Confindustria Udine, rallenta il manifatturiero tra aprile e giugno

Presentata indagine congiunturale. Danieli: «il Paese è fermo». E in Germania l’indice Zew è ai minimi dal 2011.

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Rallenta il manifatturiero italiano che inizia ad avere il motore imballato, con una frenata che si sta sempre più amplificando, trainato in basso anche dal rallentamento dei mercati di sbocco dell’export italiano, ad iniziare da quello tedesco.

In Friuli, Confindustria Udine registra la seconda battuta d’arresto consecutiva per l’industria manifatturiera della provincia di Udine, che nel secondo trimestre 2019 ha registrato un ulteriore rallentamento del ciclo economico. L’indicatore della produzione industriale per le imprese manifatturiere è sceso del 2,7% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.

«La frenata che sta caratterizzando l’economia nazionale già dalla seconda metà dello scorso anno – commenta Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine – comincia a manifestarsi anche in provincia di Udine. L’andamento negativo della produzione si accompagna a una domanda fragile: le vendite, infatti, segnano una variazione negativa del -3% rispetto al secondo trimestre 2018 e il processo di acquisizione degli ordini ha subito la quinta flessione tendenziale consecutiva, segnando tra aprile e giugno un -0,8%. Il trend negativo – ha aggiunto Mareschi Danieli – si conferma anche nei prezzi dei materiali e dei prodotti finiti, che rallentano registrando rispettivamente -1,1% e -0,6% rispetto allo scorso anno».

Nel dettaglio, la crescita dell’industria meccanica ha avuto una variazione nulla (0%) nel secondo trimestre di quest’anno, mentre l’industria siderurgica ha segnato nello stesso periodo una diminuzione del 3,8%, che è stata del 5,2% nell’industria del legno e dei mobili. In aumento gomma e plastica (+7,4%), materiali da costruzione (+17%), in calo anche alimentare (-3,8%), pelli e cuoio (-15%), calzature e abbigliamento (-1,8%), carta (-0,2%).

«Le previsioni degli operatori per i prossimi mesi sono orientate a un leggero rimbalzo della produzione e a una maggiore stabilità per le vendite – ha detto Mareschi Danieli -, ma il Paese è fermo e ormai l’anno è sostanzialmente compromesso. Le priorità per la politica economica sono sostanzialmente due: non scherzare sui conti pubblici e mettere più soldi in busta paga, tagliando il cuneo fiscale a favore dei lavoratori».

L’economia italiana non è sola in Europa a registrare cali. L’indice Zew (Leibniz Centre for European Economic Research), indicatore del sentiment economico degli investitori tedeschi, è sceso con forza ad agosto, raggiungendo un livello di -44.1 punti, meno 19,6% rispetto al mese precedente. La media a lungo termine dell’indicatore è di 21,6 punti, con «l’indicatore ZEW al suo livello più basso da dicembre 2011», ha osservato il Centro.

L’indice ZEW misura le aspettative degli investitori sullo stato attuale e sul futuro sviluppo economico in Germania. «L’indicatore ZEW del sentimento economico indica un significativo deterioramento delle prospettive per l’economia tedesca – ha dichiarato il presidente del ZEW, Achim Wambach -. L’ultima escalation nella diatriba commerciale tra Stati Uniti e Cina, il rischio di svalutazioni competitive e la maggiore probabilità di un “Brexit” senza acordo esercitano ulteriori pressioni sulla già debole crescita economica. Ciò molto probabilmente metterà a dura prova la dinamica delle esportazioni tedesche e la produzione industriale».

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