, il mondo della grappa appare solido e in grado di offrire ai suoi leader la possibilità di sostenere anche annate difficili come quella legata alla vendemmia del 2017, evidenziando come le distillerie investanosempre più convintamente sull’accoglienza puntando ad una maggiore fidelizzazione degli enoappassionati a forte gradazione alcolica. In questo campo, evidente il successo di Berta, distilleria che chiude la classifica dei fatturati ed è leader assoluta per marginalità, con un ebitda pari al 27% del fatturato.

A livello di export, il mercato messo da tutti nel mirino è quello statunitense, dove però la grappa stenta a imporsi perché c’è ancora un retaggio del passato legato alle grappe ultra forti e poco amabili degli emigrati italiani del primo Novecento. Per cambiare l’approccio dei consumatori americani ci vorrà ancora molto tempo ma la grappa italiana rimarrà comunque una nicchia e non potrà mai crescere come altri distillati che non dispongono di una materia prima contingentata, visto che la grappa può essere prodotta soltanto a partire dalle vinacce italiane.

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