Autonomia nuovo nulla di fatto dopo 3 ore di consiglio dei ministri

Nuovo rinvio all’8 luglio. Deluse le speranze dei vertici della Lega di arrivare ad un punto fermo. Vince ancora l’ammuina dei pentastellati fermamente motivati a depotenziare i progetti di autogoverno di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

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La sala del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi.

Ancora una fumata praticamente nera, anche se con qualche striatura di grigio, dopo un vertice di oltre tre ore del Consiglio dei ministri con tema la richiesta di autonomia delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Alla fine, l’unica decisione è l’ennesimo rinvio all’8 luglio prossimo, quando il Consiglio dei ministri dovrebbe essere anticipato al primo pomeriggio e non alla sera in modo di avere più tempo per la discussione.

Un esito che lascia scornati i massimi esponenti nazionali e locali della Lega. Lo stesso Salvini, al pomeriggio prima dell’inizio del Consiglio, aveva dichiarato «ho pranzato adesso con Zaia e Fontana, è da tempo che siamo pronti sull’autonomia, speriamo che questa sia l’ultima riunione». Un pranzo che deve essere stato pesante, di difficile digestione visiti i risultati della riunione serale del Consiglio.

Anche il leghista viceministro all’economia Massimo Garavaglia, lasciando Palazzo Chigi durante il vertice sull’Autonomia, era ottimista: «finita la parte finanziaria, ora si parla di competenze e quindi delego. Il clima è positivo, molto bene» ha detto buttando lì l’idea che «penso che si chiuda in serata».

Speranze andate disattese, con l’ala pentastellata di governo contraria all’autonomia che riesce a tenere il punto e a ottenere l’ennesimo rinvio all’8 luglio prossimo, cosa che fa dichiarare alla principale artefice dei frenatori, il ministro per il Sud Barbara Lezzi, un soddisfatto «è andata bene, ci sono stati dei passi in avanti. Stiamo costruendo una proposta che rispetti il dettato costituzionale. Ci aggiorniamo a lunedì. Abbiamo raggiunto la quadra su alcuni aspetti nel rispetto del dettato costituzionale».

Per una Lezzi che brinda all’ennesimo rinvio sull’autonomia, a Milano, Venezia e Bologna si mastica amaro e tra la base della Lega si fa sempre più forte la richiesta di rottura della maggioranza di governo Lega-M5s e l’indizione di elezioni politiche anticipate, forte anche dei sondaggi che danno la Lega in continua crescita, vicina a sfiorare la sogliastorica del 40%. Solo che bisogna fare i conti con l’oste e con il fatto che M5s e PD vedono come la peste il ricorsoalle urne per via della più che certa ennesima débâcle elettorale, ragion per cui sono in  molti a tessere attivamente nuove trame e nuove maggioranze alternative alla presenza della Lega che, se così fosse, avrebbe in mano la chiave della vittoria elettorale, sia che si voti alla fine di settembre o la prossima primavera.

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