La Ue conferma i dazi sull’importazione di biciclette asiatiche

Tutelati 100.000 posti di lavoro in Europa, di cui 14.000 circa in Italia da 250 imprese con un fatturato di settore da 1,2 miliardi di euro. 

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La Commissione europea ha deciso di rinnovare per altri cinque anni i dazi all’importazione per le biciclette prodotte in Cina e nei paesi sussidiari, spesso utilizzati dalla stessa Cina per mascherare il luogo di produzione per sfuggire all’imposizione del 48,5% (che sale al 79,3% per quelle a pedalata assistita), come Indonesia, Malaysia, Sri Lanka, Tunisia, Cambogia, Pakistan e Filippine.

Un provvedimento dovuto per aggirare il dumping del Grande Oriente che pratica una concorrenza sleale sulla produzione europea grazie ai ricchi sussidi forniti dal governo di Pechino ai produttori locali.

In Europa l’industria delle biciclette significa, secondo le cifre fornite dalla stessa Commissione, una produzione annua di oltre 11 milioni di pezzi realizzati in 22 stati membri, con un’occupazione diretta o indotta di oltre 100.000 persone presso circa 900 aziende che generano un investimento annuo di 1 miliardo di euro e un fatturato di circa 12 miliardi. Un’Europa che crede nella biciclette e nelle loro innovazione, tant’è che le biciclette a pedalata assistita sono state sviluppate proprio dalle aziende del Vecchio Continente e poi rapidamente clonate altrove.

Forte dell’esperienza già vissuta negli Stati Uniti dove la concorrenza cinese ha distrutto la filiera locale, l’Unione Europeaè ben decisa a tutelare questa nicchia del sistema manifatturiero, soprattutto ora che l’esigenza di limitare l’impatto ambientale della mobilità è sempre più forte e nulla di meglio esiste delle biciclette per una mobilità ad impatto zero.

In Italia, secondo produttore e primo esportatore europeo, il settore manifatturiero legato alle “due ruote” a trazione umana è molto fiorente, soprattutto nel NordEst, con tantissimi marchi che hanno fatto la storia della bicicletta e delle competizioni. Il settorevale” più di 14.000 addetti distribuiti in circa 250 aziende spesso piccole ma estremamente combattive, realizzando un fatturato annuo di circa 1,2 miliardi di euro per una produzione che si attesta sui 2,5 milioni di pezzi e vendite per quasi 1,6 milioni di pezzi. Una produzione spesso all’avanguardia e molto sofisticata, tanto da essere spesso oggetto di clonazioni non autorizzate.

Il mondo delle biciclette è oggetto d’innovazione non solo sul lato tecnico, ma anche su quello della sua fruibilità: nell’era dell’economia condivisa, cresce con una velocità straordinaria (+147% dal 2017) il fenomeno delle biciclette condivise sia a postazione fissa che libera (“free floating”) che riguarda circa 40.000 mezzi sparsi sul territorio, in particolare nelle grandi città e nelle località turistiche.Biciclette ComuneTrento1 1

Che le biciclette siano un poderoso volano economico lo testimonia anche il rapportoAbici” di Legambiente che, basandosi sulle analisi eseguite dalla European Cycling Federation, stima in ben 513 miliardi di euro l’indotto globale che in Europaruota attorno alle “due ruote”. Di questi, la produzione e l’export di bici e accessori valgono circa 63 miliardi. Oltre 190 miliardi di euro derivano invece dalle ricadute in termini di benessere e miglioramento della salute, e quindi di riduzione di costi per i sistemi sanitari nazionali. A questi si possono aggiungere altri 15 miliardi derivanti dalla riduzione di emissioni di CO2, soprattutto nelle città.

Declinati sull’Italia, il rapporto “Abici” di Legambiente stima che il giro d’affari generato dagli spostamenti in biciclette valga circa 6 miliardi di euro, con una potenzialità di crescere fino a 23 miliardi se ne crescesse l’utilizzo costante, che è ancora molto variabile e percentualmente ridotto, visto che sono solo 743.000 gli italiani che utilizzano regolarmente la bici per andare al lavoro, con picchi del 13,2% degli occupati in Alto Adige, del 7,8% in Emilia Romagna e del 7,7 in Veneto.

Il rapportoCicloturismo e cicloturisti in Italia” realizzato da Isnart-Unioncamere e Legambiente ha sottolineato le potenzialità del cicloturismo come strumento per rilanciare i territori, il commercio e la cultura, partendo proprio da quei 6 milioni di cicloturisti, sia italiani che stranieri, che nel 2018 hanno scelto scorrazzato per le strade e i sentieri d’Italia, con una crescita del 41% in cinque anni, generando un valore economico pari a 7,6 miliardi di euro.

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