Infrastrutture del Bellunese: le categorie economiche respingono al mittente gli allarmi degli ambientalisti

Berton: «non possiamo rimanere sempre fermi a constatare l’esistente. Gli imprenditori sono i primi interessati a tutelare l’ambiente in cui vivono ed operano, parte del loro successo aziendale».

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Infrastrutture del Bellunese
Lorraine Berton, presidente Confindustria Belluno Dolomiti.

Solo pochi giorni fa, l’uscita del documento ufficiale approvato dal Tavolo delle infrastrutture del Bellunese che ha visto coinvolte tutte le categorie economiche e sociali rilanciava la necessità di realizzare al più presto investimenti sulle opere infrastrutturali per togliere il territorio della provincia, in particolare quello dell’Alto Bellunese, da uno storico isolamento, con una rete stradale ancora risalente al secolo scorso salvo qualche miglioramento episodico, con linee telefoniche arretrate dove l’Adsl è ancora un miraggio mentre la fibra ottica rimane un sogno e le reti elettriche sono precarie. Oltre a mancare del tutto un collegamento ferroviario. Oggettivamente, intraprendere in condizioni logistiche siffatte è decisamente difficile, oltre che anticompetitivo.

Peccato che le associazioni ambientaliste abbiano cassato all’unisono ogni tentativo di realizzare miglioramenti ai collegamenti tra l’Alto Bellunese e la pianura, bollandoli come uno spreco o uno sfregio all’ambiente dolomitico. Una posizione molto settaria che ha nuovamente destato la reazione degli imprenditori che non ci stanno a vivere sotto una cappa di vetro.

«Mi paiono dichiarazioni pretestuose e prive di oggettivo fondamento – dichiara la presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Lorraine Berton -. Gli ambientalisti hanno una percezione infondata circa il comportamento delle imprese che agiscono considerando l’ambiente in cui vivono e lavorano uno dei loro migliori asset aziendali. Ma produrre in un territorio dove ci s’impiega oltre due ore per raggiungere la pianura, dove le comunicazioni stradali sono in balia di una frana, di una nevicata un po’ più forte del solito, dello schianto di qualche albero diviene ogni giorno sempre più difficile. E, noti bene, qui in provincia di Belluno ed in particolare nell’Alto Bellunese, non operano solo aziende piccole e locali. Ci sono anche grandi gruppi internazionali: ne cito uno su tutti, la Luxottica».

Secondo Berton «è necessario attivare al più presto un piano per le infrastrutture del Bellunese, a partire dallo sbocco verso nord della rete stradale veloce, sia con il completamento dell’autostrada A27 o tramite una superstrada, oltre a realizzare il progetto dell’anello ferroviario delle Dolomiti, con il completamento della tratta tra Dobbiaco e Calalzo, elettrificando tutta la linea fino a Castelfranco e realizzando la bretella tra Feltre e Primolano per connettersi con la Valsugana. Strada e ferrovia sono indispensabili per garantire condizioni minime operative per le imprese e l’occupazione del posto, contrastando lo spopolamento, sia per facilitare le presenze turistiche in zona».

E in vista dei Mondiali di Sci 2021 e delle Olimpiadi Invernali 2026, Berton è netta: «sono due occasioni fondamentali per rilanciare il territorio e favorire la nascita di nuove imprese e per la crescita dell’occupazione locale. Ma bisogna fare in fretta, perché il treno non passa due volte. Già per i Mondiali, molte infrastrutture del Bellunese sono in pericoloso ritardo, tanto che saranno completate solo ad evento bell’e finito. Per le Olimpiadi bisogna fare ancora più presto, anche per definire adeguatamente i progetti per accogliere gli investimenti disponibili, circa 1,2 miliardi per l’evento sportivo e, probabilmente, qualche altro centinaio di milioni di euro stanziati dallo Stato per migliorare le infrastrutture di accesso ai teatri di gara, richiesta fatta, oltre che dal Bellunese, pure dalla Valtellina».

Berton va anche oltre: «Mondiali e Olimpiadi sono eventi di notevole importanza, ma una volta terminati bisogna ideare qualcosa che continui a fungere da attrazione internazionale del territorio. Il solo il turismo legato al fascino delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità non basta. Bisogna inventare qualcosa di nuovo, originale ed innovativo, che funga da volano per l’economia locale, magari aiutandola a destagionalizzare».

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