Al via nel Sud Italia la vendemmia 2019 con una produzione stimata fra i 47 e i 49 milioni di ettolitri che permette di vincere la sfida con i cugini francesi e conquistare il primato mondiale nonostante un calo medio di circa il 10% a livello nazionale rispetto allo scorso anno. Un risultato che, secondo la Coldiretti, garantisce all’Italia il record internazionale davanti alla Francia, dove la produzione dovrebbe oscillare fra 43 e 46 milioni di ettolitri e alla Spagna con una stima fra 40 e 44 milioni di ettolitri.
La vendemmia 2019, per effetto del clima pazzo e del maltempo alternato a ondate di caldo africano che hanno caratterizzato l’estate, registra alcuni ritardi soprattutto al Nord. In Italia le condizioni attuali – sottolinea Coldiretti – fanno ben sperare per una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo.
Da Nord a Sud della Penisola la vendemmia 2019 parte tradizionalmente con le uve Pinot e Chardonnay in un percorso che prosegue a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello.
La produzione italiana sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola. Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria. Le prime quattro regioni per quantità prodotte sono il Veneto con il 25% del totale nazionale, la Puglia con il 18%, l’Emilia Romagna con il 17%e la Sicilia con l’8%.
Il vigneto Italia con i suoi 658.000 ettari coltivati offre opportunità di lavoro con l’inizio dalla vendemmia 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio. L’“esercito” del vino – afferma Coldiretti – spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).
«Il vino italiano con un fatturato di oltre 11 miliardi di euro è cresciuto scommettendo sulla sua identità, con una decisa svolta verso la qualità che rappresentano un modello di riferimento per la crescita dell’intero agroalimentare nazionale – afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – e la distintività e il legame con il territorio sono i fattori competitivi vincenti per l’intero “Made in Italy”».
A tirare tutto il comparto enologico italiano c’è anche l’export che ha registrato una crescita del 5,2% rispetto al 2018, quando si era raggiunto, su base annuale, un controvalore di 6,2 miliardi di euro, la voce principale dell’export agroalimentare nazionale.
Positivi sono anche i consumi degli italiani, sempre più consapevoli e attenti alla qualità e all’origine, che sono pari a 37,5 litri pro capite all’anno con una spesa delle famiglie cresciuta del 6,5% in valore nel primo trimestre del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea Nielsen.
Alta qualità e capacità produttiva spingono l’export delle bottiglie italiane che sono protagoniste di un vero a proprio boom nel Regno Unito dove sono aumentate del 10% con un incremento in valore del 6% in Germania e del 3,2% negli Usa che si confermano il primo cliente. A preoccupare per il futuro – precisa la Coldiretti – sono però gli effetti della “Brexit” con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, ma anche la guerra commerciale che Trump ha minacciato di scatenare nei confronti dell’Europa con un aumento dei dazi fino al 100% del valore che colpirebbero anche il vino italiano le cui spedizioni in Usa valgono 1,5 miliardi nel 2018.
A pesare sul successo del vino tricolore è anche il proliferare nei diversi continenti di falsi di ogni tipo con il Prosecco che guida la classifica dei vini più taroccati con le imitazioni diffuse in tutti i Paesi, senza dimenticare – rileva la Coldiretti – le vendite su Internet anche dei kit per il vino liofilizzato “Fai da te” con false etichette dei migliori vini “Made in Italy” che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano.
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