Due pesi e due misure da parte della provincia di Trento verso il suo patrimonio faunistico e ursino in particolare: mentre i Forestali si preparano a catturare l’orso M49 Maurizio dopo il decreto firmato dall’omonimo presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, che sta ripetendo gli errori già compiuti dai suoi predecessori con l’orsa Daniza, gli stessi Forestali hanno riportato nel suo ambiente l’orsetto trovato abbandonato deperito dopo un mese di curenella stessa struttura del Casteller che dovrà ospitare anche Maurizio.
A favore della libertà dell’orso M49 Maurizio, colpevole per la provincia di Trento di comportarsi secondo il suo istinto naturale, sta mobilitandosi tutto il mondo ambientalista, oltre che lo stesso ministero dell’Ambiente. Per la Lav, che ha organizzato un falsh-mob itinerante dinanzi ai palazzi del potere trentino, è necessario revocare l’ordinanza di cattura firmata dal presidente della Provincia. «L’orso in questione non rappresenta un pericolo per le persone: ha dimostrato chiaramente di temere il contatto con l’uomo. Sulla sua strada ha invece avuto l’occasione di trovare animali da allevamento non custoditi oppure strutture alpine solitamente vuote. Invece di cattura dovremmo tornare a parlare di prevenzione», ha detto il coordinatore locale della Lav, Simone Stefani.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il partito Animalista europeo che ha inoltrato una diffida ufficiale alla cattura di Maurizio, con tanto di esposto alla Procura del Tribunale di Trento. WWF, Legambiente, Pan-Eppaa, Enpa, Lipu e Lac hanno incontrato il prefetto Sandro Lombardi consegnandogli un dettagliato dossier che è stato immediatamente inoltrato al ministro Sergio Costa.
Mentre tutti sperano in un rinsavimento tardivo del presidente della Provincia, l’orso M49 Maurizio viene tenuto costantemente sotto controllo da parte della squadra di cattura grazie al segnale proveniente dal radiocollare di cui è dotato.
Per un orso che parrebbe essere destinato alla captivazione, un altro recupera la libertà dopo le cure che lo hanno sottratto ad una morte certa. Poco più di un mese di cure è bastato per rimettere in forze l’orsetto, che ora ha circa sei mesi, recuperato lo scorso 27 maggio in grave stato di debilitazione nei pressi del lago di Molveno. Il giovane plantigrado è stato rilasciato nei boschi del Brenta orientale. Della riabilitazione in queste settimane, all’interno del centro faunistico del Casteller, si è occupata una sola persona che ha provveduto alla sua alimentazione: sia durante le cure sia nella fase di rilascio i contatti con l’uomo sono stati ridotti al minimo indispensabile e l’orsetto sembra aver mantenuto un buon grado di diffidenza nei confronti degli umani.
In queste settimane, l’orsetto ha manifestato grande appetito e vitalità, arrivando a quadruplicare il proprio peso iniziale che si aggirava sui 4-5 chili. Nelle prime fasi dopo il recupero, l’orsetto è stato alimentato con il latte, ha mangiato molta frutta e verdura e si è dimostrato particolarmente ghiotto di ciliegie. L’ipotesi è cha la madre sia stata costretta ad abbandonarlo dall’intervento di qualche maschio – data la stagione degli amori che caratterizza il periodo primaverile – ma non vi sono elementi per escludere altre cause.
L’esemplare ha ora circa 6 mesi di età: è questa la soglia oltre la quale – in base agli studi esistenti in materia – i giovani orsi senza madre cominciano ad avere discrete possibilità di sopravvivenza in natura (circa il 50%). Il momento del rilascio è stato dunque deciso con il supporto di veterinari esperti dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, che hanno constatato le buone condizioni dell’orsetto. Fondamentale è stato trovare un punto di equilibrio tra la fase di rinforzo e riabilitazione e la necessità di contenere il rischio di assuefazione all’uomo.
Le analisi genetiche hanno consentito di accertare che si tratta di un maschio: i genitori sono M22 ed F15. Il trasportoed il rilascio sono avvenuti senza ricorrere all’anestesia, in modo da garantire al cucciolo un impatto con il nuovo ambiente nel pieno delle forze e delle capacità cognitive. L’orsetto è dunque tornato ai suoi boschi dopo 37 giorni di cure.
Non è la prima volta che il personale del Servizio Foreste e fauna procede alla riabilitazione ed al recupero di cuccioli di orso privi di madre (nel 2011 la prima esperienza); si tratta infatti di attività che rientrano nelle numerose attività di gestione della popolazione di plantigradi presente sul territorio provinciale.
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